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Politica | 07 marzo 2019, 15:21

Il Pd sull'autonomia differenziata: "Noi d'accordo, ma chiederla come ha fatto Toti è folle"

Secondo il Partito Democratico la giunta ligure si appresta a rivendicare maggiore autonomia in una maniera dannosa per la Regione, senza tenere conto degli impatti del percorso sul territorio, e sui fondi a disposizione

Il Pd sull'autonomia differenziata: "Noi d'accordo, ma chiederla come ha fatto Toti è folle"

Ad animare il nuovo attacco del Pd alla giunta regionale guidata da Giovanni Toti questa volta è la volontà di instradare la Liguria sul sentiero dell'autonomia differenziata, sulle orme di regioni come la Lombardia: domani infatti è previsto il voto in sul provvedimento. Per i democratici il problema non sta nella scelta di fondo autonomista, ma nelle modalità con cui questa prospettiva è stata articolata dall'amministrazione di centro-destra.

“Chiedere, come fa la Giunta Toti, l’Autonomia differenziata senza poterla esercitare è semplicemente folle - spiegano gli esponenti del Pd ai giornalisti presenti durante la conferenza -. La Liguria riceve dallo Stato più soldi (tra servizi e investimenti) di quante tasse versi a Roma (quindi ha un residuo fiscale totale negativo). I numeri vanno da un minimo di un miliardo e mezzo a un massimo di due miliardi e 200 milioni di euro all’anno, a seconda degli studi. Quindi da soli non riusciamo a farcela. Non siamo né la Lombardia, né il Veneto e neppure l’Emilia Romagna, che versano più di quanto ricevono: rispettivamente 56 miliardi, 14,6 miliardi e 15 miliardi. Senza contare che consideriamo un grave errore non far procedere, a livello nazionale, il percorso sull’Autonomia differenziata parallelamente all’individuazione di livelli essenziali di prestazione per tutti: serve una base comune sulle politiche sotto la cui soglia non si può scendere. L’Autonomia deve essere solidale, non può creare Regioni di seria A e Regioni di serie B. Concentriamoci sull’unico obiettivo serio: l’autonomia finanziaria dei porti e lasciamo perdere il resto”.

La posizione del Partito Democratico sintetizzata dal consigliere regionale Giovanni Lunardon:

“Non siamo contrari di per sé all’Autonomia differenziata – spiegano i consiglieri del Pd – È uno strumento previsto dalla Costituzione e anche Regioni governate dal Partito Democratico come l’Emilia Romagna l’hanno chiesta. Siamo però per un’Autonomia solidale, che non lasci indietro nessuno e non mini il tessuto unitario del Paese. Consideriamo un errore non far procedere questo percorso parallelamente all’individuazione di livelli essenziali di prestazioni. E crediamo che si debba anche riprendere in mano un ragionamento serio sul riassetto istituzionale italiano, per ridiscutere i poteri di Comuni e Regioni ed evitare di creare un nuovo centralismo di tipo regionale. Ragioniamo su Regioni più grandi e su Comuni più forti”.

Per quanto riguarda la proposta di Autonomia ligure il Pd precisa che “mentre nelle altre Regioni, come dimostra l’esempio dell’Emilia Romagna, il documento finale è stato il frutto di un percorso di almeno un anno, che ha coinvolto tutti i gruppi consiliari e le parti sociali, nel caso della Liguria il confronto avviato dalla Giunta Toti si è rivelato un farsa. C’è stata solo un’informativa sui contenuti delle schede preparate dalla maggioranza”.

Molte critiche arrivano anche nel merito del progetto di Autonomia ligure: “Non siamo né la Lombardia né il Veneto e neppure l’Emilia Romagna, regioni che hanno un residuo fiscale totale attivo e cioè che versano allo Stato più soldi di quanti ne ricevono – spiegano i consiglieri Pd – La Liguria, al contrario, ne ottiene più di quanti ne versa. Parliamo di circa un miliardo e mezzo di euro, pari a 939 euro pro capite, secondo uno studio di ScenariEconomici.it sul 2012. (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, invece, mandano a Roma rispettivamente 56 miliardi, 14,6 miliardi e 15 miliardi in più di ciò che ricevono). In base ai calcoli di Luciano Greco, professore associato di Scienza delle Finanze dell’Università di Padova, invece, il residuo fiscale ligure negativo nel 2014 ammontava a 2 miliardi e 249 milioni, pari a 1413 euro pro capite. Un terzo studio a cura del sito lavoce.info, infine, sostiene che in Liguria, negli anni che vanno dal 2013 al 2015, la media del residuo fiscale totale era negativa per 347 euro pro capite all’anno. Insomma tutte le statistiche parlano di un saldo negativo. Si rischia di fare la fine che, negli anni Novanta, hanno fatto le strade di Anas cedute alle Province: gli enti locali non avevano i soldi per mantenerle e appena hanno potute le hanno restituire ad Anas. La Giunta Toti chiede autonomia per il demanio autostradale e per quello ferroviario, ma con che soldi pensa di poter affrontare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a queste reti? Con che fondi intende investire in nuove opere se i trasferimenti statali si baseranno sui costi standard? La Liguria non ha questa forza".

Trattenere una quota dell'Iva derivante dai traffici portuali potrebbe essere la chiave della questione secondo il Pd, come spiega il consigliere regionale Rossetti:

"Smontate tutto - è l'invito del Pd alla Giunta Toti -. Concentrate la richiesta di Autonomia differenziata su un unico punto: trattenere il 3% dell’Iva dei porti, una questione che inizialmente era persino sparita dalla prima delibera di Giunta e che ora viene trattata alla stregua di uno dei tanti punti del progetto. Secondo noi, invece, deve rappresentare il cuore dell’Autonomia. Rafforzare il sistema dei porti liguri vuol dire rafforzare la portualità italiana. Oggi sul nostro territorio resta solo l’1% dell’Iva dei nostri scali. Anzi, la Liguria riceve ancora meno, perché una legge dello Stato impone che Roma non lasci più di 70 milioni in totale per tutti i porti italiani. Quindi alla Liguria invece di 30 milioni all’anno (l’1%, appunto) ne arrivano solo 13. Con l’Autonomia portuale vorremmo poter trattenere il 3% dell’Iva, pari, solo per gli scali di Savona e Genova, a 95 milioni di euro l’anno. Se aggiungiamo anche il porto della Spezia superiamo quota 100. Tutti soldi che potremmo investire in infrastrutture e logistica”.

Redazione


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