Trent'anni dopo il delitto di Nada Cella si apre per la prima volta il processo in Corte d'Assise a Genova sul delitto di via Marsala a Chiavari, cold case riaperto nel 2021 su impulso degli accertamenti svolti da una criminologa che hanno permesso la riapertura delle indagini attorno ad una figura, quella di Anna Lucia Cecere, ex insegnante oggi accusata di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
Sarà in aula a Genova Cecere questa mattina, per la prima udienza insieme ai coimputati Marco Soracco, commercialista e titolare dello studio in cui lavorava la segretaria 24enne, e l'anziana madre Marisa Bacchioni, accusati entrambi di favoreggiamento.
Si ripartirà dai 5 giorni in cui Cecere, dopo il delitto, venne indagata dai carabinieri, subendo anche una perquisizione domiciliare nella quale verranno trovati 5 bottoni del tutto simili a quello rinvenuto sotto il corpo agonizzante di Nada, riverso in una pozza di sangue dietro la scrivania di lavoro dov'è stata aggredita e uccisa. Un ufficio che solo alcune ore dopo diventerà ufficialmente una scena del crimine, quando la ragazza muore in ospedale per le ferite troppo gravi riportate, ma per soccorrere la quale molte tracce vennero sacrificate. Qualcuna forse anche lavata via dalla madre di Soracco, che interverrà con straccio e detersivo per ripulire il pianerottolo insanguinato dopo i soccorsi.
Si ripartirà dalle 3 testimonianze e dalle 4 voci rimaste anonime negli anni che nel circoscrivere le ore del delitto parlarono di una donna, vista proprio sotto lo stabile del delitto con le mani e i vestiti insanguinati, fuggire via a bordo di un motorino blu.
Per l'accusa si tratta di Cecere, che avrebbe agito per gelosia e in uno scatto d'ira: avrebbe voluto prendere il posto della ragazza nello studio, e forse avvicinare Soracco, che ha sempre però negato qualunque rapporto con lei.
Questa mattina verranno acquisite le liste dei testimoni, più di una 70ina solo quelle delle difese senza contare quelli dell'accusa e delle parti civili, da chiamare in udienza. E il giudice dovrà decidere se accogliere o meno la questione di legittimità sollevata da Andrea Vernazza, legale di Soracco, in merito al rinvio a giudizio intervenuto lo scorso novembre su una posizione, quella del suo assistito, già oggetto di proscioglimento e senza motivazione. In caso di ok, potrebbe nuovamente fermarsi l'iter del processo fino a una pronuncia della Corte Costituzionale.