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Attualità | 21 maggio 2020, 16:31

Il progetto ‘Io sono Alice’ prosegue con nuove storie contro la violenza di genere

Le ideatrici: "Grazie alla disponibilità di Carla Signoris, la voce di Alice, che in questi giorni sta registrando in sicurezza da casa"

Il progetto ‘Io sono Alice’ prosegue con nuove storie contro la violenza di genere

Nonostante l’emergenza sanitaria il progetto ‘Io sono Alice’ prosegue con la registrazione delle nuove storie per sensibilizzare al tema della violenza di genere: offre la possibilità alle donne che l'hanno subita di parlare della loro esperienza nonché per aiutarne altre a trovare il coraggio di parlare e chiedere aiuto; l’idea è di quattro ragazze vincitrici del contest per under 30 di Big (Brief in Genova) in collaborazione col centro antiviolenza ‘Mascherona’ di Genova e l’associazione Urka.

“Ci stiamo attrezzando per procedere in sicurezza con la collaborazione dello studio di registrazione ‘Waves’ – affermano le ideatrici – grazie anche alla disponibilità di Carla Signoris, la voce di Alice, che in questi giorni sta registrando in sicurezza da casa. E ricordiamo che il sito è sempre attivo ed aperto a ricevere le storie delle ascoltatrici”. Verranno pubblicate nuove puntate fino a novembre, mese in cui cade la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; in parallelo alle puntate seguono le interviste con le operatrici ed è prevista una puntata speciale con la filosofa genovese Nicla Vassallo. Insieme alle puntate e alle interviste è previsto anche il lancio di una campagna mediatica trasversale sui social e, quando l’emergenza sanitaria lo consentirà, un flash mob per portare Alice nelle piazze e nelle strade di Genova e diffonderne il messaggio di sensibilizzazione che sta alla base del progetto.

Il 18 maggio è uscita la nuova puntata che si fa portavoce di molteplici tematiche riguardanti la violenza domestica ed economica. “La violenza nascosta dalle quattro mura di casa – afferma Manuela Caccioni, responsabile del centro antiviolenza – ha subito un incremento in questo periodo di chiusura, ma era presente anche prima; una violenza che porta la donna ad isolarsi nelle relazioni e nel lavoro.” Ed è quello che è successo alla protagonista della nuova puntata fino a quando non ha trovato il coraggio di chiedere aiuto per lei e per suo figlio.

Quando una donna che subisce violenza è anche madre, il carico di pressione ed ansia si duplica nel tentativo di tutelare i figli da questa situazione: cresce anche la paura che le vengano tolti i figli perché non ha un lavoro fisso o perché non è in regola coi documenti. “Non è assolutamente vero e le donne non devono temere di perdere l’affido dei figli – precisa Michela Sarcletti, avvocata civilista del centro antiviolenza – e i centri sono sempre a disposizione delle donne per regolare i rapporti di affidamento dei minori; l’affido per la normativa italiana è normalmente quello condiviso nel senso che la responsabilità genitoriale è condivisa, stessi diritti e doveri. Quando ci sono i casi di violenza si può richiedere una forma alternativa di affidamento esclusivo, quindi far sì che le decisioni di maggiore interesse e rilievo siano gestite da un genitore unico”.

“Ricordiamoci – conclude Sarcletti – che un’altra forma di violenza molto grave è quella assistita ovvero quella subita dai bambini nel vedere una madre percossa, umiliata, trattata male: è una violenza che va messa sullo stesso piano di quella diretta”; spesso questa sfumatura della violenza domestica è sottovalutata, la donna che la subisce potrà trovare nei centri antiviolenza, attivi anche in questo periodo di covid, tutto il supporto psicologico e legale di cui ha bisogno.

Massimo Bondì

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