Lunedì 19 settembre alle ore 18 presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano verrà presentato per la prima volta a Genova Io, Moby Dick di Corrado d'Elia (Edizioni Ares, Collana «Narratori», pp. 160, euro 14).
Testo di teatro, nato per essere rappresentato, letto ad alta voce e raccontato, l’opera diventa ora un libro che vuole essere spunto di riflessione, omaggio alla lettura in silenzio, profonda, di pensiero, di meditazione.
Dopo tanti testi scritti per il teatro e mai pubblicati, d’Elia, una delle figure più innovative e complete del panorama teatrale italiano contemporaneo, avverte l’esigenza di iniziare l’avventura editoriale, rispettosamente sull’onda lunga di un libro-mondo che, da sempre, interroga, senza limiti nello spazio e nel tempo, che sa pure essere straordinariamente contemporaneo.
Cosmo e scienza, un patrimonio di miti che non si inventano ma si svelano, la ventosa esplorazione poetica di un teatro del mondo è Moby Dick per d’Elia. È un poema dove gli uomini si radunano davanti a domande ultime e l’enigma della navigazione si pone al centro, come una sfida. Non c’è minimalismo con cui fare i conti. C’è una sovversione potente della coscienza contemporanea. Una scrittura incandescente, febbrile, che non rinuncia alla sfida della spiritualità, che nella brevità dell’azione drammaturgica lascia balenare considerazioni, interrogazioni, riflessione autentica.
Scrive l'autore nella premessa: «Ogni volta che ci avviciniamo a Moby Dick, abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a qualcosa di più grande di noi, di importante e di inafferrabile. Questo libro ha l’ambizione di prenderci per mano e di condurci sulle strade, o forse meglio dire per i grandi mari, alla ricerca della balena bianca. Un viaggio che è metafora della nostra stessa vita».
Alessandro Rivali nell'invito alla lettura: «Io, Moby Dick è la scrittura di un sogno, ma anche un segno di speranza, come sempre lo è la scrittura. Leggere Io, Moby Dick è un’occasione per un viaggio in noi stessi. Per chiederci cosa sia veramente decisivo nella nostra vita».
Ognuno di noi, nella lettura, sarà Achab, con le sue durezze, le intemperanze ma anche e soprattutto con le sue eterne domande. Domande che non sono altro che le nostre, di fronte alle manifestazioni e ai misteri della vita.














