Si celebra il 10 maggio il 398° anniversario del Santuario di Nostra Signora della Vittoria a Mignanego, alle porte di Genova. Per l'occasione, all'interno dei tanti festeggiamenti, alle 17 verrà celebrata la tradizionale messa in lingua genovese, con letture e omelia del rettore don Sandro Carbone in dialetto genovese e canti tradizionali del coro diretto dal maestro Lorenzo Cambiaso. Le letture dei Vangeli saranno tratte dal volume curato da Enrico "Rico" Carlini O Nêuvo Testaménto – I Evangêi – I Àtti di Apòstoli (Erga edizioni). "E' un passo importante per l’inserimento della lingua genovese all’interno della cultura laica e religiosa contemporanea, come degnamente le spetta", ha scritto Don Carbone nella prefazione.
Si tratta di uno dei volumi con i quali Erga propone da sempre il filone del recupero della lingua genovese, fra cui si situano la traduzione dell'Eneide di Giorgio Oddone, i 100 anni di folklore genovese di Milena Medicina, le varie grammatiche di Nino Durante e non solo, le poesie di Sandro Patrone e Benedetto Mortola, i calendari in genovese fra cui spicca il Lunâio do Bacìccia che viene ininterrottamente pubblicato dal 1975, i capisaldi "E parolle do gatto" e "E parolle da gatta" di Michelangelo Dolcino, per concludere con la pubblicazione delle commedie di Gilberto Govi (due volumi storici cui se ne aggiunge uno con tre commedie inedite in uscita nei prossimi giorni).
Il Santuario della Vittoria sorge su un colle a 600 metri sul livello del mare in splendida posizione che domina la Val Polcevera in prossimità del passo detto "del Pertuso" o "del Malpertuso", in seguito rinominato "passo della Vittoria". Nasce lungo la principale via di comunicazione tra Genova e la Pianura Padana per ricordare la vittoria del 10 maggio 1625 sulle armate del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. In quell’occasione il passo del Pertuso fu teatro dello scontro tra le truppe di Carlo Emanuele di Savoia e un gruppo di ardimentosi paesani locali i quali, in 80 contro 8000, riuscirono a resistere per dieci ore ai tentativi di sfondamento dei savoiardi salvando così da capitolazione certa la città di Genova. Gli 80 paesani col loro parroco riuscirono a resistere finché alcuni capitani di ventura, tra cui il famosissimo Battino Maragliano, raccolti più di 1500 uomini, giunsero finalmente in soccorso dei combattenti ormai allo stremo delle forze, respingendo in via definitiva l’attacco nemico.














