La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.
L'attesa della fine del lato, il gesto quasi rituale di capovolgere il vinile e l'emozione di far ripartire il giradischi: una celebrazione del supporto fisico che Marco Ligabue, con il suo nuovo album M.A.P.S. (Manuale Alternativo Per Sentire), riporta in auge. L'opera è concepita e strutturata, con una scelta artistica ben precisa, in due parti distinte. Per l’artista emiliano DOC, che dodici anni fa ha intrapreso la carriera solista dopo importanti esperienze come chitarrista e autore, M.A.P.S. rappresenta un nuovo, significativo traguardo e una sfida creativa, in vista anche del suo concerto a Genova, previsto per venerdì 19 dicembre al Crazy Bull, alle ore 21.
Marco Ligabue, racconta la genesi del progetto: "Questo disco nasce dalla sfida artistica che mi sono voluto dare, cercando stimoli nuovi: ho provato a scrivere quattro canzoni legate ai quattro elementi (Fuoco, Aria, Terra e Acqua). Quando sono nati brani come Anima in fiamme (per il fuoco) e Toc Toc Ecologico (per la terra), ho capito che queste quattro canzoni potevano essere il Lato A del vinile. Nella mia testa ragiono ancora in termini di Lato A e Lato B. A quel punto, se il Lato A rappresentava la geografia esteriore, gli elementi che ci hanno creato, ho pensato che il Lato B dovesse scavare nella geografia interiore, nella mappa emotiva dell'anima. Lì mi sono nate le altre cinque canzoni che hanno completato il disco”. Un viaggio non semplice, ma sicuramente necessario, e talvolta anche con un percorso obbligato: “La parte più complessa è stata sicuramente quella dedicata agli elementi, il Lato A: avevo quasi un tema obbligato, dovevo scrivere una canzone sul fuoco, una sulla terra, una sull'acqua, una sull'aria. Mi sono imposto dei temi precisi, e trovare la chiave giusta, l'angolazione non è stata sempre immediata. Invece, il viaggio interiore, il Lato B, è stato forse più intrigante. Quando scavi dentro te stesso, trovi dei pezzi di te, sblocchi ricordi e nostalgie, fai il punto su chi sei. Frugare nelle proprie emozioni è stato sicuramente più emotivamente coinvolgente e affascinante”.

Le sonorità sono sempre appassionate e strizzano l’occhio al rock d’autore, con naturalezza e sincerità, come nel caso de L’ultima notte, una delle tracce più rappresentative dell’album, attraverso la quale Ligabue ha voluto riaccendere un riflettore sulla magia della vita notturna, che oggi l'artista percepisce come una dimensione un po' persa. "Per me, la notte è la bussola che punta verso i sogni, le passioni, le emozioni, gli amori, le pulsioni vere della vita, quelle che ci fanno vibrare veramente. Con questa canzone, ho voluto raccontare l'idea di viverla come se fosse un'ultima occasione, con tutti i sensi tirati al massimo”.
Questa visione si estende anche alla realizzazione del video musicale: gli scorci de L'ultima Notte sono ambientati a Bologna, cercando di restituire l'energia di questa città. Le riprese sono state caratterizzate da una forte spontaneità: “Non avevamo set predefiniti: giravamo per la città e, quando percepivamo una bella energia, una luce particolare, o uno scorcio evocativo, ci fermavamo e riprendevamo. L'abbiamo vissuta in maniera molto spontanea”. Il viaggio narrativo e visivo continua: l'album prevede tre inediti con relativi video. Dopo L'ultima notte, arriveranno Spacca il cielo (il cui video è stato girato a Napoli) e Una vita diversa (in arrivo a fine gennaio). L'artista conclude con la filosofia che guida la sua arte e la sua vita: le nottate e le idee più belle sono quelle che arrivano all'improvviso, all'insegna della scoperta, dello stupore e dell'improvvisazione.
Marco Ligabue, cantautore ma anche gran trascinatore sul palco, con oltre 900 concerti all’attivo condivide la sua filosofia nell'affrontare gli spettacoli dal vivo e, in particolare, l'attesa per la tappa a Genova: "Sono diventato bravissimo, e ci ho dovuto lavorare per anni, a non aspettarmi niente. È un grande punto d'arrivo, perché l'aspettativa spesso frega; rischia di rendere deludente anche una bella serata se te l'eri immaginata in modo fantastico. Mantenere l'aspettativa nulla mi permette di vivere ogni sera il concerto in maniera pazzesca”. Ed è proprio questa imprevedibilità il motivo per cui l'artista sceglie di esibirsi in molte feste e piazze, luoghi dove il successo non è mai scontato: "Nelle piazze non sai mai come andrà... Questo senso dell'imprevisto mi piace tantissimo e soprattutto mi spinge a tirare fuori il meglio ogni volta. Salgo sul palco sapendo che la partita inizia da zero a zero; non è una messa celebrata o una vittoria scontata. Voglio che sia proprio un qualcosa che mi faccia dare il massimo”.

Riguardo al concerto di Genova, esprime grande soddisfazione: "Quando ho saputo di suonare Genova ero davvero felice, perché manco da un po' di anni in città e so che in Liguria ho sempre trovato un'accoglienza che mi fa vibrare, una grande attenzione. Io che sono un cantautore attento a ogni parola che scrivo, non faccio uscire tante canzoni, ma tengo particolarmente a quelle che pubblico. Qui trovo sempre un pubblico attento , e sono contento di tornare a suonare qui”.
Marco Ligabue riflette sulla sua evoluzione sul palco, una caratteristica che ha scoperto tardivamente, dopo anni passati come chitarrista, lontano dai riflettori: “Ho iniziato tardi a fare il cantautore, prima ero più chitarrista, autore, e stavo nel mio angolino. Ma questa attitudine fa parte della stessa logica del 'partire da zero': andare ogni sera in un luogo dove non so chi c'è, quanta gente, come risponderà, o se saranno distratti, mi obbliga a mantenere una vibrazione viva nell'anima che mi spinge a tirare fuori il meglio”.
Dopo aver attraversato mondi diversi, dai Rio alla carriera solista, dai libri alle collaborazioni, c'è una cosa che l’artista ha compreso: “Come spiego anche nel disco, M.A.P.S. non dà una destinazione, ma una direzione. Siamo in un viaggio continuo, quello della nostra vita, dove cambiamo e abbiamo sempre bisogno di nuovi stimoli. Tutto il mio percorso artistico fa parte di questo movimento. La cosa che mi piace di me è che cerco sempre di migliorarmi. Non mi sono mai sentito appagato. Provo sempre a migliorare un arrangiamento con la band, dedico ore ai testi delle canzoni. Il libro, ad esempio, è stata una nuova avventura che richiedeva un tipo di scrittura completamente diverso, molto più approfondita rispetto alla sintesi delle canzoni. Ogni nuovo pezzo che aggiungo lo sento dentro di me che mi fa vivere un viaggio, una direzione diversa. Sono l'esatto contrario di chi si accontenta. Appena le cose girano per il verso giusto, molti tendono ad appoggiarsi, ma io ho bisogno già di nuovi stimoli, di cercare strade per alzare sempre la mia asticella personale. Questa spinta al miglioramento continuo, anche se non coincide con quella degli altri, è l'unico modo per essere soddisfatto quando si va a dormire la sera”.

















