Ha inaugurato questa mattina il MEI, il Museo Nazionale dell'Emigrazione, nella suggestiva cornice della Commenda di San Giovanni di Prè.
Il museo è frutto di mesi di lavoro dedicati a un progetto partecipato che ha coinvolto tantissimi realtà, italiane e nel mondo, tra cui numerose associazioni di italiani nel mondo.
La scelta della Liguria e in particolare di Genova, tra le varie città e regioni che si sono candidate a ospitare questo importante museo, è stata dettata proprio dal ruolo che la città e il suo porto hanno avuto nella storia dell’emigrazione italiana.
Ma c'è un di più che riguarda la Commenda di Prè: l'edificio, fondato nel XII secolo, era proprio un ospitale, un luogo deputato all'accoglienza dei viandanti o di chi si trovava a passare per Genova, dai tempi delle crociai fino agli emigranti dell'Ottocento.
La commenda è stata completamente rinnovata all'interno con lavori di adeguamento funzionale e tecnologico.
Un intervento in sinergia con la Soprintendenza e con l'investimento del Ministero della Cultura grazie anche al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
Un progetto, quello del MEI, fortemente voluto dal Ministero della Cultura, che vede come enti capofila il Comune di Genova e la Regione Liguria, firmatari dell’Accordo di valorizzazione. Un accordo basato sulla volontà di costruire una memoria migrante, un luogo di riflessione sui temi della migrazione ma anche dell’inclusività e dell’integrazione.
Il MEI si propone come contenitore delle esperienze che hanno caratterizzato e che ancora caratterizzano la complessa realtà migratoria nazionale, tenendo conto del fatto che le migrazioni sono una costante nella storia dell’uomo e che sono un tratto distintivo anche del nostro Paese.
Il presidente della Regione Liguria, intervenuto all'inaugurazione del Museo, ha così commentato: "Sono stati sette anni di lavoro intenso e oggi è bello essere qui. Ed è ancora più bello farlo in questa primavera che ci rivede tutti insieme, con la possibilità di stare fianco a fianco. In questa struttura avevamo messo uno dei primi centri per tamponi durante una delle crisi del Covid che abbiamo affrontato e superato. Oggi vederlo trasformato in un luogo non solo di cultura, ma anche di svago, di memoria e di racconto, è un passo importante, che lo valorizza ancora di più".
"L’anima di Genova - prosegue il governatore - è fatta dalle tante persone che da questo porto, dalle nostre banchine, sono partite per andare dall’altra parte del mondo, in terre lontane, a commerciare, a portare la Repubblica Marinara prima, il Regno d’Italia e la Repubblica poi, a costruirsi una vita altrove, tenendo però nel cuore il ricordo di questa città. Se il museo nazionale dell’emigrazione doveva avere una sede non poteva che essere Genova: la compagnia Rubattino, i grandi transatlantici, il palazzo della Regione che è stato sede di una delle più grandi compagnie di navigazione. Questo non solo è un museo dell’emigrazione, ma è anche un museo che racchiude un po’ dell’anima di Genova. Ricordare quel pezzo di storia è un buon punto di partenza su cui tracciare il futuro. E io mi auguro che questo luogo ispiri tutti noi a tracciare un futuro sempre migliore e sempre più chiaro nonostante le ombre che si allungano sul nostro mondo. Oggi – ha concluso il presidente - recuperiamo un pezzo del centro storico della nostra città, recuperiamo un palazzo di straordinaria bellezza, recuperiamo un’area della città, tra il porto e l’abitato, che merita di essere valorizzata, recuperiamo un pezzo della memoria, ma recuperiamo e costruiamo soprattutto anche un pezzo del futuro. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per arrivare dove siamo oggi".
“È un museo che racconta tante storie passate, ma anche storie di ritorno con uno sguardo in avanti e fa tutto questo in maniera innovativa - dichiara l'assessore regionale alla Cultura - Oggi si inaugura in maniera a molto rapida rispetto a quando questo progetto era partito. Si apre perché siamo stati pronti come istituzione a dire sì. Io ero presente all'incontro con il ministro della Cultura quando ci ha chiesto se accettavamo la sfida: non abbiamo esitato a dare una risposta affermativa. È stata una corsa contro il tempo, oggi siamo qui a tagliare il nastro. Chiaramente questo museo dovrà essere costantemente aggiornato nei contenuti, ma si parla di una realtà che vive, che vive di flussi che arriveranno qui riportando questa parte di Genova al centro, la cultura diventerà ancora una volta anche un fattore di promozione turistica".
Il percorso espositivo si sviluppa su 3 piani suddivisi in 16 aree, costruite intorno alle storie di vita dei protagonisti dell’emigrazione: le esperienze dei singoli sono proposte al visitatore attraverso fonti primarie come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie, i giornali, i canti e le musiche che accompagnavano gli emigranti. Documenti che si fondono in un'unica narrazione, che mostra il fenomeno migratorio nelle sue numerose sfaccettature e articolazioni.
Un museo in movimento, come suggerisce il tema del viaggio. Quello che il visitatore intraprenderà tra le immagini e le storie dei milioni di italiani che hanno lasciato il nostro paese. Migranti di epoche diverse - dall’Unità d’Italia ad oggi - con una loro storia, persone che hanno affrontato il delicato momento della scelta di partire, decidendo di lasciarsi alle spalle il lavoro, la casa e la famiglia di origine.
I dati sulle partenze, i ritorni, le destinazioni, il lavoro, la salute, l’alimentazione, il razzismo, l’accoglienza, le tante motivazioni diverse per lasciare l’Italia che rappresentano il grande mosaico della migrazione saranno restituiti al visitatore attraverso strumenti interattivi e multimediali.
Se il viaggio è il focus dell’esposizione al Galata Museo del Mare, di cui il MEI rappresenta la continuazione e il completamento, al MEI l’attenzione va a quello che si trova dopo il viaggio: la ricerca del lavoro e della casa, imparare una nuova lingua, inserirsi in una società diversa a volte ostile.
I documenti utilizzati per la costruzione dei contenuti del museo arrivano da enti, istituzioni statali e locali, archivi, musei, associazioni di emigrati: una grande rete di collaborazione che il MEI ha costruito, un grande mosaico dove ogni tassello è una storia individuale e comunitaria della migrazione.
Ogni area del museo introduce un periodo della mobilità umana, dalla preistoria all’età medievale e moderna, ben prima della diffusione del concetto di “confine”. L’emigrazione italiana non ha avuto solo la sua destinazione all’estero e non appartiene solo al passato. Per questo il museo racconta anche l’emigrazione interna, declinata nelle sue due grandi direttrici, dalla campagna alla città e dal Sud al Nord, e l’emigrazione contemporanea, con le forme che ha assunto dopo il 1973, anno del cambio epocale, in cui da paese di emigrazione l’Italia diviene paese di immigrazione.
All’interno del museo c’è anche uno spazio di riflessione, il Memoriale, un’installazione artistica con un planisfero che mostra i luoghi di tragedie che hanno coinvolto l’emigrazione: dal naufragio del Sirio all’incendio della Triangle a New York, dai fatti di Aigues Mortes alla strage di Marcinelle, passando per disastri minerari e naufragi. Nomi che non vanno dimenticati e che rappresentano il lato oscuro, drammatico, della migrazione come ci ricordano ancora oggi, e pur nella loro diversità, le silenziose stragi che colpiscono i migranti in ogni parte del mondo.
Il percorso museale si conclude con una riflessione sulle mobilità interne al Paese e con una prima presentazione delle migrazioni degli ultimi vent’anni, realizzata in particolare in collaborazione con la Fondazione Migrantes e basata sugli studi pubblicati nei diversi Rapporti sugli Italiani nel Mondo.
I documenti utilizzati sono il frutto di ricerche e studi con la collaborazione di studiosi e istituzioni come il Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana (CISEI) di Genova, la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, il Museo regionale dell’emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino, l’Istituto centrale per i beni sonori e gli audiovisivi, l’Istituto Luce – Archivio Storico Luce, la Rai, attraverso l’Archivio Rai-Teche, l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero Affari esteri e cooperazione internazionale.
Non sono inoltre mancati contatti con musei e centri internazionali quali l’Ellis Island National Museum of Immigration, il MUNTREF -Museo de la Inmigración di Buenos Aires e il Museu da Imigração do Estado de São Paulo di San Paolo.
Ruolo fondamentale rivestono inoltre le numerose associazioni di “italiani nel mondo”, una molteplicità di soggetti spesso molto attivi nelle relazioni internazionali e di forte impatto sulle comunità degli italiani espatriati.
Un importante e costruttivo dialogo è stato sviluppato con un prestigioso soggetto istituzionale: la Direzione Generale degli Italiani all’Estero (DIGIT) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ed è anche stato sottoscritto un protocollo d’intesa con Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE).
ORARI DI APERTURA
Dal 12 maggio al 30 giugno - da giovedì a domenica, con orario 11/18
BIGLIETTI:
intero € 7
ridotto € 5
famiglie € 16
scuole € 5