Nuova presa di posizione del collettivo Cambiare Rotta Genova, che torna a criticare duramente il rettore Federico Delfino e l’Università di Genova dopo la pubblicazione del comunicato del Senato Accademico sulla situazione in Palestina. Secondo gli attivisti, il testo approvato e diffuso dall’ateneo sarebbe “non solo insufficiente ma francamente insultante”.
“Ancora una volta Delfino e UniGe si schierano dalla parte sbagliata della storia” - scrivono gli studenti - sottolineando come il documento non contenga “neanche una frase salvabile”. Nel mirino del collettivo finisce in particolare il linguaggio usato dal Senato Accademico, accusato di limitarsi a un “breve e sterile cordoglio per le morti dei civili palestinesi” senza mai pronunciare la parola “genocidio”, e di “rincarare la dose” condannando i fatti del 7 ottobre.
Cambiare Rotta contesta anche il passaggio del comunicato che elogia la collaborazione scientifica nella ricerca come strumento di dialogo e “mezzo anti-censura”: “Il testo - si legge - non riconosce la responsabilità di Israele e del sionismo nel genocidio in corso a Gaza”.
Gli studenti ribadiscono di non accontentarsi di “monitoraggi sul dual use sconclusionati e senza definizioni chiare” né di “scambi culturali” tra università israeliane e italiane. La richiesta rimane quella di “una ferma interruzione di ogni accordo con l’industria bellica e con ogni comparto israeliano”.
Il collettivo si associa inoltre alla posizione dell’Unione Sindacale di Base (USB), che ha chiesto la sfiducia del Rettore: “Delfino ha dimostrato per anni la sua complicità e ignavia – scrivono – e non ha mai nascosto la sua affinità con il governo Meloni e con la ministra Bernini, di cui ormai tutto il Paese chiede le dimissioni”.
Nella parte finale del comunicato, Cambiare Rotta ricorda le recenti mobilitazioni del mondo della formazione e le proteste contro la politica universitaria nazionale: “Negli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre solo a Genova abbiamo visto preconcentramenti da 10.000 persone, per non parlare dei due milioni di manifestanti tra lo sciopero del 3 e la piazza del 4 ottobre a Roma”.
Secondo gli attivisti, “il mondo universitario è ormai compatto nel dissenso” verso un sistema “che spalleggia il governo nella tutela degli interessi dello Stato d’Israele e dell’Occidente guerrafondaio”. Il collettivo denuncia anche “la repressione del dissenso”, citando “le denunce agli studenti occupanti a Genova e Bologna, le cariche nelle piazze di molte città italiane e il DDL Gasparri, che vuole criminalizzare l’antisionismo come un crimine d’odio”.
Il comunicato si chiude con un attacco diretto al rettore: “Caro Rettore, di queste dichiarazioni gli studenti non se ne fanno nulla. Non hanno pacificato gli animi né del comparto universitario né del resto della cittadinanza. Quello che gli studenti esigono è sempre questo: stop agli accordi, al DDL 1627 bavaglio e fermare il governo subito. Continuiamo a bloccare tutto”.














