Nonostante l’emergenza sanitaria il progetto ‘Io sono Alice’ prosegue con la registrazione delle nuove storie per sensibilizzare al tema della violenza di genere: offre la possibilità alle donne che l'hanno subita di parlare della loro esperienza nonché per aiutarne altre a trovare il coraggio di parlare e chiedere aiuto; l’idea è di quattro ragazze vincitrici del contest per under 30 di Big (Brief in Genova) in collaborazione col centro antiviolenza ‘Mascherona’ di Genova e l’associazione Urka.
“Ci stiamo attrezzando per procedere in sicurezza con la collaborazione dello studio di registrazione ‘Waves’ – affermano le ideatrici – grazie anche alla disponibilità di Carla Signoris, la voce di Alice, che in questi giorni sta registrando in sicurezza da casa. E ricordiamo che il sito è sempre attivo ed aperto a ricevere le storie delle ascoltatrici”. Verranno pubblicate nuove puntate fino a novembre, mese in cui cade la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; in parallelo alle puntate seguono le interviste con le operatrici ed è prevista una puntata speciale con la filosofa genovese Nicla Vassallo. Insieme alle puntate e alle interviste è previsto anche il lancio di una campagna mediatica trasversale sui social e, quando l’emergenza sanitaria lo consentirà, un flash mob per portare Alice nelle piazze e nelle strade di Genova e diffonderne il messaggio di sensibilizzazione che sta alla base del progetto.
Il 18 maggio è uscita la nuova puntata che si fa portavoce di molteplici tematiche riguardanti la violenza domestica ed economica. “La violenza nascosta dalle quattro mura di casa – afferma Manuela Caccioni, responsabile del centro antiviolenza – ha subito un incremento in questo periodo di chiusura, ma era presente anche prima; una violenza che porta la donna ad isolarsi nelle relazioni e nel lavoro.” Ed è quello che è successo alla protagonista della nuova puntata fino a quando non ha trovato il coraggio di chiedere aiuto per lei e per suo figlio.
Quando una donna che subisce violenza è anche madre, il carico di pressione ed ansia si duplica nel tentativo di tutelare i figli da questa situazione: cresce anche la paura che le vengano tolti i figli perché non ha un lavoro fisso o perché non è in regola coi documenti. “Non è assolutamente vero e le donne non devono temere di perdere l’affido dei figli – precisa Michela Sarcletti, avvocata civilista del centro antiviolenza – e i centri sono sempre a disposizione delle donne per regolare i rapporti di affidamento dei minori; l’affido per la normativa italiana è normalmente quello condiviso nel senso che la responsabilità genitoriale è condivisa, stessi diritti e doveri. Quando ci sono i casi di violenza si può richiedere una forma alternativa di affidamento esclusivo, quindi far sì che le decisioni di maggiore interesse e rilievo siano gestite da un genitore unico”.
“Ricordiamoci – conclude Sarcletti – che un’altra forma di violenza molto grave è quella assistita ovvero quella subita dai bambini nel vedere una madre percossa, umiliata, trattata male: è una violenza che va messa sullo stesso piano di quella diretta”; spesso questa sfumatura della violenza domestica è sottovalutata, la donna che la subisce potrà trovare nei centri antiviolenza, attivi anche in questo periodo di covid, tutto il supporto psicologico e legale di cui ha bisogno.
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