Una discussione lunga, complessa e a tratti tecnica, quella che si è svolta oggi in Commissione 1-3 a Palazzo Tursi sulla delibera per l’istituzione dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale, misura prevista dall’accordo firmato nel 2022 tra Comune di Genova e Governo per il risanamento del bilancio dell’ente.
A spiegare la cornice normativa e finanziaria è stato il vicesindaco Alessandro Terrile, che ha ripercorso l’origine della misura: “È una storia che parte dal 25 luglio 2022, quando il Consiglio comunale approvò, in sede di riequilibrio, una variazione di bilancio sulla base di una norma della finanziaria che consente ai comuni sovrindebitati di introdurre l’addizionale Irpef e l’addizionale ai diritti d’imbarco portuale o aeroportuale”. Da quell’accordo, firmato il 29 novembre 2022 dall’allora sindaco Bucci e dal sottosegretario Mantovano, derivavano entrate attese per 19 milioni l’anno dall’aumento dell’Irpef e altri 5 milioni dall’addizionale sui passeggeri.
Secondo Terrile, però, “la misura non è mai partita nel 2023 e nel 2024, e il Ministero dell’Interno ci ha richiamato formalmente in sede di monitoraggio”. Da qui la nuova delibera, che riprende quella della precedente amministrazione ma rinvia l’entrata in vigore a un tavolo tecnico con operatori e Autorità portuale: “Siamo ben coscienti che la norma è generica e va completata con un regolamento. Non fissiamo oggi l’entrata in vigore perché vogliamo definire insieme modalità di riscossione, eventuali esenzioni e casi particolari”.
Il vicesindaco ha chiarito anche i rischi per il Comune: “Abbiamo incassato 25 milioni l’anno dal fondo statale previsto dall’accordo, ma abbiamo attuato solo l’Irpef. Non escludo che, se l’addizionale non viene introdotta, ci venga chiesta la restituzione del mancato gettito, pari a 5-7 milioni l’anno dal 2023”.
Le reazioni degli operatori portuali sono state immediate. Alberto Rossi, segretario generale di Assarmatori, ha affermato: “È una misura che colpisce il passeggero, non il vettore, e che aumenta il costo dei biglietti. Esentare alcune categorie può avere un senso, ma non si può imporre alle compagnie verifiche su documenti, residenza e così via: ha un costo e comporta responsabilità”.
A sostenere l’addizionale in modo convinto sono stati i comitati di quartiere più esposti agli impatti del traffico portuale. Roberto Caristi, della rete associazioni di San Teodoro, ha parlato di emergenza ambientale: “Da due anni affrontiamo il problema dei fumi delle navi. Non vogliamo scegliere tra morire di fame o morire di fumi. Abbiamo trovato muri di gomma, oggi vediamo una svolta. Tre euro sono un’inezia rispetto al caos che vivono sia i residenti sia i passeggeri, come il 10 agosto scorso con i varchi chiusi”.
Anche Eliana Pastorino (Piuma) ha ribadito la stessa linea: “Il vero deterrente per un crocerista non sono i 3 euro, ma arrivare in una città paralizzata, invivibile. Chi arriva contribuisca alle opere necessarie a chi vive e lavora qui”.
Dello stesso avviso Paolo Merlo, presidente di Rigenerazione Centro Ovest: “È una misura giusta e in linea con molte città europee. I proventi vadano a traffico, inquinamento e monitoraggio ambientale: i quartieri chiedono interventi concreti”.
A sorpresa, anche dal mondo dell’armamento è arrivato un segnale di apertura, con Luigi Merlo (Assarmatori) che ha confermato “la disponibilità al confronto, senza posizioni preconcette”.
Dal lato infrastrutturale, Alberto Minoia, amministratore delegato di Stazione Marittima, ha ricordato come lo shift modale sia fondamentale: “Far passare i passeggeri dalla gomma al ferro è la priorità. La scala tra Stazione Marittima e Principe sarà pronta nella seconda metà del 2026”.
Infine l’intervento più critico è arrivato da Assoutenti Liguria, non presenti però in commissione, che ha lamentato l’assenza totale di coinvolgimento: “Esiste un protocollo che obbliga l’amministrazione a consultare la Consulta dei consumatori. È un tema che incide direttamente sui cittadini e non siamo mai stati chiamati”. Nel merito, l’associazione non è contraria alla tassa, ma ne critica l’impostazione uniforme: “È assurdo far pagare 3 euro a chi acquista un passaggio ponte da 28 euro e la stessa cifra a chi effettua una crociera da oltre 1.000 euro. È come la tassa di soggiorno: devono esistere fasce diverse”. E conclude: “Se non è possibile differenziare, il Comune si faccia promotore di una modifica di legge. Democrazia è partecipazione”.














