Genova fa un passo avanti nella tutela del lavoro: la giunta guidata dalla sindaca Silvia Salis ha approvato le linee di indirizzo per l’introduzione di un salario minimo nei contratti pubblici. Le nuove direttive impongono che, in tutti gli affidamenti di appalti e concessioni di lavori, servizi e forniture del Comune, venga riconosciuta al personale impiegato una retribuzione oraria lorda non inferiore a 9 euro.
L’obiettivo è duplice: contrastare il fenomeno del lavoro povero e garantire il rispetto dei contratti collettivi nazionali, troppo spesso aggirati da pratiche al ribasso nei bandi pubblici.
“Il tema del salario minimo è stato al centro di un dibattito acceso, con cifre che non sempre riflettevano la realtà dei fatti. Con questa delibera – ha dichiarato la sindaca Salis – mandiamo un messaggio politico chiaro a tutto il mondo del lavoro: non permetteremo più che i soldi pubblici servano a finanziare lavoro sottopagato. Avevamo promesso un segnale forte sul lavoro di qualità, e questo è il primo atto concreto del nostro mandato”.
Il provvedimento, pur essendo già stato adottato in alcune città italiane, rappresenta una novità assoluta per Genova. “Partire così, nei primi mesi di mandato, significa affermare con chiarezza che lo sviluppo passa dal rispetto della dignità di chi lavora”, ha aggiunto Salis.
La delibera prevede che nelle gare pubbliche il rispetto del salario minimo venga premiato con un punteggio aggiuntivo. Non è prevista una sanzione formale per chi non aderisce, ma sarà un criterio premiale che orienterà la selezione delle imprese.
A sottolineare il valore della delibera è anche l’assessore al Lavoro Emilio Robotti, che parla di “pagina nuova per la città”. “Non si tratta solo di un atto simbolico – ha detto – ma di una misura concreta che mette un argine al lavoro povero. Si chiede il rispetto dei contratti collettivi nazionali e si apre la strada alla possibilità di protocolli con i sindacati su sicurezza, vigilanza e parità di genere. Il Comune non è un’azienda, ma con gli appalti diventa di fatto la più grande organizzazione produttiva del territorio: per questo può e deve dare il buon esempio”.
Robotti ha ricordato che l’applicazione riguarderà soprattutto i settori dove il rischio di lavoro povero è maggiore, come pulizie e vigilanza. “Non è una norma rigida, ma una scelta politica chiara. Non tutti gli appalti sono a rischio, ma dove serve interverremo. Gli imprenditori che partecipano lo faranno sapendo che questo limite c’è. I costi? Non ricadranno solo sulle imprese, ma saranno considerati nei bandi”.
La delibera non comporta un’immediata spesa per l’amministrazione, ma cambia il paradigma dei futuri affidamenti pubblici. Ora toccherà agli uffici comunali adeguare le procedure per garantire il rispetto delle nuove linee guida, che entrano in vigore da subito.














