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Genova | 26 aprile 2018, 14:01

Genova, al Carlo Felice la Traviata fedele a Verdi e all'ispirazione di Dumas

Il regista Giorgio Gallione: "Costruita come una grande allucinazione pre e post mortem di Violetta"

Genova, al Carlo Felice la Traviata fedele a Verdi e all'ispirazione di Dumas

"E' una Traviata molto stilizzata, tragica, simbolista. E' costruita come una grande allucinazione pre e post mortem di Violetta, tanto che nel preludio, tra virgolette, Violetta muore; in questo senso ci siamo rifatti al romanzo di Alessandro Dumas da cui Verdi ha tratto il libretto". Così il regista genovese Giorgio Gallione (storico fondatore e direttore del Teatro dell’Archivolto, da tempo attivo anche nella regia per la lirica) anticipa l'allestimento dell'opera verdiana, fissata per il 2 maggio come prima data al Teatro Carlo Felice. "Sarà molto simile alla Traviata cui il pubblico ha assistito un anno e mezzo fa - aggiunge - Continuano i rimandi forti all'edizione de 'La Rondine' che il pubblico invece ha appena visto. 

"Allestimento moderno, regia classica: non ci sono cose fuori dalla logica. Si segue il libretto e questo aiuta molto noi cantanti. Anzi c'è stato uno studio della partitura, si seguono per esempio alcune pause del Maestro Verdi inserite in alcune versione. Quindi, si tratterà di una resa molto interessante, con un organico dell'orchestra superiore rispetto ad un tempo", sottolinea il tenore Stefano Secco, interprete di Alfredo Germont, l'amante di Violetta.

La direzione d'orchestra è affidata al Maestro Daniel Smith, australiano trasferitosi in Italia. Lana Kos sarà Violetta. Nei panni di Flora Bervoix, Marta Leung, mentre Paola Santucci in quelli di Annina. Giorgio Germont sarà interpretato da Rodrigo Esteves. Nel cast Didier Pieri (Gastone), Riccardo Crampton (Barone Douphol), Claudio Ottino (Marchese), Manrico Signorini (Dottor Grenvil).

La regia di Giorgio Gallione, rifacendosi al romanzo originale (e autobiografico) di Alexandre Dumas figlio, racconta l’amore impossibile tra la prostituta e il ragazzo di buona famiglia come un flashback, in cui tutto è già scritto fin dalle prime, dolorose note del Preludio. E ci ricorda che Traviata, innanzi tutto, è la storia di una passione tra due giovani che, attraverso il loro amore, sperano, senza riuscirci, di cambiare il mondo.

La Traviata, come il Rigoletto, nasce dal bisogno verdiano di mettere in scena situazioni e sentimenti veri, al di là del bene e del male. E anche in questo caso al centro della vicenda è un personaggio che la società accetta solo in un ruolo marginale e definito: là un buffone di corte, qui una prostituta. Il vero scandalo dell’opera, coperta di fischi alla prima veneziana del 1853, non è però la professione di Violetta, ma il fatto che una prostituta possegga più umanità ed etica dei personaggi perbene che la circondano, la corteggiano, la ammirano e al tempo stesso la rifiutano. Negativa per la morale comune, la donna traviata è in realtà l’unica figura positiva della storia: non ne esce bene il suo amato Alfredo, impulsivo, infantile, orgoglioso e persino vendicativo e aggressivo, e ancora meno il padre di lui, Giorgio Germont, esempio di moralismo velato da complessi di colpa.

Un’opera unica nel suo genere, che segna un prima e un dopo nella storia del melodramma: le grandi passioni dei personaggi nobili, eroici, tutti d’un pezzo, lasciano il posto a uomini e donne reali, quotidiani, le cui azioni esteriori sono il riflesso di accadimenti interiori complessi, contradditori e spesso taciuti. 
Il tutto registrato da una musica che li segue come un sismografo delle loro emozioni.

Il regista Giorgio Gallione: 

Stefano Secco, tenore: 

 

rg

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