Prosegue questo mercoledì ‘I mestieri di una volta’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ dedicato a chi ancora svolge quei mestieri antichi, con il medesimo impegno e la medesima passione. Ogni settimana vi racconteremo storie di ingegno, di orgogliosa resistenza, di rinascita, di ritorni alla moda: storie fatte di mani sapienti, di teste pensanti, di tantissimo amore e attaccamento alle proprie radici. Buona lettura!
Da Genova a Busalla, per poi 'approdare' a Milano ma con il cuore legato al capoluogo ligure e all'innata passione per le campane: così, ancora oggi, il giovane campanaro Valerio Ruggiero, trentaquattro anni, nonostante il lavoro nella 'capitale' della moda, dove svolge il ruolo di responsabile dei servizi economali in una clinica pubblica, ogni fine settimana ritorna a casa, tra i campanili della Liguria.
"La mia è una passione che mi porta tutti i fine settimana a Genova: ce l'ho nel sangue fin da piccolo e non c'è un momento preciso in cui è sorta, perché per me è innata - racconta -. Mia madre mi racconta che, quando avevo due o tre anni, quando sentivo suonare le campane ne rimanevo affascinato, stavo lì fisso a guardarle, a sentirle".
L'avventura, però, inizia nel 2000, l'anno del Giubileo, con suo padre, quando salì sul campanile della parrocchia di Busalla e Semino, un piccolo paesino oltre lo Scrivia: "Così ho conosciuto i maestri campanari, prima di tutti Angelo Ferrari, che era un maestro campanaro di Genova estremamente importante, poi Michele Mantero che era il campanaro della Guardia", chiarisce Ruggiero.
Da quel momento in avanti ha iniziato a studiare assieme ai maestri, ma senza frequentare scuole ufficiali per diventare campanari perché non esistevano come oggi: "Si impara seguendoli, registrando le suonate e ripetendole a casa, inizialmente su un timpano, una sorta di xilofono". Da quell’esperienza è nato un legame profondo, che resiste ancora oggi: "L'emozione che provavo da bambino è identica a quella di adesso: suonare uno strumento che tutti sentono ma che pochi vedono conserva un fascino misterioso", racconta.
Contrariamente a quanto si possa pensare, i campanari non sono figure isolate o in via d’estinzione: "Ogni anno al raduno nazionale siamo più di mille provenienti da tutta Italia - spiega -. Ci definiscono 'ultimi campanari', come fossimo ormai tutti morti, ma in realtà siamo ancora tantissimi e molto attivi: una volta all'anno organizziamo il raduno nazionale dove si presentano circa un migliaio di campanari provenienti da tutta Italia".
Il repertorio è vastissimo e spazia dalle lodi sacre alle marce civili, adattate dai repertori bandistici: "Alla Guardia si inizia sempre con l'inno alla Madonna. Ma suoniamo anche pezzi come Il Piave o Fratelli d'Italia, soprattutto in occasione di feste civili come il 25 aprile - racconta Valerio -. In Liguria il repertorio musicale conta concerti numerosi: vanno dalle cinque campane, tendenzialmente che è il primo concertino sul quale si può suonare qualcosa, fino al Santuario della Guardia dove ne abbiamo tredici più un campanone fuori concerto. In generale, ogni campana è una nota e si possono eseguire ogni tipo di suonata che siano lodi sacre o civili, oppure suonate per campane".
Tendenzialmente, il campanaro può essere anche da solo in torre essendo "uno strumento solistico" ma "noi abbiamo cercato assieme all'associazione 'Genova Carillons Michele Mantero' di fare dei gruppi dove si possa andare a suonare insieme, più per compagnia" chiarisce il giovane campanaro.
Proprio Valerio, è oggi uno dei riferimenti principali dell’associazione 'Genova Carillons Michele Mantero' essendone il segretario, nata nel 1992 su iniziativa del suo maestro Mantero e rifondata formalmente nel settembre del 2009. L’associazione, che conta oltre settanta soci, gestisce circa centosettanta campanili in tutta la Liguria e si è evoluta negli anni, ottenendo nel 2022 il riconoscimento come associazione di promozione sociale e, più recentemente, come associazione privata riconosciuta presso la Curia di Genova: "Ovviamente è, naturalmente, apolitica, apartitica e ci tengo a chiarire che non siamo un'associazione religiosa, perché di fatto suoniamo anche in piazza, quindi organizziamo dei concerti che non hanno nulla a che vedere con la regionale - chiarisce -. Questo, per dire, che non bisogna essere per forza crederti per essere campanari".
Tra tutti i campanili, uno ha per Valerio un significato speciale, ovvero quello del Santuario della Madonna della Guardia: "Quando Michele Mantero stava per lasciarci, mi disse 'Mi raccomando, custodisci il concerto della Guardia'", racconta con emozione. Un’eredità preziosa che onora ogni volta che suona, anche affrontando le intemperie: "Alla Guardia suonare vuol dire anche resistere al freddo, alla pioggia, al vento. Non è come suonare il violino in una stanza comoda. E poi, considerata la lontananza dal centro, permette di suonare anche per diverso tempo: infatti, è possibile suonare anche un'ora mezza".
Il futuro? Per Valerio passa attraverso la trasmissione di questa passione. "Abbiamo anche bambini tra di noi. Le campane sono uno strumento che unisce: suonare insieme crea legami profondi, oltre ogni differenza di età o di fede", conclude.