Ci sono mestieri che non finiscono quando suona la campanella e missioni che non terminano mai, neppure quando suona la campana dell’età e bisogna salutare colleghi, alunni e il luogo dove si è rimasti per una vita intera. Ci sono lavori che non sono lavori nel senso più arido del termine, perché sono stati mentali, predisposizioni, cammini da compiere sempre e comunque.
Esattamente come nel caso di Enza Nicolazzi (il nome completo è Vincenzina, ma tutti la chiamano in maniera abbreviata), una vera istituzione nel Ponente genovese, nell’ambito delle insegnanti di scuola materna ma molto, molto di più.
Nei giorni scorsi, Enza ha raggiunto la pensione, abbracciato l’ultimo bambino della scuola materna comunale ‘A Lanterna’ di via Cravasco, nel quartiere di Palmaro, pronunciato un enorme arrivederci alle colleghe, sia quelle di più lungo corso che quelle più giovani, e si è ritirata a vita privata. Con un pizzico di magone, ma anche con il cuore strapieno di soddisfazione, per tutto quello che ha saputo fare, per tutto quello che ha saputo dare in quasi quarant’anni di onorata, appassionata, stimata carriera scolastica.
Originaria del Sud Italia, Enza ha saputo portare nell’insegnamento e nell’educazione il suo carattere: piena di idee, di inventiva, di manualità, ma anche di grande praticità. La scuola della vita prima di tutto, insomma. Oggi le sue colleghe la ricordano con enorme affetto: Lorenza, Greta, Marina e Maria Teresa, in tutte loro c’è un po’ di Enza che continua a vivere, un po’ del suo cuore che continua a battere.
Può stare tranquilla, la maestra Enza Nicolazzi: perché l’esempio che ha lasciato, i lavori che ha creato, la formazione che ha saputo trasmettere continueranno a essere, per lunghissimo tempo, il faro per tutto l’asilo comunale ‘A Lanterna’.
Entrata come insegnante di sostegno più di trentacinque anni fa, nella scuola di via Cravasco - in un quartiere dove l’identità territoriale è fortissima e dove ci si conosce quasi tutti, dove il numero 16157 è molto più che un codice d’avviamento postale e dove si è imparato a resistere e a lottare con ogni mezzo, chiusi tra porto container da una parte e autostrada dall’altra (il che non ha mai chiuso l’orizzonte alla speranza, ai sogni, allo spirito di appartenenza) - è poi passata a una sezione con bambini dai tre ai cinque anni e da lì non si è mai fermata, sino a qualche giorno fa, quando ha raggiunto i 67 anni e, come prevede la legge, è andata in pensione.
Quello che invece non era previsto è l’ondata di affetto che è arrivata intorno a questa donna: meritata, perché è esattamente tutto il ritorno rispetto a quanto Enza ha saputo seminare. “Ha sempre voluto imparare dalle colleghe più anziane, quando lei era arrivata da poco - ricordano le sue colleghe - e si è sempre accostata alla professione di insegnante con rispetto, con umiltà, con un atteggiamento rivolto all’ascolto e alla comprensione. È sempre stata una persona impegnata, si è dedicata alle novità, ci ha messo tutto l’entusiasmo possibile sino all’ultimo giorno”.
Ecco perché Enza Nicolazzi non ha concepito il mestiere di maestra come un lavoro, semmai come una vocazione, come qualcosa di decisamente più profondo e infinitamente più sublime. “Con la sua grandissima manualità ha sempre saputo stupire - proseguono le sue colleghe - e ci ha lasciato molti consigli e molte indicazioni che ci saranno sempre utilissimi. Una particolare attenzione l’ha saputa rivolgere alle bambine e ai bambini diversamente abili: per la maestra Enza il concetto di inclusione è sempre stato prioritario e fondamentale”.
Ha cresciuto centinaia e centinaia di bambini, attraversato generazioni, rappresentato una certezza: asilo ‘A Lanterna’ uguale maestra Enza, maestra Enza uguale asilo ‘A Lanterna’. L’equazione della professionalità, ma soprattutto dell’amore, quell’amore ‘di pancia’ (tanto tipico delle persone del Sud) che travalica ogni limite e che oggi fa scendere una piccola lacrima, al pensiero che la maestra Enza non è più dentro una classe a insegnare.
Il tempo sa essere impietoso, è vero. Eppure averlo speso così bene, al servizio dei più piccoli, dà pienamente il senso di una vita vissuta come meglio non si poteva. Buona pensione, maestra Enza. Meritata è dire poco.

















