Dopo le richieste di pena da parte della procura di Genova per quasi 400 anni complessivi su 56 imputati a processo e la richiesta di oltre 250 milioni da parte dell'avvocatura dello Stato per i danni patrimoniali patiti avanzata da governo e ministero dei Trasporti, si sta per aprire una nuova lunga fase nel processo sul crollo del Ponte Morandi di Genova.
Dai primi di dicembre si riparte, questa volta con le repliche da parte delle difese alla requisitoria della procura. "Anche se ancora solo all'orizzonte ma si intravede almeno la fine del primo grado di giudizio", dice Egle Possetti portavoce del Comitato in ricordo delle vittime, in attesa delle prossime udienze che lasceranno spazio agli avvocati che rappresentano i 56 imputati complessivi, a giudizio con accuse che vanno a vario titolo dall'omicidio colposo al disastro colposo e poi falso, omicidio stradale aggravato dalla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
La pena più alta è stata chiesta lo scorso 14 ottobre per l'ex numero uno di Aspi, Giovanni Castellucci, a 18 anni e 6 mesi di reclusione.
"Le repliche delle difese - spiega Possetti - con inizio ai primi di dicembre dovrebbero proseguire di massima fino a fine febbraio, con in mezzo una pausa nel periodo natalizio. Ora ovviamente la procura ha fatto le sue richieste, che sono richieste di pena importanti. Le difese faranno la loro valutazione, poi ci sarà eventualmente uno spazio per una nuova replica della procura e, nel caso, una contro-replica dei difensori degli imputati. Ma la strada è tracciata, verso la sentenza che speriamo possa arrivare entro l'estate. Anche perché poi finite queste esposizioni i giudici avranno tempo per prendere la decisione definitiva su tutte le posizioni dei diversi imputati".
Se le tempistiche venissero rispettate, il primo grado di giudizio si chiuderebbe ad 8 anni di distanza dalla strage del Morandi, costata la vita a 43 persone morte nel crollo dell'infrastruttura genovese, il viadotto Polcevera, imploso secondo l'accusa sotto il peso degli anni e degli ammaloramenti cui nessuno mise mano, "accettando il rischio dell’evento da ritardo".
Rischio ravvisato dai pm che nella loro requisitoria lo hanno evidenziato in merito alla posizione di Castellucci, attualmente in carcere per un'altra strage, quella del bus di Avellino avvenuta sull'autostrada A16 il 28 luglio del 2013 e costata la vita ad altre 40 persone.
Per l'accusa si ravvisa nei confronti dell'ex ad di Aspi "un'enciclopedia di elementi negativi per Castellucci, tutti uno più grave dell'altro. Al massimo livello di colpa possibile" che avrebbe ignorato il rischio dell'ammaloramento del viadotto genovese mosso da "profitto, prestigio personale, benefit, carriera" e come "un lord Voldemort che non si può neanche nominare".
Ora toccherà agli avvocati replicare, ma già dopo la richiesta pene da parte della procura ad ottobre era stato l'avvocato Guido Carlo Alleva, legale del team difensivo di Castellucci, a parlare di un'istanza di condanna "inaccettabile nella entità e nelle motivazioni". "Espressioni - aveva detto - che trovo inaccettabili all’interno del processo penale nelle valutazioni personali sulla personalità, in particolare del mio assistito, l’ingegnere Castellucci, in uno scenario che è comunque uno scenario, per quanto drammatico, di reati colposi, delle valutazioni che ineriscono alla personalità, alla vita privata e alla soggettività della persona, che sono valutazioni che non possono entrare nel processo penale". Lasciando intendere che in aula la discussione punto per punto non tralascerà elementi di fatto e di diritto sulla posizione dell'ex ad.














