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Attualità | 04 aprile 2024, 19:18

Rinasce il Monumento Fieschi, uno dei principali simboli del Medioevo a Genova

Presentato il riallestimento al Museo Diocesano: è il complesso scultoreo più importante e meglio conservato del Trecento genovese

Rinasce il Monumento Fieschi, uno dei principali simboli del Medioevo a Genova

Quaranta mesi di lavoro per un progetto eccezionale e al contempo complesso che ha richiesto un attento intervento di restauro e una nuova, scenografica, collocazione di una delle sepolture ‘più magnifiche d’Italia […] tutta marmorea, e piena di numero grandissimo di statue, arche e colonne in grandezza e in altezza notabile’.

La ‘rinascita’ del monumento Fieschi, una delle più importanti tracce del Medioevo a Genova, presentato nel riallestimento al Museo Diocesano, è frutto di un impegno partito nel novembre 2020 e reso possibile da una equipe in cui ogni competenza è stata messa a disposizione del progetto d’insieme che ha riguardato i centoventiquattro frammenti dell’apparto funebre di Luca Fieschi, figura di spicco per la storia di Genova.

Un risultato che non ha tradito le aspettative iniziali, restituendo una delle più significative testimonianze della cultura gotica italiana, non con la volontà di ricostruire - impossibile, di fatto anche per la mancanza di porzioni perdute o non ancora scoperte - ma con l’intento di migliorare ulteriormente quanto già fatto in passato.

Assieme alla tomba di Margherita di Brabante di Giovanni Pisano, infatti, il Monumento Fieschi è il complesso scultoreo più importante e più conservato del Trecento genovese.

Siamo partiti con un monumento che era parzialmente esposto in museo - racconta Paola Martini, Conservatrice del Museo Diocesano - e quando si è trattato per un museo di trovare quali sono quelle opere che possono farti  conoscere, lavorare su qualcosa di importante che avevamo qui è sembrato naturale. Quindi, è venuto fuori un progetto di valorizzazione che in realtà era cominciato con il riallestimento del piano fondi poi, guardando tutti i frammenti di questo monumento, l’idea dell’architetto Tortelli di esporli su due livelli quindi di creare una dimensione e un impatto visivo così importante, mi ha dato la carica per dire sì. È un progetto su cui scommetto per presentare il Museo in una veste nuova. Credo che tutti assieme ci siamo riusciti. Dico tutti assieme perché i curatori, l’architetto, la curatela scientifica ma anche le persone che hanno movimentato questi carichi di marmi impressionanti, chi ha fatto l’allestimento, è stato davvero un lavoro di una bella equipe in cui ci siamo trovati a lavorare con calma, anche nel periodo di Covid in cui, per fortuna, come museo avevamo qualcosa da fare ed è stata una cosa molto importante”.

Un monumento fondamentale perché “è l’unico monumento importante, magniloquente, della Genova medievale che un genovese può ancora vedere”, afferma la curatrice che aggiunge: “Purtroppo le tracce del Medioevo nella nostra città sono spesso andate perdute, frammentarie. Ecco, pur nei suoi centoventiquattro frammenti, questo restituisce quell’imponenza e quell’ampia raffinatezza che apparteneva al nostro patrimonio, apparteneva alle nostre chiese, e che tiene anche traccia di una famiglia, quella dei Fieschi, che è stata fondamentale sia per la storia della Chiesa che per la nostra storia e anche per Genova”.

A collaborare al progetto, secondo le rispettive competenze, sono stati Clario Di Fabio e Francesca Girelli dell’Università di Genova per l’indagine scientifica, Giovanni Tortelli (stimo GTRF Tortelli Frassoni) in qualità di progettista e direttore dei lavori di allestimento e dei suoi collaboratori Alessandro Polo e Rocco Pagnoni, dei restauratori Iacco Morlotti e collaboratori, dei tecnici e degli operatori di Sciutto S.r.L., coordinati dalla Direzione Museale.

Fondamentale è stato il contributo della Soprintendenza Archeologica di Genova, tramite per il contributo del Ministero della Cultura all’intervento conservativo; il Comune di Genova, il Museo di Sant’Agostino; la parrocchia di Santa Maria Maddalena e San Girolamo Emiliani; la Cattedrale di San Lorenzo e l’Università di Genova.

Basilare è stato il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo che, avendo già supportato l’intervento di riallestimento e di riqualificazione museale nel piano interrato del Museo, è stato il maggior sostenitore di questo nuovo progetto espositivo.

L’apertura al pubblico del Monumento, a partire dal 5 aprile 2024, all’interno di IANUA, anno dedicato dalla città di Genova al Medioevo , darà il via anche a una serie di iniziative di promozione culturale riguardanti il complesso funebre e la storia della famiglia Fieschi come ribadisce Martini: “Nei prossimi mesi inizierà tutta una serie di attività di valorizzazione per cui non solo concerti, ma visite guidate, approfondimenti sui territori dei Fieschi perché proprio partendo da qui, dal Chiostro, vogliamo partire per far conoscere questa famiglia, poi ci sarà ovviamente anche una giornata di studi, di approfondimento a ottobre, chiuderemo l’anno con una bellissima mostra in collaborazione con la fondazione Bruschettini, poi a marzo 2025, un volume di studi che chiuderà appunto tutti i lavori di questo importante monumento. Ci saranno anche oltre altre attività. C’è una statua di Luca Fieschi che è a Boston, i contatti ci sono, non mi dispiacerebbe riuscire a far portare qui almeno in copia”.

LUCA FIESCHI, IL PRIMO CARDINALE SEPOLTO IN CATTEDRALE

Figura di spicco nella curia romana, personaggio di riferimento per la storia genovese, Luca Fieschi, cardinale e nipote di due papi (Innocenzo IV e Adriano V), è stato il primo a ottenere di essere sepolto in Cattedrale.

Il suo maestoso monumento funebre presume potesse essere collocato nel presbiterio di fronte alla cappella che custodiva già le ceneri di San Giovanni Battista. Non una posizione casuale, bensì il culmine di un disegno politico-ideologico e personale che consacra la potente casata in città.

Realizzato tra il 1336 e il 1345 da un gruppo di scultori della scuola pisana, successori del Giovanni Pisano autore del monumento a Margherita di Brabante, il complesso scultoreo di marmo nel Seicento venne ridotto lasciando a vista solo i frammenti statuari. Le parti architettoniche, ritrovate alla fine del XIX secolo durante i restauri della Cattedrale, vennero patate al Museo di Sant’Agostino e avvicinate da Orlando Grosso. Nel 1991  tutte le componenti del complesso funebre (provenienti dalla Cattedrale e dal Museo di Sant’Agostino) furono trasportate nel Museo Diocesano e allestite al piano interrato.

IL LAVORO IN SINTESI

Il complesso funebre è stato oggetto di un attento intervento iniziato con lo smontaggio dei frammenti allestiti dal 1992 in quella che era la cosiddetta Sala Fieschi del Museo Diocesano. Il piano interrato si è tramutato così in un grande deposito di frammenti, molti dei quali mai esposti al pubblico.

Una attenta indagine ha portato poi alla richiesta di deposito di cinque statue provenienti dalla Chiesa di Santa Maria Maddalena e San Gerolamo Emiliani: si tratta delle quattro Virtù Cardinali e della Madonna con il Bambino, concesse per essere inserite all’interno all’allestimento. 

Lo stesso è accaduto con i frammenti architettonici conservati al Museo di Sant’Agostino e nella Cattedrale di San Lorenzo.

Dopo questa prima fase, si è passati all’intervento conservativo su tutti i frammenti del Monumento, sotto la direzione della Soprintendenza. L’operazione di restauro, condotta da Iacco Morlotti con la collaborazione di Romana Albini, Francesca Gagino, Carmelo Juvencio Quijada e Alessandra Cavalli e con la direzione di Massimo Bartoletti e di Caterina Olcese è stata effettuata con grande attenzione e accuratezza, individuando e proteggendo le tracce di policromia ancora esistenti su alcune porzioni delle figure e costruendo una mappatura delle stesse in vista di una possibile restituzione digitale. 

In questa fase, coinvolgendo l’Università di Genova, sono state condotte indagini non invasive sia per individuare le tracce policrome superstiti che per analizzare in via preventiva eventuali residui materici presenti sulle statue, prima di procedere alla pulitura (analisi a cura di Michele Brancucci - GeoSpectra srl). 

Più complessa, invece, l’operazione per la riconversione dei frammenti curvilinei, con la restituzione di una forma determinata dalle accurate analisi di ogni singolo elemento.

La progettazione architettonica, curata dallo studio GTRF Tortelli Frassoni e diretta dall’architetto Giovanni Tortelli (con i collaboratori Alessandro Polo e Rocco Sebastiano Pagnoni), ha reso necessario uno studio preliminare approfondito, condotto accanto e a supporto degli storici dell’arte e dei restauratori, per individuare gli attacchi e i possibili accorpamenti dei diversi frammenti, la loro gerarchia compositiva e la possibilità di suggerire la grandiosità e la monumentalità dell’opera. 

La scelta di esporre tutti i frammenti recuperati, corredati da un esauriente apparato didattico, ha permesso di dare completezza alla narrazione storica e museografica. Lo straordinario intervento architettonico di invenzione di uno spazio a tutta altezza ha inoltre consentito di poter distribuire la composizione in verticale, su un fondo metallico inerte verniciato a polveri epossidiche color testa di moro, evocandone l’originario sviluppo e favorendo diversi punti di vista carichi di suggestione.  Un ballatoio esagonale al livello intermedio recupera la memoria dell’originaria “capella” entro il quale il monumento era conservato e offre la possibilità di un’osservazione ravvicinata dei raffinatissimi particolari e dettagli scultorei.

Isabella Rizzitano

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