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Attualità | 03 luglio 2025, 12:01

Emergenza caldo nei cantieri, Ferraloro (ANCE): “Imprescindibile la tutela dei lavoratori, ma senza scaricare i costi sulle imprese”

Il presidente dell'associazione nazionale costruttori edili ligure lancia l’allarme: “Le ordinanze sono giuste, ma bisogna prevedere forme di ristoro: altrimenti le imprese si ritrovano a pagare ore non lavorate, senza produzione e con ritardi nei cantieri"

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Con temperature che sfiorano i quaranta gradi e Genova in bollino rosso fino a sabato 5 luglio, formalizzando di fatto sei giorni consecutivi di emergenza, la sicurezza sui luoghi di lavoro è tornata al centro dell’agenda politica e sindacale. A dettare i tempi è stato ieri, mercoledì 2 luglio, il Protocollo quadro firmato al Ministero del Lavoro, primo dopo l’emergenza Covid, che introduce misure per proteggere i lavoratori dalle ondate di calore. 

Ma nel settore dell’edilizia, dove si lavora all’aperto e in condizioni spesso estreme, i dubbi non mancano. A esprimerli è Emanuele Ferraloro, presidente di ANCE Liguria e vicepresidente nazionale di Federcostruzioni.

Il problema calore è reale e la tutela dei lavoratori è sacrosanta – spiega Ferraloro - ma non vediamo troppo corretta una norma che generalizzi eccessivamente il fatto che ci sia il bollino rosso ovunque: le condizioni cambiano da zona a zona, anche nel giro di un chilometro". 

Il riferimento è al sistema di allerta meteo, che non distingue le zone, né tiene conto dell’effettiva esposizione al sole: “A La Spezia, ieri, in un cantiere in ombra c’erano 32 gradi, un chilometro più avanti 39: stesso bollino, situazioni, però, molto diverse". 

Ma il nodo principale è, anche, economico: chi paga le ore di stop? “Se c’è un’ordinanza che obbliga a fermarsi, i lavoratori vanno comunque retribuiti, e le imprese non possono essere lasciate sole. Serve un meccanismo di ristoro, come la CIG in caso di pioggia. Altrimenti si crea un danno doppio: l’operaio rischia di non essere pagato, e l’impresa accumula ritardi senza produzione", prosegue il presidente di Ance Liguria. 

Ferraloro spiega che in diversi hanno adottato misure autonome: abbigliamento tecnico, cappellini, magliette bianche, e riorganizzazione degli orari: “Fino alle 11.30 si lavora, poi stop, per poi riprendere dalle 16 alle 20, ma si può fare solo dove i lavoratori hanno un luogo fresco dove rifugiarsi nelle ore centrali. Non possiamo lasciarli sul cantiere ad aspettare", chiarisce.

Intanto da Roma a Genova, le istituzioni si muovono: il Protocollo firmato al Ministero del Lavoro prevede l’utilizzo automatico della Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) nei casi di stop per caldo estremo. Le ore di cassa non saranno conteggiate nel monte ore massimo previsto dalla legge. Inoltre, le imprese non saranno ritenute responsabili per i ritardi nelle consegne se il blocco è giustificato da un’ordinanza o protocollo ufficiale: "Con la sottoscrizione del Protocollo caldo al Ministero, le parti sociali hanno dato una risposta importante ai lavoratori e alle imprese, in un momento eccezionale; il protocollo, il primo dopo il Covid-19 ha l’obiettivo di scongiurare infortuni e malattie professionali connessi al clima estremo. L’obiettivo è coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative. Allo stesso tempo si propone di valorizzare le iniziative, anche contrattuali, di categoria, territorio o azienda, già assunte in sede nazionale e di diventare un punto di riferimento per gli eventuali provvedimenti adottati dalle amministrazioni locali", ha affermato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone.  

La Regione Liguria, dal canto suo, ha firmato un’ordinanza valida fino al 31 agosto 2025, che vieta le attività lavorative all’aperto dalle 12:30 alle 16:00 nei giorni a rischio elevato, secondo le mappe Worklimate. Il provvedimento riguarda agricoltura, florovivaismo e cantieri edili, con eccezioni solo per urgenze e pubblica utilità.

Ferraloro, però, denuncia l’assenza di dialogo: “Non siamo stati contattati come ANCE. Abbiamo fatto la nostra parte, dotando i lavoratori di tutto il necessario. Ma un’ordinanza che sospende il lavoro deve prevedere anche un sostegno concreto all’impresa. O si blocca tutto con ristoro, o si lavora in sicurezza, ma non si può scaricare tutto il peso solo sulle aziende". 

Nel frattempo, la situazione resta critica anche dal punto di vista ambientale: la Protezione Civile ha dichiarato lo stato di ‘grave pericolosità’ per gli incendi boschivi su tutto il territorio regionale, a partire da sabato 5 luglio. Un’ulteriore conferma di quanto il cambiamento climatico stia ridefinendo i tempi, i modi e le tutele del lavoro.

Federico Antonopulo

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