Dalle scrivanie di un ufficio a Sestri Ponente ai feed di Instagram seguiti da migliaia di utenti: la storia di Claudio Tallone, 48 anni, genovese, impiegato di professione ma fotografo per passione, è quella di una creatività nata per gioco e diventata, con il tempo, un progetto riconoscibile, amato e seguito da un pubblico sempre più vasto. Sui social si fa chiamare Il Fotografo dei Puffi e basta una rapida occhiata al suo profilo per entrare nel suo mondo: centinaia di minuscoli personaggi blu immortalati in scorci della Liguria, dentro musei, tra i carruggi, su una spiaggia o davanti a un tramonto.
“Ho unito due passioni – racconta – quella per la fotografia e quella per i puffi. Come tanti della mia generazione, sono del ’77, ho avuto i puffi come giocattoli da bambino, intorno ai sei o sette anni. Mi sono sempre rimasti nel cuore. Poi, dieci anni fa, quando mi stavo appassionando alla fotografia con la reflex, ho provato per caso a scattare una foto con due puffi in un paesaggio e l’ho condivisa su Instagram. Il riscontro è stato subito altissimo: molto più delle foto classiche che postavo di paesaggi o panorami. Così ho capito che avevo trovato una combinazione vincente”.

Da allora, Claudio non si è più fermato. Il suo progetto è diventato negli anni sempre più definito, strutturato, riconoscibile. La cifra stilistica è quella di foto curate, mai banali, dove il puffo non è solo un pupazzo ma un piccolo protagonista che interagisce con l’ambiente, che diventa parte della scena, che suscita emozione, nostalgia o il semplice sorriso di chi si ferma a guardare.
“La pagina è sempre stata un hobby – spiega – Non ho mai voluto guadagnarci, non ho mai monetizzato nulla. Ho partecipato a eventi, mostre, collaborazioni sempre gratuitamente, per puro piacere. Ho fatto qualche corso di fotografia a livello amatoriale, ma non sono un professionista. Diciamo che ho imparato strada facendo. E soprattutto, ho imparato che fotografare i puffi è un lavoro creativo: devi avere l’idea giusta, scegliere il personaggio giusto, contestualizzarlo, dargli un significato. Ogni scatto è diverso, ogni volta devi immaginare una piccola storia”.
L’apparente semplicità delle immagini nasconde spesso un grande lavoro dietro le quinte. “Quando partecipo a un evento – racconta – mi organizzo in anticipo. Se so che andrò a una mostra, magari a Palazzo Ducale o alla Meridiana, cerco di portare con me i puffi più adatti. Fotografare i puffi dentro un museo è una sfida: devi riuscire a valorizzare l’opera d’arte, senza banalizzarla, ma anche creare una seconda narrazione. Quando invece sono in giro per conto mio, magari durante una passeggiata o una gita, spero di avere nello zaino il puffo giusto per cogliere l’attimo”.
Nel tempo, Claudio ha costruito una vera e propria collezione: “Ho superato tranquillamente i mille puffi. Li cerco nei mercatini, li compro da collezionisti, mi capita anche di trovarne nei cassetti e non ricordarmi nemmeno di averli. È come se si moltiplicassero. La maggior parte sono degli anni ’80, i famosi puffi Schleich, in gomma, alti due centimetri. Sono quelli che preferisco. Negli ultimi anni ne sono usciti tanti altri, di marche diverse, ma secondo me hanno perso un po’ la magia vintage di quelli originali”.

Nonostante sia partito come un divertimento personale, il progetto è cresciuto fino a diventare una piccola istituzione locale. “Soprattutto a Genova – dice – ormai capita che mi fermino per strada: ‘Ma sei tu quello dei puffi?’. Oppure durante gli eventi qualcuno dice: ‘C’era anche il fotografo dei puffi’, come se la mia presenza fosse diventata un elemento distintivo. La cosa bella è che i miei follower sono molto attivi, affezionati. Aspettano la foto del mattino, mi salutano, partecipano. Alcuni eventi li hanno scoperti proprio perché ne ho parlato sulla mia pagina, è come se si fosse creata una piccola comunità attorno a questo progetto”.
E la community è davvero eterogenea: “C’è di tutto. Moltissimi liguri e genovesi, certo, ma anche follower da tutta Italia, e perfino dall’estero, soprattutto dalla Spagna. Ci sono donne, uomini, ragazzi e signore di 65 anni. Probabilmente chi, come me, ha vissuto davvero i puffi e si è ritrovato in questo piccolo mondo. Ma anche tanti bambini che li stanno scoprendo ora, e magari si appassionano vedendo le foto”.
Tra loro, anche il figlio di Claudio, che ha quasi otto anni e partecipa attivamente: “Quando vede papà fotografare i puffi o si trova davanti a una montagna di puffi sparsi in giro, è inevitabile che si coinvolga. Fa l’aiutante, mi dà suggerimenti. Ogni tanto finisce nelle stories. È bello anche condividere con lui questa cosa. Magari un domani vorrà portarla avanti lui”.

Il personaggio preferito di Claudio? “Inventore. Era il mio preferito anche nei cartoni animati. Mi sembrava il più creativo, quello che risolveva i problemi, che costruiva cose… mi ci sono sempre riconosciuto. Mio figlio invece ama Forzuto, quello coi muscoli e il tatuaggio a forma di cuore. Forse è più in linea con i gusti di oggi”.
E anche se tutto è nato per caso, oggi Claudio guarda avanti con entusiasmo. “Vorrei portare avanti la pagina il più a lungo possibile. Ogni tanto ho dei momenti in cui riesco a starci meno dietro, per via del lavoro o della stanchezza, ma è una di quelle passioni che ti ricaricano. E poi ho un sogno: organizzare un giorno un grande flash mob in piazza De Ferrari, con centinaia di persone che arrivano con un puffo in mano. Sarebbe bellissimo vedere la città invasa da puffi. Un evento del genere richiederebbe permessi, organizzazione, ma non si sa mai…”. Nel frattempo, i puffi di Claudio continueranno a spuntare nei luoghi più insoliti, tra scorci liguri e mostre d’arte, accompagnati da una didascalia ironica o poetica, pronti a far sorridere chi guarda.





















