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Attualità | 10 marzo 2021, 11:10

Teatro dell’Ortica, l’orgogliosa resistenza di chi non si vuole arrendere

Prossimi appuntamenti: un reading su Armando Misuri dall’ex ospedale psichiatrico di Quarto ed uno spettacolo sulla dipendenza dal gioco d’azzardo con gli attori Giancarlo Mariottini e Ilaria Piaggesi

Teatro dell’Ortica, l’orgogliosa resistenza di chi non si vuole arrendere

Un reading dedicato ad Armando Misuri e ai suoi racconti dal manicomio e uno spettacolo inedito sulla dipendenza dal gioco d’azzardo. Anche se le quinte dietro il palco sono vuote come le poltrone in platea, il Teatro dell’Ortica, in via Allende a Molassana, non si ferma, prosegue nella sua missione di teatro sociale, e dopo una programmazione online con diversi spettacoli e fiabe per bambini, si avvia a realizzare nuovi progetti: “Il 10 marzo, dall’ex Ospedale Psichiatrico di Quarto, Anna Solaro ed io interpreteremo la storia di Armando Misuri, ex paziente psichiatrico, ricoverato negli anni ’70 per diverse volte nel manicomio di Genova Quarto e dimesso definitivamente nel 1974 dopo essere stato dichiarato clinicamente guarito, e che ha dedicato il resto della sua vita alla scrittura”, racconta Mirco Bonomi, direttore artistico dell’Ortica.

Il reading, ‘Quando le cose si dimenticano riaccadono’, è tratto dalla sua autobiografia e sarà accompagnato dalla chitarra di Marcello Liguori: fa parte di una rassegna nazionale che coinvolge anche Genova dal titolo ‘Per mano’, ideata da Giacomo Doni, blogger impegnato nella tutela della storia manicomiale (lo spettacolo si potrà vedere in diretta sulla piattaforma Crowdcast previa donazione).

Questo quanto avviene fuori dal Teatro dell’Ortica e in rete, ma si torna sul palco il 27 marzo con C’è gioco e gioco’, e se l’annuncio della riapertura dei teatri per quella data sarà confermato, sarà il primo spettacolo che il Teatro torna a fare in presenza (oltre che in streaming), anche se con un pubblico più che dimezzato: “La sala, per mantenere il distanziamento, potrà essere utilizzata solo per il 25 per cento, per noi in pratica su 100 posti vuol dire utilizzarne massimo una ventina”, dice Bonomi. Se invece ci fosse un contrordine e i teatri rimanessero ancora chiusi, lo spettacolo, con Giancarlo Mariottini e Ilaria Piaggesi, per la regia di Mirco Bonomi, che “è nato nel periodo del lockdown e che andrebbe per la prima volta in scena”, si farà comunque e sarà possibile vederlo in streaming sulla piattaforma di Coop Liguria.

Quello trascorso è stato un anno molto duro per il mondo dello spettacolo, che nonostante la chiusura non si è mai fermato, reinventandosi e ricostruendosi dietro le quinte: “Abbiamo avuto un momento fortunato in estate con il Festival dell’Acquedotto, che siamo riusciti a fare; prima e dopo abbiamo cercato di lavorare da remoto facendo molta formazione e didattica a distanza con le scuole, e non è stato facile né per noi né per gli allievi, ci siamo dovuti ripensare e ridefinire. È ripartito e sta andando avanti il master in pedagogia teatrale che facciamo con studenti universitari, educatori, attori, insegnati psicologi e abbiamo fatto un corso di formazione per attori, della durata di sei mesi, con la Regione Liguria”, elenca Bonomi.

Ma la chiusura ha comunque comportato delle grosse perdite e serve una visione più ampia: “Il bilancio 2020 ha registrato un segno meno del 45-50%. In questa situazione ci sarebbe bisogno di un’idea visionaria per il futuro e ristori immediati e sostanziosi”, è l’appello.

Oltre al fatto che secondo Bonomi si ha ancora “una visione vetusta” del teatro, “che non è soltanto il teatro stabile che fa spettacoli la sera e la domenica pomeriggio. Tantissimi teatri vivono di laboratori e formazione. Noi siamo da un anno fermi con il teatro sociale, che è un po’ la nostra identità. E questo ha ricadute non solo su di noi, che non lavoriamo, ma su tutto quel mondo per il quale la cultura è reinserimento, riabilitazione e di questo nessuno si è occupato per capire come fare. Con queste persone - detenuti, malati psichiatrici, donne vittime di violenza, profughi - non si può fare un laboratorio in streaming: hanno bisogno del contatto fisico”.

Rosangela Urso

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