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Attualità | 17 luglio 2025, 08:00

C'era una volta... la cartoleria - Dalla redazione di un giornale alla bottega di quartiere ‘Il Calamaio’: così Claudio Baffico ha riscritto il suo futuro a Molassana

Da giornalista a commerciante esordiente, Baffico ha rilevato dieci anni fa una delle attività più storiche della Valbisagno: “Siamo la prima che si incontra arrivando dall'entroterra dell'alta Val Bisagno. Qui le persone preferiscono comprare sotto casa, c’è ancora una mentalità da ‘paese’"

‘C’era una volta… la cartoleria’ è il nuovo servizio seriale de La voce di Genova dedicato a questi negozi che sembrano essere sospesi nel tempo. Rifugio di studenti, impiegati e sognatori, la cartoleria è sempre stata più di un negozio, ma un luogo dove perdersi, tra il profumo della carta nuova e i colori di pennarelli, pastelli e tempere. Oggi queste botteghe sono sempre più rare, ma con questi racconti vogliamo riscoprire il loro fascino, raccontando le storie di chi le tiene ancora in vita con passione.

A Molassana, nella parte alta della Val Bisagno, c’è un negozio che da decenni è un punto di riferimento per chi cerca qualcosa di più di una semplice cartoleria. Si chiama Il Calamaio, precisamente in via Molassana, ed è nelle mani di Claudio Baffico, quarantacinque anni, da ormai dieci anni titolare di questa storica attività. Un negozio che ha cambiato volto insieme a lui, ma che ha saputo mantenere intatto il legame con il quartiere.

Claudio, però, non arriva dal mondo del commercio, bensì dalla carta stampata: per circa una decina di anni ha collaborato con il Corriere Mercantile, fino a quando lo storico giornale genovese non ha chiuso i battenti, e così Baffico si ‘lancia’ in una sfida nuova e inaspettata: rilevare la cartoleria e trasformarla in una bottega capace di guardare avanti senza dimenticare la sua storia. “Si tratta di una cartoleria ultra storica del quartiere, uno dei negozi più storici in assoluto - racconta Claudio -. Ha avuto varie gestioni, la più lunga quella della famiglia De Martini, poi siamo arrivati noi. Dieci anni fa abbiamo rilevato l’attività in maniera un po’ casuale, perché nessuno di noi aveva esperienza nel commercio. Io ho aperto l’attività e i miei genitori mi aiutano tuttora”. 

Un percorso professionale che per Claudio ha avuto un cambio radicale: “Fino al 2015 lavoravo come giornalista presso il Corriere Mercantile. Ho collaborato per circa dieci anni, nel frattempo facevo qualche altro lavoretto, ma poi il Corriere ha chiuso e io, a trentacinque anni, mi sono trovato senza un lavoro stabile. Avevo bisogno di una entrata fissa, così ho deciso di investire una parte dei miei risparmi e mettermi in gioco con questa cartoleria, che era in vendita”.

Una scelta dettata anche dalla passione e dalla praticità: “La cartoleria mi è sempre piaciuta. Inoltre, era una delle poche possibilità immediate di avvio, senza dover affrontare concorsi o colloqui lunghi. Sapevo che sarebbe stata una sfida, ma anche un’opportunità concreta. Ho iniziato senza esperienza, ma con tanta voglia di imparare. La precedente titolare mi ha aiutato nel passaggio di consegne, spiegandomi le dinamiche e i clienti. Poi l’esperienza me la sono fatta sul campo, e devo dire che, pur con qualche difficoltà iniziale, è andata abbastanza bene. Con il tempo sono cresciuto e ho imparato progressivamente”.

Inoltre, Claudio può contare su un aiuto prezioso e preziosissimo: “Nei periodi più impegnativi, come il rientro scolastico, mi supportano i miei genitori, Silvano, 78 anni, e Marina, 83. Senza di loro sarebbe molto più difficile gestire tutto”.

Il negozio non è solo un punto vendita, ma una presenza importante per tutta la comunità: “Siamo la prima cartoleria che si incontra arrivando da Bargagli, Torriglia, Davagna e anche dalla Valfontanabuona. Molti clienti arrivano da lontano proprio per la nostra specializzazione. Certo, ci sono grandi magazzini, ma sono più generici e non sempre tengono prodotti di qualità o marchi specifici. Noi invece cerchiamo di differenziarci proprio con una selezione accurata”, spiega Claudio. 

Per rispondere alle esigenze di una clientela variegata, Il Calamaio ha ampliato la gamma di prodotti: “Abbiamo dovuto allargare l’offerta, per soddisfare le diverse necessità. Ad esempio, abbiamo iniziato a vendere articoli ufficiali delle squadre di calcio, cosa che prima non facevamo. Abbiamo aggiunto anche biglietti del bus, avendo la fermata proprio davanti al negozio. Inoltre, ci occupiamo di libri scolastici e abbiamo inserito romanzi e articoli da regalo, per offrire un servizio completo a chi si rivolge a noi. In zona non ci sono librerie, quindi cerchiamo di colmare anche questa lacuna”.

L’impatto della concorrenza online e dei supermercati, che spesso vendono prodotti di cartoleria, si fa sentire, ma Il Calamaio è riuscito a mantenere uno zoccolo duro di clienti fedeli: “L’online ha sicuramente cambiato il mercato, e chi gestisce attività da più tempo ha sentito di più questo cambiamento. Per noi, però, essendo un negozio di quartiere e l’unico specializzato in cartoleria, libreria e articoli da regalo, rivolto soprattutto a un pubblico giovane, la situazione è gestibile. Molte delle nostre vendite sono di impatto, cioè si tratta di oggetti che difficilmente si comprano online, come il regalino dell’ultimo minuto o i biglietti di auguri, che sono tra gli articoli più richiesti. Spesso i bambini o ragazzi arrivano qui perché hanno visto qualcosa a scuola o tra i compagni e hanno bisogno di comprarlo subito”, chiarisce. 

Questa fidelizzazione deriva anche da una forte relazione con la clientela: “Il quartiere ha una mentalità quasi da paese, con una comunità che preferisce fare acquisti vicino a casa, se non per esigenze particolari. Il rapporto umano è fondamentale: i clienti sono cordiali, disponibili e spesso comprensivi. Questo crea un legame di fiducia che è difficile trovare nella grande distribuzione. Qui entri e sai che puoi contare sulla persona, non è solo un rapporto commerciale, ma anche umano, basato sulla semplicità e la disponibilità”. 

Non mancano però le difficoltà, in particolare legate ai perché “spesso i clienti vorrebbero fermarsi, ma non trovano parcheggi e sono costretti a proseguire. Questo certamente penalizza un po’ il commercio locale”, sottolinea il titolare.

Infine, Claudio riflette sulla mobilità del domani in Val Bisagno e sul progetto Skymetro, ora accantonato: “Personalmente penso che lo Skymetro non avrebbe portato benefici per le attività di quartiere, anzi avrebbe incentivato gli spostamenti verso il centro, penalizzando i negozi locali. Il trasporto pubblico è comunque un tema importante, e spero che, nonostante l’abbandono del progetto, non si rinunci a investire in una mobilità efficiente per tutta la vallata. Per noi, infatti, la difficoltà negli spostamenti è anche un incentivo a scegliere i negozi di quartiere”. 

Guardando al futuro, Claudio è ottimista e determinato: “Questo lavoro mi piace davvero e il mio intento è di proseguire, rinnovandomi continuamente e restando un punto di riferimento per il quartiere e per le realtà limitrofe. Sono certo che nei prossimi anni arriveranno novità, anche se non so quali. Di sicuro bisogna sempre adattarsi e rispondere alle nuove esigenze”. 

Federico Antonopulo

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