Segesta era una sirena con gli occhi d’argento come la Luna, i capelli rossi come il corallo e la coda verde come l’acqua dei paradisi sperduti del grande oceano. Poseidone, padre della sirena più bella che Madre Natura avesse mai partorito, le dedicò un’intera Isola: l’Isola Segesta.
Visto che l’isola era vicino alla terraferma, Poseidone aveva chiesto alle sue figlie di pattugliare le coste, così che la perla del Mar Ligure potesse rimanere intoccata. Tuttavia il Re dei Sette Mari diede il permesso affinché solo le sirene, le nereidi e le ondine più belle potessero difendere la bellezza dell’Isola.
I tritoni invece non avevano il permesso di emergere, visto i volti coperti da barbe e capelli di alghe, i corpi rocciosi e le code coriacee. I tritoni non erano adatti a difendere il mare: erano più buoni delle sirene, ma non belli e delicati come loro, così gli fu permesso di vedere le loro sorelle solamente da sotto la superficie del mare. La leggenda narra proprio di Tigullio, un tritone che udì un suono magico tra le onde e se ne innamorò, fino a quando si dimenticò del veto del padre Poseidone.
Mentre Segesta era intenta a pettinarsi e specchiarsi nel mare, sul trono del porto bello, emerse un’enorme sagoma scura. Un braccio guizzante uscì dal mare e toccò la coda di pesce della bella Segesta; era Tigullio che aveva seguito la melodia della voce della sirena, fino a toccarla con una sola mano.
Ma il mare, fin lì piatto come un vetro, ben presto agitò i suoi flutti finché uno scoppio annunciò il Re Padre che oscurò il cielo e maledisse quel gesto d’amore verso la sua figlia bellissima e prediletta. Con un gesto colmo di rabbia e gli occhi rossi fiammanti, tramutò Tigullio in pietra, che però rimase appoggiato alla coda di Segesta, così che rimasero entrambi pietrificati in quell’abbraccio proibito.
Poseidone fu colpito al cuore dalla sua stessa ira, così che da quel momento lasciò che i suoi figli tritoni potessero giocare con le loro belle sorelle. D’altro canto le sorelle e i fratelli di Tigullio e Segesta rimasero così legati al ricordo della bella sorella che chiamarono l’unione di terra e isola, Segesta Tigulliorum – Sestri del Tigullio, la città dei due mari.
Da quel giorno, il silenzio dei mari colpiti dal fatto accaduto, udirono il canto di Segesta solo come un’eco, un lontano ricordo che raggiunse poeti e naviganti che udirono quella voce del silenzio nella baia, la Baia del Silenzio.
Per concludere con una nota fiabesca e incantata, la tradizione popolare narra che un giorno un poeta seguì l’eco e giunse a Sestri dal remoto Nord. Gli bastò immergere i piedi nelle acque del luogo per rivedere nella sua mente la leggenda di Segesta e Tigullio, così che chiamò l’altra, la Baia delle Favole.
Il grande poeta per ringraziare il Mare del dono della voce di quell’eco che gli donò la leggenda, compì un miracolo che solo ai poeti è concesso: diede una nuova vita ai due giovani innamorati, così grande che tutto il mondo poté beneficiare di una favola bellissima: chiamò il tritone “il Principe” e la bella Segesta, “la Sirenetta”.
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