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Attualità | 02 luglio 2022, 09:30

'Barriere': un film che parla della lotta quotidiana con e stessi

In mezzo alle tante possibilità di film da guardare, questo è davvero consigliato, firmato Denzel Washington

'Barriere': un film che parla della lotta quotidiana con e stessi

Al giorno d'oggi, siamo abituati ad avere pronto un programma tv molto ricco. Netflix, Amazon video, Disney Plus, sono piattaforme che offrono una marea di alternative per passare la il tempo. Alle volte forse, questa offerta è anche troppo ampia, tanto che il rischio potrebbe essere quello di perdersi tra titoli e trame di centinaia di film.

Una sera in mezzo  queste infinite possibilità ho trovato una visione molto valida che quindi mi sento di consigliare e utilizzare per offrire uno spunto di riflessione.
"Barriere" è un film diretto dall'attore e in questo caso regista, Denzel Washington. Non mi aspettavo questo ruolo devo dire, ma ho voluto approfondire: l'attore ricopre di solito ruoli abbastanza importanti, almeno umanamente parlando, credo abbia una buona mimica e una buona espressività.

Ho iniziato il film, che è uscito un Italia nel 2017 e che ha vinto il premio Pulitzer, e sono rimasta da subito perplessa. Sembra un racconto immobile. Non succede niente, o molto poco, ci sono molti dialoghi, quasi insistenti, che si arrampicano sul tempo del film che scorre, quasi ad obbligare lo spettatore a guardare e a seguire il filo logico. Un filo impegnativo, non da tutti i giorni, non da tutti i film di Denzel Washington come attore.

Le barriere di cui parla quest'opera artistica (mi sento di definirla tale), riguardano non tanto le barriere sociali come in un primo momento, secondo me, sembra si parli. Le barriere sono barriere interne di ognuno di noi. Denzel costruisce una vita perfetta ma che non gli appartiene fino in fondo. Si costruisce una barriera (che nel film diventerà uno steccato sul giardino di casa) per tenere le cose cattive fuori, per tenere la sua parte più distruttiva, fuori. Ma poi questa torna. È un film che parla di apparenze crudeli, divisione delle persone in buone o cattive, è un film che fa i conti con l'equilibrio di se stessi e la disponibilità che ognuno di noi ha a scavare veramente dentro di sé per accettare e accogliere anche le parti più fragili che abbiamo. Troy, il protagonista del film non ce la fa, e ad un certo punto cede.

Questo film mi è piaciuto molto e lo consiglio perché obbliga ciascuno a star lì a vedere. Ad aspettare. Le nostre parti più fragili fanno una vita d'inferno, le nascondiamo spesso, ogni giorno. Le rifiutiamo anche. Invece devono essere guardate, coltivate, tenute insieme alle altre nostre caratteristiche. Perché solo con una solidità intera possiamo riuscire a sentirci in equilibrio. Altrimenti lo steccato non ci aiuta. Come Troy nel film infatti, possiamo provare a tenere fuori tutto ciò che ci fa stare male, anche noi stessi, ma prima o poi bussiamo alle nostre stesse porte. La vita ci impone, ad un certo punto, di guardarci allo specchio completamente. E così noi dobbiamo essere pronti.

Le barriere di Troy lo hanno impegnato a difendersi dal mondo ma non da se stesso e poi, un giorno, il conto è arrivato.

Film che fa riflettere sull'importanza di coltivare un rapporto vero con se stessi, di non ignorarsi, di non mascherarsi. E questo va molto oltre il concetto di barriera. Film da vedere, extra consigliato.

Cristina Fregara

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