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Politica | 12 ottobre 2020, 17:18

Serri (Uiltucs Liguria): "Necessario riunire tutti gli operatori economici e sociali della regione per discutere insieme alle istituzioni su come rilanciare un’occupazione di qualità"

"Occorre una progettualità più ampia che guardi oltre il breve periodo"

Serri (Uiltucs Liguria): "Necessario riunire tutti gli operatori economici e sociali della regione per discutere insieme alle istituzioni su come rilanciare un’occupazione di qualità"

“La parola d’ordine per la Uiltucs Liguria è pianificare il commercio nella regione per evitare disfatte costose dal punto di vista economico e sociale, a breve altri grandi operatori commerciali apriranno i loro negozi a Genova ma come ben sappiamo nuove aperture non significa automaticamente nuova occupazione e nuove prospettive”: è quanto dice il segretario regionale Uiltucs Marco Callegari.

“Per questa ragione – spiega Riccardo Serri, segretario generale Uiltucs Liguria – è necessario riunire intorno ad un tavolo tutti gli operatori economici e sociali della Liguria per discutere insieme alle istituzioni su come rilanciare un’occupazione di qualità sul territorio; Toti, quando avrà completato la squadra della Giunta, dovrà immediatamente convocarci per capire come uscire da una crisi covid che ha fatto del commercio un anello debole della catena economica”.

“La Uiltucs propone l’istituzione di un tavolo preventivo alle aperture di nuove strutture, – aggiunge Serri – non vogliamo che le opportunità si traducano in un nulla di fatto, la Regione deve chiamare a raccolta il mondo dei lavoratori, delle imprese che investono con nuove strutture, le associazioni dei consumatori e i Comuni interessati così da poter verificare preventivamente le ricadute sui territori rispetto alla tenuta occupazionale di chi già è presente, tenendo conto degli aspetti positivi o negativi in relazione alla popolazione residente”.

“La Liguria – conclude Serri – ha bisogno di massa critica tra i piccoli e medi soggetti: a Genova, ad esempio, i centri integrati di via hanno creato le condizioni per far diventare quartieri veri centri commerciali diffusi con importanti ricadute positive; purtroppo in alcune zone non è ancora così, occorre fare un salto di qualità, un salto culturale che coinvolga imprenditori, mercato, istituzioni e parti sociali: i clienti non sono più quelli di trent’anni fa, occorre investire nelle proprie attività ma anche sul territorio, occorre una progettualità più ampia che guardi oltre il breve periodo”.

Comunicato stampa


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