L’estensione da regionale a nazionale del parco di Portofino, tema caro ad ambientalisti e non solo, è entrato come c’era da aspettarsi tra gli aspetti della campagna elettorale: e questo pareva piuttosto scontato anche perché il discorso dei confini allargati è sempre stato uno degli argomenti di maggiore divergenza tra maggioranza ed opposizione nel Consiglio regionale. Ora però le prospettive sembrano diverse e, più che tirar delle righe con la matita su una cartina, sembra centrale far emergere cosa significa avere un parco nazionale, quali opportunità può creare, quali occasioni dal punto di vista del turismo e quali prospettive dal punto di vista del lavoro.
Un interessante incontro in questo senso è stato organizzato nei giorni scorsi al Cenobio dei Dogi di Camogli: erano presenti alcuni candidati del centrosinistra, il candidato governatore Ferruccio Sansa e molte associazioni ambientaliste, tra le quali Legambiente Tigullio, che da sempre si battono per l’ampliamento dei confini e la nascita del parco nazionale, non tanto per un fatto di posizionamento quanto per una reale occasione su tutto il territorio ligure; in sala anche l’ex direttore del parco Alberto Girani che ha lasciato il suo incarico qualche mese fa. Non confini ma progetti: questo è il nuovo approccio perché più sarà chiaro cosa significhi stare dentro ad un parco nazionale e più ci sarà la possibilità di trovare condivisioni all’interno delle amministrazioni comunali.
Non è un mistero, e nessuno infatti l’ha mai smentito, come il centrodestra sia - con pochissimi distinguo - per il mantenimento dello status quo mentre il centrosinistra prema l’acceleratore sull’ampliamento e sul passaggio del parco da regionale a nazionale; non è neppure un mistero, e pure questo non è mai stato smentito, il fatto che l’iter partito nel 2018 sia stato in tutti i modi rallentato da chi è al governo della Regione Liguria. Intorno a un progetto come questo invece va creato un vasto moto d’opinione perché più aumenta la consapevolezza e più possono aumentare le possibilità. All’incontro al Cenobio era presente il sindaco di Camogli Francesco Olivari che è stato presidente del parco per nove anni e che è uno dei pochi amministratori locali ad essersi espresso in favore dell’ampliamento dei confini.
Olivari ha ripercorso tutta la storia di questa vicenda “iniziata all’uscita del circolo del Pd di Camogli con una telefonata al senatore Massimo Caleo, fu lui a far approvare, all’interno della legge finanziaria del 2018, l’istituzione del parco nazionale di Portofino sposando un’idea che noi avevamo già da tempo. Vennero stanziati 300.000 euro per il primo anno ed un milione all’anno per tutto il periodo successivo. A seguito di ciò arrivò lo studio di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sui confini; ma quando arrivò in Liguria e venne l’occasione di parlarne a livello territoriale ci fu un atteggiamento diverso da parte dei vari comuni, e la Regione che aveva il compito di informare il territorio non lo fece”.
Sono le stesse accuse che vengono mosse anche da parte del coordinamento per il parco di Portofino che nelle scorse settimane, attraverso il suo portavoce Antonio Leverone, ha inviato un ricco e corposo dossier al ministro dell’Ambiente Sergio Costa: a diffondere informazioni sulla prospettiva del parco nazionale sono state in sostanza le associazioni molto di più di quanto non abbia fatto l’ente istituzionale preposto, evidentemente interessato assai poco alla vertenza. Secondo Olivari “le criticità che emergono sono sostanzialmente cinque, quattro superabili ed una no: parliamo dell’attività venatoria vietata, di vincoli e regolamenti sul territorio, delle risorse economiche date al parco che potrebbero provocare l’impoverimento degli altri parchi e della governance che farebbe piovere dall’alto le decisioni”.
All’interno di un parco nazionale infatti, è bene precisarlo, non esiste più la giurisdizione da parte della Regione in quanto si fa riferimento alle normative statali: per questo la Regione viene svuotata di competenze all’interno di determinati territori, che vengono messi sotto tutela in ogni profilo. “La difficoltà non superabile è appunto quella partitica” perché è evidente che non tanto sul parco di Portofino quanto sui territori che si vorrebbero inserire circolano enormi interessi, e non soltanto legati alla caccia, bensì ad un ‘partito’ molto più corposo ed insidioso, quello del cemento e della speculazione edilizia.
Peccato solo che l’ambiente non dovrebbe avere colore politico e non dovrebbero essere le elezioni a ricordare ai cittadini la centralità di questo tema visto che, come ha ricordato Luca Garibaldi, consigliere regionale uscente del Partito Democratico e nuovamente candidato, “è la stessa Europa che ci chiede nelle sue linee guida d’investire sull’ambiente, sullo sviluppo sostenibile e sull’equilibrio tra uomo e natura. E quali migliori occasioni se non quella di un parco nazionale sul territorio? Ogni euro investito per l’ambiente è un euro investito per il lavoro, ogni euro investito per il lavoro è un euro investito per il futuro”. È evidente però, anzi è chiaro ormai a tutti, come il discorso sia stato impostato per il verso sbagliato: si doveva partire dalla progettualità, da una condivisione dal basso, non tanto da un disegno sulla mappa dei futuri e possibili confini ampliati; perché è questo che ha fatto saltare ogni prospettiva di dialogo e messo una parte politica in posizione di forte criticità.
Ripartire è quindi la parola d’ordine: Garibaldi ha mostrato una serie di slide per dire che “dentro un parco nazionale possono stare molte vocazioni, l’idea di un parco che esce dal monte di Portofino per andare a dialogare coi territori del nord, di levante e di ponente, è dal mio punto di vista un’occasione irripetibile; le vocazioni sono molteplici: artigianato, escursionismo, turismo culturale, turismo religioso ed enogastronomia; un parco che funge da collegamento con l’entroterra significa rilanciare anche l’entroterra stesso”.
A concludere il parere di Sansa: “Realizzare parchi nazionali conviene sia per il lavoro che per il turismo, ma anche per chi costruisce case che potrebbe specializzarsi nella ricostruzione dei borghi che stanno scomparendo; sono stato al parco regionale di Montemarcello, Magra e Vara: pensate che ricchezza sarebbe unirlo al parco di Portofino, tutto questo insieme, che varietà di paesaggi, cultura e colori, ben vengano i parchi; ora possono garantire posti di lavoro, con i parchi salviamo l’ambiente ed anche noi stessi”. Che cosa ne pensano gli amministratori regionali uscenti?
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Politica | 22 agosto 2020, 13:40
Parco nazionale di Portofino, l’importanza di riportare al centro i progetti
Il tema dell’ambiente entra in campagna elettorale, secondo il centrosinistra “questa è una grande occasione per il territorio”, ma il discorso va reimpostato dopo il voto
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