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Cultura | 03 aprile 2022, 07:00

La storia della colonna infame del Vachero

In via del Campo, oggi nascosta da una fontana, c'è la colonna infame che ricorda la congiura del Vachero

La storia della colonna infame del Vachero

Passeggiando per via del Campo, a poca distanza dal negozio tanto caro a Fabrizio De Andrè e oggi dedicato ai cantautori genovesi, si trova una fontana in piazza Vacchero.

Una fontana che ha il compito di nascondere la "colonna infame", la costruzione su cui  è inciso il ricordo della congiura del Vachero del 1628.

Giulio Cesare Vachero era uno dei principali esponenti della nobile famiglia di Sospello, nella contea di Nizza che a quel tempo era parte del Ducato di Savoia.

Una famiglia, quella del Vachero, legata a Genova e particolarmente a via Prè dove possedeva diversi edifici, tra cui la Porta dei Vacca.

Il XVII° secolo, nelle cronache genovesi, viene ricordato anche per il contrasto con i Savoia che avevano mire espansionistiche ai danni della Repubblica di Genova.

Una prima congiura, in cui era invischiato anche il Vachero aveva fatto molto discutere appena tre anni prima delle gesta del nobile rampollo.

Carlo Emanuele I voleva prendere Genova e per farlo stava cercando tra mercanti e nobili, chi potesse aiutarlo nel suo piano di conquista.

A guidare il gruppo di sovversivi si era posto proprio Giulio Cesare, grazie anche all'invito di Giovanni Antonio Ansaldo, mercante di Voltri reclutato direttamente da Carlo Emanuele.

Il piano venne architettato a Torino: si doveva prendere Palazzo Ducale e li, Vachero e i suoi, avrebbero aperto le porte della città ai Savoia.

A far saltare il progetto fu però il capitano Riondino, uno dei congiurati, che riferì tutto al Doge.

La sera del 31 marzo del 1628 il colpo di stato era definitivamente saltato e la repubblica era salva.

Ma per i cospiratori la risposta di Genova sarebbe stata esemplare.

Vachero e i suoi complici furono arrestati, condannati a morte e decapitati. Per Giulio Cesare scattò anche la confisca dei beni e l'esilio dei figli. Non solo, la sua casa in via del Campo venne demolita.

Al posto della sua proprietà, la Repubblica fece costruire la colonna infame che ricorda il terribile pericolo corso dalla città proprio per mano del Vachero.

In latino, l'iscrizione che ancora oggi si può leggere, recita: "A memoria dell'infame Giulio Cesare Vachero, uomo scelleratissimo, il quale avendo cospirato contro la Repubblica, mozzatogli il capo, confiscatigli i beni, banditigli i figli, demolitagli la casa, espiò le pene dovute. Anno del Signore 1628".

Dove sorgeva la casa di Vachero, oggi si trova la piazza che ricorda la famiglia. Furono i discendenti del nobile cospiratore a chiedere, nel 1644, il permesso per coprire la colonna con una fontana che, ancora oggi, nasconde agli occhi dei passanti il ricordo dell'attentato alla Repubblica di Genova a opera di Giulio Cesare. 

Redazione

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