"Quello che abbiamo vissuto rappresenta una lezione importante che porterò con me negli anni a venire". Così parlava Matteo Manfredi, presidente della Sampdoria, il 23 giugno, dopo la vittoria dei playout contro la Salernitana. Una salvezza insperata, arrivata dopo una retrocessione sul campo sanata solo dal caso Brescia, che avrebbe dovuto segnare un nuovo inizio. Un punto di ripartenza, per dirla con le stesse parole del presidente.
A distanza di appena tre mesi, però, la realtà ha già ribaltato ogni illusione: altro che punto di partenza, è un precipizio. Il 15 settembre, dopo tre giornate di campionato e due partite giocate al “Ferraris”, la Sampdoria è ultima in Serie B: zero punti, tre sconfitte. Prima il tonfo casalingo con il Modena, poi la caduta a Bolzano contro il Sudtirol, infine il ko interno con il Cesena. Una sequenza che brucia, soprattutto perché stride con le promesse estive del massimo dirigente.
L’illusione della risalita è durata lo spazio di un’estate. Evani e Lombardo, gli uomini che avevano evitato la Serie C, sono stati messi da parte senza spiegazioni convincenti. Al loro posto è arrivato Massimo Donati, tecnico con un curriculum non proprio esaltante e subito travolto dal mare in tempesta. Le sue scelte tattiche e tecniche hanno fatto discutere, ma a onor del vero sarebbe ingiusto non considerare il contesto: il mercato condotto da Walker e Fredberg ha lasciato più dubbi che certezze. Così come quella che è la posizione del diesse Andrea Mancini, nell'organigramma responsabile della direzione sportiva, nei fatti "scavalcato" dagli uomini di fiducia della proprietà. L’algoritmo, tanto evocato, non basta a reggere l’urto della Serie B. La teoria, priva di sostanza, vale poco o niente.
La prossima sfida contro il Monza è già un bivio. Ma il fatto stesso di considerarla una “partita decisiva” dopo appena tre giornate dice molto sullo stato delle cose.
E i tifosi? Sono oltre ventimila gli abbonati che hanno rinnovato la loro fede, convinti di accompagnare un percorso di rinascita. Invece si ritrovano a vivere l’ennesimo calvario, tra promesse non mantenute e una squadra smarrita. "Dobbiamo ancora chiedere scusa ai tifosi", aveva detto Manfredi a giugno. Oggi le scuse non bastano più: servono fatti, servono risposte.
"Ci siamo rotti i c…", ha sbottato Claudio Bosotin, voce storica della tifoseria blucerchiata, nel post-partita contro il Cesena. È crudo, ma fotografa perfettamente il sentimento della piazza, ormai irrimediabilmente in rotta con la proprietà.














