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Economia | 30 gennaio 2023, 16:48

Metalli pesanti e uranio impoverito, il protocollo Montilla cura i militari

Studi genetici e tossicologici per valutare il rischio oncologico, mai svolti sugli appartenenti alle Forze armate esposti

Metalli pesanti e uranio impoverito, il protocollo Montilla cura i militari

I militari italiani in missione di pace all’estero, come quelli in patria, troppo spesso sono esposti a sostanze dannose per la loro salute, questione che meriterebbe maggiore attenzione. Amianto, nanoparticelle di metalli pesanti e radiazioni, per via dell’uso di proiettili all’uranio impoverito vaccini contaminati. Così, l’avvocato Ezio Bonanni, che ha discusso centinaia di cause per la tutela dei militari malati e dei loro familiari. Storie di uomini e donne e del loro sacrificio, poi costretti ad agire contro lo Stato che hanno servito, e che subisce e condanne in sede civile e anche in sede penale. Come per l’ultimo caso della Marina militare.

La giurisprudenza è chiara nel sancire che, pur in assenza di una legge scientifica certa, poiché questi militari erano tutti sani e giovani e si sono ammalati al ritorno delle missioni, sussiste il nesso causale e quindi deve essere riconosciuta la causa di servizio e il diritto al risarcimento del danno. Però risarcire non basta, occorre evitare queste esposizioni e questi danni biologici.

Non è il fato dell’antica Grecia la causa, quanto piuttosto la mano dell’uomo e la scarsa attenzione di chi avrebbe dovuto occuparsene.

Il dottor Pasquale Montilla, oncologo medico e componente del Comitato scientifico dell’Ona, analizzando le malattie causate dai metalli pesanti, agenti chimici tossici, ha realizzato un approccio clinico terapeutico che ha avuto, in molti casi, ottimi risultati, e che è stato definito positivamente anche dal professor Massimo Zucchetti. “Questo protocollo – ha scritto anche sui social il professore presso il Politecnico di Torino e consulente della Commissione d’inchiesta parlamentare per l’uranio impoverito, candidato al premio Nobel - messo a punto dal bravissimo Dott. Pasquale Montilla è una valida cura per i contaminati da metalli pesanti, quali i militari che hanno operato nei Balcani. Eccellenza scientifica italiana”.

“Sono proprio i metalli pesanti – ha chiarito Montilla ultimamente – che causano fenomeni tossico-infiammatori determinando mutazioni genetiche che sono alla base dell’insorgenza di tumori. I militari che sono stati nei teatri di guerra e in particolare nei Balcani sono stati esposti alle radiazioni e a diversi agenti mutageni (elementi chimici che provocano la mutazione), cancerogeni. Questo spiega perché si sono ammalati di neoplasie e di varie patologie. La stessa Fondazione Airc per la ricerca sul cancro riconosce i metalli pesanti - quali arsenico, piombo, cadmio - come cancerogeni. Per i militari questo accumulo cronico amplificato ha determinato alterazioni genetiche e deragliamento dei sistemi biologici. Ma soprattutto ho osservato in questi militari la presenza di patologie ad impatto ematologico: linfomi, leucemie, mielodisplasie e patologie ad impatto polmonare”.

“I militari che sono partiti per le missioni all’estero selezionati e in buona salute, paradossalmente hanno subito al rientro un’incidenza non casuale di patologie neoplastiche. Quello che è mancato – ha continuato Montilla – sui militari e sulle popolazioni in aree contaminate italiane sono l’applicazione di screening tossicologici primitivi di fase mirata alla medicina interna e all’oncologia clinica applicata e analisi genetiche sulle popolazioni a rischio per lo studio delle mutazioni. Che avrebbero garantito una diagnosi precoce da avvelenamento cronico da metalli tossici e quindi un immediato intervento farmacologico di ‘decomplessazione’ con l’abbattimento del rischio dell’insorgenza di patologie”.

Mentre governi e ministero della Difesa cercano ancora il nesso causale tra esposizione ai metalli pesanti, vaccini somministrati tutti insieme e altri cancerogeni quali l’amianto, presenti nei teatri di guerra, Montilla è riuscito a strappare diversi pazienti da una diagnosi infausta. Ora si guarda ancora più avanti. “Sarebbe importante – dice – a questo punto effettuare uno studio tossicologico accurato sui soggetti esposti, a partire dai militari”.

Lo studio, presentato al ministero della Difesa nel 2019, aveva riscontrato un notevole interesse e ora è in attesa di finanziamento.

Era stata valutata anche una possibile coorte (gruppo di persone sottoposte allo studio): militari appartenenti alle 4 forze armate, tra i 20 e i 59 anni nel periodo 1996-2012. Di questi 3663, il 60% del totale, si sono ammalati di tumore. Eppure nessuno studio è stato finora effettuato. La Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito ha raccolto dati e testimonianze e quel che è emerso è stato una mancanza di attenzione nella tutela della salute dei militari in missione all’estero. Davanti a tante patologie e ad oltre 400 morti tra quei militari ha consigliato di trattare quelle zone come ad alto rischio, così come alcune aree italiane contaminate da proiettili ad uranio impoverito. Questo significa informare i militari e dotarli dei dispositivi di protezione utili a minimizzare i rischi. Cosa che finora sarebbe mancata.

Dalla riflessione scientifica di un medico che non si è fermato davanti alla prima diagnosi, ma ha voluto guardare oltre, è stato realizzato trattamento farmacologico per chi è stato esposto e per chi si è già ammalato. Tutto è iniziato con una consulenza medico legale. Montilla aveva identificato delle neuropatie da danno tossico che determinavano disturbi tossici, encefalici e dei circuiti neurologici. Così ha chiesto al militare in cura perché non avessero effettuato una valutazione tossicologica. Il paziente ha risposto che nessuno gli aveva mai detto di sottoporsi a questo esame. Quando il medico ha verificato la presenza massiccia di metalli tossici ha iniziato una decomplessazione. A quel punto c’è stato un recupero clinico e neurologico: erano i metalli ad interferire sulla trasmissione neuro elettrica!

“Nessuna rivoluzione copernicana – ha concluso Montilla - piuttosto un cambio di prospettiva nel metodo scientifico da utilizzare. Il modello di screening tossicologico è indicato nelle linee guida internazionali di tossicologia clinica applicata e descrittiva. In questo modo i cancerogeni possono essere identificati su specie umana e non solo con indagini retrospettive, ma identificando in prospettiva le sostanze che possono provocare mutazioni con una tecnica biologica semplice e lineare. Applicato al caso dei militari delle missioni di pace dei Balcani significa, per la prima volta, finalmente, curarli”.  

La domanda più importante è perché i militari italiani non sono stati informati dei rischi. Secondo il dottor Montilla mancherebbe una reale comunicazione politica.

Mentre ancora le alte sfere indagano sull’opportunità di realizzare studi formali sull’argomento la scienza va ancora più avanti. In Israele stanno ipotizzando trattamenti di protezione genetica da impatto da radiazioni da uranio, plutonio e polonio. Si tratta per ovvi motivi di un Paese a rischio attacco nucleare. Ma non bisogna restare indietro. Esiste una classe di farmaci per il controllo del danno da elementi isotopi radioattivi come uranio, polonio e celsio, e non vanno negati ai militari contaminati o alla popolazione civile che ha subito un danno da radiazione.

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