Ancora una volta, Genova si stringe per ricordare il crollo del Ponte Morandi e le quarantatré vittime che quel 14 agosto persero la vita.
Ancora una volta è Egle Possetti, portavoce del comitato parenti vittime, a ricordare lo spirito di questa giornata: "Lo spirito è sempre un po' lo stesso - spiega -, una giornata difficile questa molto, però dobbiamo esserci, dobbiamo fare in modo che ci siano sempre tante persone a ricordare quello che è avvenuto".
L'attenzione è focalizzata sull'imminente chiusura del primo grado di giudizio del processo. Per i parenti, questo è un momento di grande significato emotivo, come ribadisce Possetti: "L'avvicinarsi della chiusura del primo grado è importantissima per noi perché è un passaggio anche emotivo che deve essere fatto e quindi lo aspettiamo con trepidazione". Nonostante l'attesa, la consapevolezza che il percorso giudiziario è tutt'altro che concluso è ben radicata: "Abbiamo ancora due gradi di giudizio, la strada è ancora lunga e tortuosa, questo è un processo complicato".
L'auspicio più profondo è che la "chiarezza che noi abbiamo già nel nostro cuore diventi anche chiarezza processale, verità processuale".
La serenità è un traguardo ancora lontano, come sottolinea la portavoce: "Mai mi potrei sentire serena". Questa cautela è dettata anche dall'esperienza di altre vicende giudiziarie in Italia, dove "verdetti che sembravano scritti, diciamo, nella pietra sono stati poi ribaltati". Nonostante la presenza di "elementi fortissimi di accusa", la tranquillità definitiva non si raggiungerà "fino alla fine", ovvero al verdetto della Cassazione.
Accanto alla ricerca di giustizia, un ruolo centrale è rivestito dal nuovo memoriale, un simbolo tangibile del ricordo. Inaugurato pochi mesi fa, per la prima volta è scenario delle commemorazioni della tragedia di sette anni fa.
"È un luogo importantissimo che noi abbiamo desiderato, voluto fin da subito", afferma Possetti, riconoscendo che la sua realizzazione ha avuto non poche difficoltà.
Ora che questo "luogo meraviglioso" esiste, l'imperativo è chiaro: "dobbiamo farlo vivere".
Vivere significa integrarlo appieno nella comunità: "Vivere nel quartiere, vivere nella città, ma vivere anche con persone esterne che lo vedano". Viene persino immaginata la possibilità di accogliere turisti, compresi quelli delle navi da crociera, che potrebbero volerlo visitare.
Il memoriale è concepito non solo come un luogo di lutto, ma come un centro dinamico: “Questo vorremmo diventasse anche un luogo di convegni, di studi per capire come mai è successo quello che è avvenuto". C'è la volontà di collaborare con le università confermando la visione ampia di un progetto che vuole sempre più renderlo "luogo di scambio, di cultura, di visite con le scuole", con la nuova sindaca già molto attenta a questo aspetto.
La disponibilità è massima per ogni iniziativa: "Noi siamo disponibili a tutti i progetti, a tutte le idee, purché questo luogo non perda il suo valore, diventi un luogo che la città riconosce come suo” ha concluso Possetti.














