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Attualità | 14 febbraio 2025, 14:00

Agostino Gazzo (Direttivo Civ Sestri Ponente): "Scesi in piazza per Fincantieri: immaginavamo un futuro fatto di dialogo, ma ci siamo sbagliati'

Il Presidente Associazione Gioiellieri Genova e provincia risponde alle dichiarazioni rilasciateci nei giorni scorsi dal Vicepresidente del Municipio VI Maurizio Amorfini: "Afferma che il cantiere 'è da sempre una fonte principale di reddito di buona parte dei sestresi': lo è stata, più o meno, fino agli anni ‘70. Aziende così importanti sono sempre impattanti nel luogo dove operano"

A seguito della nostra intervista rilasciataci dal Vicepresidente del VI Municipio (Sestri Ponente e Cornigliano), durante la quale, in tema lavori di ribaltamento a mare di Fincantieri e sulle conseguenze impattanti, tra vibrazioni e crepe, sulla comunità, ha dichiarato che "l’ampliamento di Fincantieri renderà sempre più competitive Sestri Ponente e la città", sottolineando come proprio l'azienda è da sempre "una fonte principale di reddito di buona parte dei sestresi", sono state (e non poche) le reazioni da parte delle realtà delle delegazioni.

Fra queste, abbiamo avuto modo di incontrare e approfondire il tema con Agostino Gazzo, membro direttivo del Civ di Sestri Ponente nonché Presidente Associazione Gioiellieri Genova e provincia, oltre ad essere il titolare di un'attività storica, 'Gioielleria Magnone', del quartiere

Gazzo parte subito nel discorso facendo una premessa importante, ricordando quando ai tempi che videro lo stop di Fincantieri e il conseguente pericolo di una chiusura definitiva, tutta la comunità locale scese in piazza in difesa del cantiere: "La difesa del cantiere e dei suoi posti di lavoro, con lo sciopero organizzato anni fa dal compianto presidente Paolo Odone e da me, ha portato a Sestri Ponente più di tremila persone, credo con qualche ricaduta positiva nella complicata situazione di allora. L’avevamo organizzato con uno slancio e una passione che ancor oggi ricordo", racconta il membro del direttivo Civ Sestri Ponente.

"Il lavoro va difeso, sempre. E il patto che stavamo stringendo parlava una lingua diversa rispetto al passato - prosegue -. In quei momenti, parlando dal palco di piazza Baracca, vedendo imprese e imprenditori genovesi (erano presenti tutte le cinquanta sigle sindacali della Confcommercio) e operai del cantiere, mi ero immaginato un futuro dove, finalmente, le porte stagne che governano la città, dove tutti si isolano nel 'proprio mondo' , si potessero aprire. Un futuro dove il cantiere e la città avrebbero dialogato tracciando, insieme, una rinascita, un 'nuovo corso'", racconta, precisando che, però "con estrema tristezza devo dire che mi sbagliavo. Almeno fino ad ora"

Per quanto concerne il fatto che le imprese possano avere una responsabilità per l'impatto sociale determinante sul territorio, Gazzo afferma che "la risposta non possa che essere affermativa, come tra l’altro sancisce la Comunità Europea nel 2011 parlando di impresa etica. Da qui possiamo partire pensando agli auspicabili principi di sostenibilità e trasparenza che, seppur non prescritti dalla legge, possono essere buone pratiche da mettere in campo. Possiamo in qualche modo migliorare la situazione sestrese? Io penso di sì". 

Citando una dichiarazione dall'intervista che abbiamo realizzato riguardo il fatto che Autorità Portuale è il committente dei lavori, lo storico commerciante risponde: "Vero, ma alla fine per quale finalità vengono svolti?  Anche se non era nelle competenze di legge, tornando al concetto di trasparenza, non poteva l’azienda informare la delegazione ? Come, del resto, fa un qualsiasi piccolo proprietario che risiede in un condominio quando ristruttura casa e rende partecipe gli altri condomini. Invece ci siamo accorti da chi provenivano i forti rumori e le scosse solo perché un asilo è stato sgomberato e sui social è partito un via vai di domande per capire cosa stesse accadendo. Per un’impresa tra il metterci o non metterci ”la faccia” c’ è la differenza che sta nel lavorare in un territorio o lavorare con il territorio. Operiamo perché le grosse imprese presenti, tutte, si prendano responsabilità etiche anche se non sono strettamente legate a obblighi di legge". 

Inoltre, per quanto concerne un'altra dichiarazione di Amorfini che chiarisce come il cantiere "è da sempre una fonte principale di reddito di buona parte dei sestresi, Gazzo risponde che "lo è stata,  più o meno, fino agli anni ‘70". "Oggi Fincantieri è un’azienda di vitale importanza per la bilancia dell’economia nazionale. Aziende così importanti sono sempre impattanti nel luogo dove operano. Anche per l’impatto enorme che portano su strutture critiche e delicate, come il tessuto urbano, sociale o la sanità e il sistema scolastico. Per ora 'l’esigenza del futuro' e del presente saranno e sono intercettate da una sempre più folta schiera di lavoratori stranieri, questa è l’evidenza. Riequilibrare questo impatto prima che sia tardi dovrebbe essere un tema del dibattito", prosegue. 

Tra i temi toccati, il titolare dell'attività sestrese si sofferma sull'immigrazione e sulle politiche del lavoro che un'azienda dovrebbe mettere in campo: "Se è vero che senza l’intervento dell’immigrazione molto del nostro Made in Italy non esisterebbe più, è anche vero che è compito di una grande impresa, che con le sue politiche del lavoro cambia in modo evidente la socialità del territorio, sviluppare per tempo strutture e policy di integrazione e accoglienza. La realtà, per ora, ci parla una lingua differente. Si potrebbe rispondere che quello che accade fuori dal cantiere non è responsabilità dell’impresa. Era così nel ‘900. Ma proprio per i concetti di impresa etica che ora vengono spesso perseguiti il ragionamento dovrebbe essere diverso". 

"Mi piace soffermarmi sul modello aziendale di Brunello Cucinelli e sulla sua filosofia di capitalismo umanistico e umana sostenibilità. Un altro mo(n)do è possibile? Molti di noi, vivendo e lavorando qui, hanno la sensazione che, spesso, l’unica pianificazione , in assenza di interventi dedicati svolti non solo a sviluppare le esigenze di una parte ma a comprendere la totalità e la complessità di un territorio, venga lasciata al tempo che passa. Il tempo, sarà lui a regolare le cose. Ma in che modo?", prosegue Gazzo ponendo una serie di interrogativi. 

Gazzo tira le somme: "In ultimo, considerando il precedente solo materiale per porsi altre domande, possiamo fare qualcosa? C’è la possibilità di fare qualcosa? - chiede -. Non basta un progetto urbanistico del prossimo futuro se prima non si gettano basi solide su cui costruirlo. Abbiamo a ponente esempi di un recente passato in città che ci dimostrano come si fallisce se , insieme agli interventi urbani non si svolgono, nel tempo, interventi sociali e strutturali su integrazione, sanità, scuole. Forse il primo passo è togliersi, ognuno di noi, con coraggio, le casacche che portiamo per abbandonare quella che è spesso una 'difesa d’ufficio dell’esistente'". 

"Arrivando a vedere le cose da angolazioni diverse forse si può dare un contributo attivo al cambiamento. Altrimenti, proseguendo così per molti di noi l’unica alternativa sarà vivere e fare impresa altrove, come già stanno facendo alcuni giovani e meno giovani sestresi", conclude Agostino Gazzo. 

Federico Antonopulo

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