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Economia | 30 gennaio 2023, 17:30

Terziario, l'allarme dei sindacati: "Tre lavoratori su dieci guadagna meno di 700 euro lordi al mese"

L'allarme è stato lanciato da Paolo Andreani, segretario generale di Uil-Tucs: "Se nel 2023 non ripartiranno i consumi, le imprese andranno in difficoltà"

Terziario, l'allarme dei sindacati: "Tre lavoratori su dieci guadagna meno di 700 euro lordi al mese"

"Tre lavoratori su dieci del terziario guadagnano meno di 700 euro lordi al mese". E' l'allarme lanciato dal segretario generale di Uil-Tucs Genova Paolo Andreani, intervenuto questa mattina all'incontro dell'Ente Bilaterale territoriale organizzato dalla Camera di Commercio, sul tema del contratto nazionale del terziario. 

“Il tema più rilevante è quello dei salari. - spiega Andreani - I lavoratori del settore hanno perso nell'anno passato una mensilità. Bisogna assolutamente rinnovare i contratti. Quello del terziario è un contratto molto rilevante riguarda più di 2milioni di persone, le imprese e il governo ci devono dare una risposta, abbiamo chiesto una detassazione degli aumenti contrattuali, il 2023 è l'anno decisivo per la ripartenza di consumi interni senza i quali le imprese andranno in difficoltà”.

Continua poi, parlando dei salari bassi“Nel terziario, nel commercio in particolare, ormai ci sono 3 lavoratori su 10 che guadagnato meno di 700 euro lordi al mesi, se contiamo il turismo sono 6 su 10 prevalentemente giovani e donne, se non interveniamo qui perdiamo il futuro del paese".

Aggiunge poi “ci sono molte dimissioni e ci sono cambiamenti delle abitudini i salari bassi la terziarizzazione di molte imprese, il dumping contrattuale, la rincorsa a ridurre i costi delle imprese abbassando i salari sono problemi molto rilevanti.

Specificamente sul precariato “c'è un grosso problema di precariato, c'è un tema che è la discontinuità del rapporto di lavoro, e c'è un tema che riguarda i bassi salari. Questi due fenomeni portano con sé la povertà dell'oggi e la povertà previdenziale del domani. È una bomba a orologeria.”

Conclude, inquadrando la situazione ligure “Siamo più verso il basso dell'orizzonte mediano, la demografia della Liguria, ciò che accade nel rapporto giovani anziani, l'alta stagionalità del settore turistico, la polverizzazione del terziario, anche se legato all'impresa porta quote significative di lavoro povero, quindi la Liguria è tra le regioni più in difficoltà.”

Ad Andreani fa eco Silvia Avanzino, presidente dell'Ente Bilaterale, accentuando l'importanza della formazione dei lavoratori e la necessità di investimenti per sostenere le aziende già provate dal covid e dalla crisi.

“Ci presentiamo per fare una fotografia della situazione, l'abbiamo già detto è un settore variegato fatto di piccole e medie imprese. Le piccole sono quelle che hanno faticato di più e alcune non hanno retto, abbiamo visto la divisione per cui alcune aziende hanno continuato a lavorare e altre si sono arrestate e riprendersi da questo. È stato difficile abbiamo cercato come ente bilaterale di dare più sostegno possibile soprattutto attraverso la formazione che per noi è fondamentale e questo ha in qualche modo consentito ad alcuni di raggiunger il traguardo. Noi oggi ci presentiamo a questo appuntamento con il rinnovo dei contratti del commercio che vedono rinnovata la loro parte economica che già questo mese".

Aggiunge ricordando l'importanza di adeguare i salari per sostenere i consumi: “La contrattazione è una parte fondamentale, perché restituire il potere economico a questa classe di lavoratori che in Liguria e Genova sono tantissimi ci permette di generare potere economico e quindi una possibilità per i consumi di riprendersi. È un momento difficilissimo, noi che siamo agenti salariali sappiamo che la contrattazione è uno degli strumenti per traguardare.”

Anche Avanzino ammette le difficoltà della Liguria, invocando investimenti e politiche a sostegno dell'impresa: “Rispetto alla situazione italiana la Liguria è quella che fatica di più. Perché noi insistiamo continuamente per avere degli investimenti e per fare sì che le istituzioni facciano con noi squadra, perché se non ci sono investimenti pubblici e privati, non parliamo dei soliti investimenti ma parliamo della capacità di saper attrarre le aziende, e le piccole aziende vanno aiutate con incentivi, dove possibile con degli sgravi che consentano loro di aprire di investire ma anche di mantenere l'occupazione”.

Federico De Salvo

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