È emergenza caldo negli stabilimenti di Ansaldo Energia, a Genova, dove il primo luglio dodici operai sono stati costretti a ricorrere alle cure dell’infermeria a causa delle temperature estreme registrate all’interno degli ambienti di lavoro. La denuncia arriva dai rappresentanti sindacali dei lavoratori (RSU e RLS), che parlano di condizioni insostenibili: nel reparto pale sono stati registrati 39 gradi alle 17, 35 gradi nelle officine di Campi e 36 gradi nei magazzini centrali.
Particolarmente gravi le condizioni negli spogliatoi di Fegino, dove, a fronte dell’assenza totale di climatizzazione e con 320 armadietti presenti, la colonnina di mercurio ha raggiunto i 40 gradi alle 14.
"Non siamo carne da macello", affermano i rappresentanti dei lavoratori, che accusano l’azienda di non aver mantenuto gli impegni presi lo scorso anno per installare sistemi di raffrescamento. “In un anno non è stato fatto nulla di efficace”, denunciano.
In risposta al caldo estremo, nei giorni di “bollino rosso” è stato sospeso il secondo turno in tutti i reparti non climatizzati, ma i sindacati chiedono interventi strutturali e immediati: installazione di impianti di condizionamento o raffrescamento efficaci, ventilatori industriali per ogni macchina e climatizzazione degli spogliatoi.
Durante l’incontro odierno con la direzione aziendale, i rappresentanti sindacali hanno espresso “stupore e rabbia” per la mancanza di interventi concreti: “I lavoratori di Ansaldo Energia e delle ditte in appalto non possono continuare a operare in queste condizioni”.
Le richieste sono chiare: sospensione del secondo turno nei giorni di allerta caldo nei reparti non climatizzati e immediata attivazione di misure per garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose.














