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Attualità | 08 maggio 2024, 15:24

Arresto di Toti: Fratelli d’Italia osserva la Liguria tra difesa, distacco e un’ombra chiamata ‘dimissioni’ sullo sfondo

La premier Meloni e il coordinatore regionale rimandano al presidente la decisione sull’eventuale passo indietro

Arresto di Toti: Fratelli d’Italia osserva la Liguria tra difesa, distacco e un’ombra chiamata ‘dimissioni’ sullo sfondo

Il mondo del centrodestra guarda al terremoto ligure, culminato con l’arresto del presidente Giovanni Toti, un po’ come se stesse dall’altra parte del vetro, oscillando tra prese di distanza, strenue difese, la bandiera del garantismo sempre ben sventolata e l’ombra delle dimissioni sullo sfondo. Molti ne parlano, nessuno le invoca, qualcuno le ritiene possibili, altri lasciano la palla nelle mani dello stesso Toti.

Mentre a Genova iniziano a delinearsi le forme del percorso giudiziario di tutti i protagonisti della vicenda (giovedì sarà interrogato Paolo Emilio Signorini, venerdì toccherà a Giovanni Toti), nel mondo del centrodestra sembra essere Fratelli d’Italia il partito più intenzionato a farsi sentire, anche se con posizioni spesso non coerenti tra loro. Che a parlare sia la premier, un ministro o un coordinatore regionale, spesso sembra che la narrazione, seppur ricca di trama, sia priva di una regia.

Negli ambienti c’è chi dice che la premier Giorgia Meloni sia piuttosto indispettita dall’accaduto e, in particolare, dalla scelta di Giovanni Toti di non fare passi indietro. E le sue parole sembrano andare proprio nella direzione di una accettazione non proprio facile dell’accaduto: “Le dimissioni? Decide Toti”. 

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, invece, ha scelto la linea della difesa, puntando su garantismo e tempismo pre-elettorale: “Penso sempre alla presunzione di innocenza, mi è sembrato di capire che si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi, ma tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini. Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni, se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine”.

Stessa linea per il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Ho visto che queste lunghe indagini si concludono a 25 giorni dal voto. Ho fiducia nella magistratura, auspichiamo che il presidente Toti possa dimostrare la sua estraneità ai fatti, ma ora possiamo solo guardare quello che accede e comprendere le ragioni che hanno portato a questa situazione. Non ritengo sospetto niente”.

Non si distacca dal filone Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio: “È un evento triste. Se fosse confermato che si tratta di fatti del 2020, a 25 giorni dalle elezioni questa cosa mi lascia pensare. Perché proprio ora?”. 

A tornare sulla narrazione dettata dalla premier è stato Matteo Rosso, coordinatore ligure del partito, che non solo ha nominato le dimissioni, ma è arrivato a ipotizzare anche il voto anticipato: “L’ipotesi delle elezioni non si può escludere e bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi, cade tutto e si va al voto”.

Restando in Liguria, mentre a Sanremo l’affaire Toti è entrato a gamba tesa nella campagna elettorale per le amministrative coinvolgendo anche Claudio Scajola (sindaco di Imperia e presidente della provincia), uno degli uomini chiave della nuova scalata a Forza Italia che coinvolgeva anche il governatore sino a qualche giorno fa, si registra il “no comment” da parte di Gianni Berrino, senatore di Fratelli d’Italia ed ex assessore al turismo della prima giunta Toti, che nelle ultime 24 ore ha preferito non intervenire sulla vicenda.

Pietro Zampedroni


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