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Economia | 20 gennaio 2022, 14:45

Regolarizzati, ma con stipendi dimezzati, il paradosso dei riders di Just Eat che sabato scenderanno in piazza (VIDEO)

Prima guadagnavano anche 2000 euro al mese, scegliendo il numero di ore da poter dedicare al lavoro. Ora hanno più tutele, ma faticano ad arrivare a fine mese, e chiedere un mutuo diventa iimpossibile

Regolarizzati, ma con stipendi dimezzati, il paradosso dei riders di Just Eat che sabato scenderanno in piazza (VIDEO)

Regolarizzati, ma con stipendi dimezzati. È il paradosso dei riders di Just Eat che sabato scenderanno in piazza per chiedere il ritiro dell’accordo preso da Cgil, Cisl e Uil firmato a marzo dello scorso anno. Lo sciopero nazionale è stato indetto da Sì Cobas, a Genova ci sarà una manifestazione alle 18 da piazza della Vittoria. 

L’intesa tra l’azienda e i sindacati, sulla carta è vantaggiosa per i fattorini che prima lavoravano a partita iva, mentre ora sono stati assunti dalla multinazionale, l’unica tra quelle del servizio delivery che ha aderito all’accordo. Con l’assunzione sono arrivate maggiori tutele, quindi ferie, malattia, per fare qualche esempio. Il paradosso però è che i lavoratori hanno perso circa la metà delle loro entrate, guadagnando infatti 7,50 euro lordi l’ora, contro i 9,60 degli altri lavoratori del settore, con tredicesima e quattordicesima calcolate in maniera forfettaria. Inoltre, come dipendenti, sono legati al cento per cento alle direttive aziendali, non potendo più scegliere i propri turni di lavoro. “L’azienda, se c’è stata una mancanza da parte di un lavoratore può cancellargli arbitrariamente il turno, comprese le ore già fatte, negandogli la retribuzione”, spiega Lorenzo Bonacina, rider e rappresentante Rsa aziendale.

Bonacina ci spiega qual è la giornata di un rider e quanto guadagna per i chilometri percorsi:

La nostra giornata lavorativa inizia allo starting point, da lì partiamo per le consegne. Il problema è che siamo passati da lavorare come partita iva, guadagnando in media 2000 euro al mese, a essere assunti, questo ci ha permesso di avere diritti che prima non avevamo, come la malattia, le ferie, ma guadagniamo la metà e in proporzione lavoriamo il doppio. L’azienda è diventata più efficiente a sfruttare il nostro lavoro al 100 per cento".

Noi – continua – non abbiamo l’attrezzatura idonea per lavorare, noi siamo i principali investitori per l’azienda. Personalmente ho investito 5mila euro in due biciclette, e ne guadagno 12mila all’anno. Ci forniscono solo la giacca, lo zaino e il casco, mentre un dipendente dovrebbe andare a lavorare con tutta l’attrezzatura idonea e non dovrebbe spendere un euro. Noi per lavorare dobbiamo comprarci la bicicletta, il telefono, la connessione internet, tutte cose necessarie al lavoro”.

Altro tema caldo è la sicurezza: “In questi mesi ci sono persone che hanno subito incidenti perché ci hanno fatto consegnare con pioggia, neve e ghiaccio, noi rischiamo la vita ogni giorno”.

Sul tema sicurezza, un’altra battaglia riguarda la richiesta di fermarsi in condizioni meteo proibitive. Su questo fronte qualcosa è stato ottenuto.

Ci sono state piccole vittorie, - spiega Yussef Kafel, anche lui lavoratore Just Eat - abbiamo la possibilità di fermarci e metterci al riparo fino a che non constatiamo che è sano per noi svolgere il nostro lavoro, però al di là delle questioni climatiche, penso che il danno più grande sia quello di essere passati da un contratto in cui avevamo i soldi per poterci permettere le cose, ma non avevamo i diritti per chiedere un mutuo, prendere una casa. Dal momento in cui ci è stato fatto il contratto a tempo indeterminato, i nostri stipendi si sono così abbassati e quando i nostri colleghi si sono presentati in banca a chiedere un mutuo, si sono sentiti rispondere che questo contratto è una vergogna e non è possibile applicare un mutuo. Cosa ci abbiamo guadagnato se la possibilità di realizzare i desideri nostri e per il futuro delle nostre famiglie ci viene negata”.

Una considerazione che va fatta è che se in un primo periodo, il lavoro del rider era visto come un secondo impiego, da effettuare magari nei ritagli di tempo all'università, oggi i fattorini che lavorano nel settore sono sempre più spesso padri di famiglie, persone sopra i quarant'anni, che effettuano le consegne come unico mestiere, e che dalla retribuzione pretendono giustamente di potersi presentare in banca a negoziare un mutuo per la propria famiglia.

Lanciamo lo sciopero nazionale – spiega il sindacalista Sì Cobas Jacopo Surico - proclamato dal nostro sindacato per il 22 gennaio. A Genova ci sarà una manifestazione dalle 18 in piazza della Vittoria. Quello che i riders chiedono è il miglioramento delle loro condizioni, il loro mestiere è durissimo, pericoloso e ha assunto particolare importanza nel corso della pandemia, visto che aumentano le richieste di consegne a domicilio, e questo li espone anche visto che molti clienti si trovano in quarantena impossibilitati a uscire di casa. Quello che i riders chiedono è più sicurezza, che gli vengano forniti mezzi dall’azienda. Loro sono ancora un ‘ibrido’, quindi lavoratori dipendenti però che utilizzano i propri mezzi per le consegne, e inoltre chiediamo l’applicazione integrale del contratto nazionale della logistica a questi lavoratori”. 

Per quanto riguarda la loro condizione: “E’ stata riconosciuta la subordinazione di lavoro, e questo è stato un primo passo avanti per questa categoria, ma purtroppo un accordo firmato nel marzo scorso dai sindacati confederali ha derogato una serie di aspetti retributivi che vanno al ribasso rispetto a tutti i livelli finora esistenti nel contratto nazionale della logistica. Di fatto l’entrata dei riders nel contratto nazionale del settore ha creato un livello con condizioni peggiori rispetto a quelle esistenti finora per qualsiasi lavoratore che effettua consegne a domicilio. La nostra rivendicazione principale è quindi quella dello stralcio dell’accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil e l’applicazione del livello G1 che è il livello che tutti gli altri lavoratori che effettuano consegne, tra l’altro con i mezzi forniti dalle aziende, hanno e noi crediamo che sia quello giusto da applicare a questa categoria”.

Francesco Li Noce

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