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Attualità | 22 ottobre 2025, 08:00

Sicurezza, il centro storico e la quiete dopo la tempesta. In attesa del documento congiunto dei cittadini, da sottoscrivere entro domenica

Il perimetro tra Caricamento, Sottoripa e vicoli limitrofi nell'arco degli ultimi dodici mesi ha visto abbastanza, in termini di aggressioni, violenza e sangue

Sicurezza, il centro storico e la quiete dopo la tempesta. In attesa del documento congiunto dei cittadini, da sottoscrivere entro domenica

Palazzo San Giorgio è l'ultimo avamposto, davanti si spiana piazza Caricamento, Sottoripa e il cuore delle notti e dei giorni alla ricerca di una mediazione tra il controllo e la vivibilità.

Sicurezza, ordine pubblico, allarme spaccio e violenza, convivenza in centro storico: "sì, ma non si spinga oltre se fa un giro", il consiglio di chi vede un'estranea aggirarsi per il piazzale. Sotto le campate della Sopraelevata fronte Acquario un blindato del Reparto mobile e quattro macchine della polizia, più in là non c'è niente di garantito.

E poco importa, perché dopo le 23 (ma diciamo pure dopo le 20, alla chiusura delle saracinesche) tutti sono estranei in quest'area di città, non importa quanto ci passi e quanto e come la conosci e frequenti. 
La sicurezza - percepita ed effettiva - prende una forma strana in queste settimane, in cui un arresto può cambiare la partita intera ma spesso solo temporaneamente. E infatti a percezione ancora una volta dopo un fatto di sangue, come quello di due sere fa in via Del Campo, tutto sembra apparentemente sereno nelle ore immediatamente successive. Silente, persino troppo, e di un silenzio non tanto autentico.

Niente traffici apparenti, ma occhi attenti: sotto i portici di Sottoripa un uomo col cane scatta a guardarsi le spalle, ma nessuno lo segue. Lo fa per sicurezza, perché ti aggiri ma un occhio lo lanci al circondario.
"Qui è tranquillo non abbiamo problemi, c'è giro fino a tardi perché passa tanta gente, arrivano a prendere il bus, là dietro non lo so ma evito di passarci", dice la ragazza dietro il banco del chiosco del capolinea di Amt. È mezzanotte, il bar è ancora aperto, è in compagnia. Da dietro una porta esce un ragazzo, lei fa cenno. Non è sola. Intorno alle banchine negli ultimi anni, ma anche a bordo dei mezzi, la cronaca insegna a tenere aperti gli occhi perché un niente può trasformarsi in un problema.

Dentro i primi vicoli che affacciano sulla piazza l'andirivieni in poche ore è calato, il capannello che staziona normalmente sotto i portici e agli angoli con piazza Banchi e verso via San Luca ha cambiato location per la serata. Perché se a Pre' l'effetto del presidio fisso delle forze dell'ordine si traduce in una piazza Santa Fede completamente svuotata, non è detto che le sentinelle dello spaccio non si siano spostate all'interno, in luoghi nascosti e meno raggiungibili. Perché se di là da porta dei Vacca scatta il confine della sorveglianza, qui il presidio è a rotazione. E la strada è buia, dopo l'ora di chiusura i vicoli interni sono desolati e il pensiero di chi vive qui è che i problemi più grossi di ordine pubblico, sicurezza, spaccio e rapine possano rapidamente spostarsi.

Non che non esista il problema: il perimetro tra Caricamento, Sottoripa e vicoli limitrofi nell'arco degli ultimi dodici mesi ha visto abbastanza, in termini di aggressioni, violenza e sangue. Eppure "qui dipende dalle serate - racconta un tassista, che abbassa il vetro ma prima chiude la sicura alle portiere - piazza Montano può essere molto peggio, ci faccia un giro". Credibile, il polso della situazione è il suo.

Intanto il centro storico aspetta: la maggiore sicurezza richiesta passa sì dai controlli ma anche da un commissario che possa gestire le istanze di una fetta di territorio ampia, con problemi diversi di sestiere in sestiere. 
Comitati e cittadini lo hanno sintetizzato in un documento, e c'è tempo fino al 26 ottobre per sottoscriverlo: dentro "ci sono delle questioni urgenti da risolvere - dice Christian Spadarotto, anima del centro storico, via social - e spesso siamo divisi perché abbiamo punti di vista differenti, sensibilità differenti, orientamenti politici differenti. Ma gli obbiettivi restano comuni quantomeno nel principio di intenti che è quello di dimostrare che nelle differenze siamo anche in grado di metterci d'accordo. Perché ciò che si chiede è il minimo che si possa pretendere in una società civile. Perché ciò che si chiede è di poter essere ascoltati, ciascuno col proprio punto di vista, seguendo un nuovo processo costruttivo. Perché ciò che si chiede è un impegno certificato della Politica e di tutta l'Istituzione". 

Valentina Carosini

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