Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
Se prima il silenzio era il miglior alleato dello studio, oggi le cose sono un po’ cambiate. Per molti della Generazione Z, la concentrazione non passa più soltanto dal mettere il telefono in modalità aereo o dal trovare il posto più isolato della casa. Ora passa anche – e soprattutto – dalle orecchie. Sì, perché sempre più giovani scelgono di accompagnare le proprie sessioni di studio con podcast, playlist rilassanti o suoni binaurali, trasformando l’ascolto in una vera e propria strategia mentale.
Ma cosa ascolta davvero la Gen Z? Da un lato ci sono i podcast motivazionali o formativi, pillole di 10-15 minuti in cui si parla di gestione del tempo, consigli per l’università, tecniche di produttività. Alcuni preferiscono ascoltarli prima di iniziare a studiare, quasi come fosse un “riscaldamento mentale”, altri li ascoltano durante pause brevi, come fossero un piccolo momento di reset tra una pagina e l’altra.
Altri, invece, si affidano a contenuti più leggeri o narrativi: tra i più amati spicca Elisa True Crime, il podcast che racconta storie di cronaca nera con uno stile avvincente e accessibile, ideale per chi ha bisogno di ascoltare qualcosa di coinvolgente ma non troppo invasivo. E poi ci sono i podcast di influencer o content creator, molti dei quali si fanno conoscere attraverso TikTok e Instagram, dove promuovono le puntate con estratti brevi e accattivanti. Alcuni di questi podcast – come Tavolo Parcheggio – mescolano intrattenimento, ironia, aneddoti personali e chiacchiere quasi da bar, diventando una sorta di “compagnia di sottofondo” per lo studio o il relax. Altri ancora invitano ospiti per trattare temi specifici, affrontando anche argomenti più seri o generazionali, ma sempre con uno stile diretto e informale.
Poi c’è un’altra fetta consistente di chi si affida alle musiche rilassanti, spesso strumentali, con ritmi lenti, suoni ambientali e melodie che non distraggono, ma accompagnano. Su Spotify o YouTube è pieno di playlist create ad hoc, con titoli come “Lo-fi study beats”, “Focus & Chill”, “Music for Deep Concentration”. Alcune sono diventate virali anche grazie a quelle live infinite, con animazioni ripetitive e rilassanti – chi non ha mai incrociato il celebre “Lo-fi girl” mentre cercava qualcosa per concentrarsi?
E infine ci sono i suoni binaurali, frequenze sonore particolari che promettono di stimolare il cervello a produrre onde alfa, beta o theta – associate rispettivamente al rilassamento, alla concentrazione o al sonno profondo. C’è chi li ascolta per fede assoluta, chi per suggestione, ma resta il fatto che per molti sono diventati parte integrante della routine da scrivania.Non è solo questione di moda. Forse è un modo per sentirsi meno soli mentre si studia. O forse è la risposta a un mondo troppo rumoroso, dove il silenzio vero è quasi impossibile. L’ascolto diventa un rifugio, una zona protetta dove ci si isola senza essere isolati.
La verità è che la Generazione Z ha saputo adattare i nuovi strumenti digitali alle proprie esigenze. Dove una volta si cercava la biblioteca più silenziosa, ora si cercano i suoni giusti. Dove prima si metteva il timer, oggi si mette “30 minutes deep focus soundtrack”. E, paradossalmente, è proprio il suono che aiuta a fare ordine nel caos.