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L'ipotesi dell'inceneritore previsto a Scapino continua a suscitare forte opposizione da parte delle associazioni e dei comitati cittadini. L’allarme riguarda rischi per la salute, impatto ambientale e conseguenze economiche: “Aumenta il rischio di tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari, anche con i filtri più moderni”, spiegano in una nota l'associazione Amici del Chiaravagna, la Rete Genovese e comitati-associazioni.
Secondo i comitati, l’impianto produrrebbe inoltre rifiuti pericolosi: circa il 30% della lavorazione si trasforma in ceneri residue, da smaltire come rifiuti speciali. E ancora, l’incenerimento rischierebbe di boicottare la raccolta differenziata: “Se i rifiuti diminuiscono grazie al riciclo, il gestore dell’inceneritore riceverebbe comunque penali, creando un incentivo perverso a mantenere alti i rifiuti indifferenziati”.
Contrariamente a quanto sostenuto dai promotori, l’inceneritore non ridurrebbe la Tari: dal 2026 ogni tonnellata di CO2 non compensata produrrà un costo aggiuntivo superiore a 100 euro. Infine, gli attivisti evidenziano come l’incenerimento sia in contrasto con gli obiettivi europei di economia circolare: “Distrugge materiali che potrebbero essere recuperati e sottrae risorse alla creazione di impianti di riciclo e compostaggio”.
Di fronte a questi rischi, le associazioni chiedono “una filiera industriale che valorizzi il materiale proveniente dalla raccolta differenziata, creando nuovi posti di lavoro e rispettando ambiente e salute dei cittadini”.
“Al momento non c'è un evento pianificato ma ne stiamo discutendo con tutta la rete ligure. Ripartiranno campagne di sensibilizzazione e volantinaggio”, dichiara Matteo Cresti, presidente dell’associazione Amici del Chiaravagna. Intanto, nei giorni scorsi, sulla recinzione del cantiere di Esselunga a Sestri, era apparsa una scritta contro l’inceneritore, poi rimossa.
La sfida ora è lanciare un confronto pubblico trasparente con le istituzioni: “Noi abbiamo competenze e coraggio. Bucci e Salis, voi?", concludono i comitati.
