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Attualità | 14 maggio 2025, 08:00

I mestieri di una volta - Sui tetti di Genova, tra fuliggine e memoria: la lunga storia dello ‘spazzacamino’ Giovanni Cardamone

Con oltre quarant’anni di esperienza, rappresenta l’evoluzione di un lavoro che è rimasto in piedi nel tempo nonostante le nuove sfide da affrontare: “Guardare la città dall’alto regala una prospettiva unica”

Prosegue questo mercoledì ‘I mestieri di una volta’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ dedicato a chi ancora svolge quei mestieri antichi, con il medesimo impegno e la medesima passione. Ogni settimana vi racconteremo storie di ingegno, di orgogliosa resistenza, di rinascita, di ritorni alla moda: storie fatte di mani sapienti, di teste pensanti, di tantissimo amore e attaccamento alle proprie radici. Buona lettura!

Un lavoro antico, figlio di secoli passati e di un’immaginario che ancora oggi profuma di fuliggine e romanticismo: lo spazzacamino. Ma quello di oggi, almeno in Italia, è un mestiere che sopravvive tra mille contraddizioni, poca formazione e un crescente bisogno di competenze. Proprio come Bert, lo spazzacamino del celebre film Mary Poppins, con la sua allegria e agilità sui tetti, Giovanni Cardamone, direttore tecnico dell’azienda genovese AZ Camini Srl, incarna l'evoluzione di questa professione. Con oltre quarant’anni di esperienza, Cardamone rappresenta l’evoluzione di un lavoro che ha saputo restare in piedi, pur cambiando completamente volto.

Ho iniziato negli anni Settanta – racconta – raccogliendo il testimone di un’attività familiare. All’epoca, la pulizia delle canne fumarie era una lavorazione collaterale all’edilizia. Non c’erano norme, né un vero e proprio settore. Ma proprio mentre io prendevo in mano l’attività, a livello nazionale cominciava a svilupparsi una normativa tecnica, e la mia crescita è andata di pari passo con quella legislativa”.

Quello che oggi chiamiamo “spazzacamino” è in realtà un tecnico specializzato in sicurezza impiantistica, in grado di verificare e garantire il corretto funzionamento di camini, stufe, caldaie e canne fumarie. Un mestiere delicato, dove non c’è spazio per l’improvvisazione: “Negli anni Ottanta e Novanta – prosegue Cardamone – l’incidenza di incidenti domestici causati da intossicazioni da monossido di carbonio o fughe di gas era altissima. Oggi le norme sono molto più stringenti, ma il paradosso è che, nonostante la tecnologia e l’obbligo di manutenzione, i casi di incendi da canna fumaria sono aumentati. Nel 2008 in Italia ce n’erano 10.000, nel 2018 siamo arrivati a 18.000”.

Il motivo, secondo Cardamone, è l’assenza in Italia di un percorso formativo riconosciuto per la figura dello spazzacamino: “In Germania – spiega – la nostra è una figura ufficiale, c’è una formazione pluriennale, l’obbligo di manutenzione due volte l’anno e un’autorità competente che certifica tutto. In Italia, invece, il mestiere esiste, ma non c’è un riconoscimento formale del percorso per esercitarlo. Chiunque può vendere una stufa e installarla senza sapere nulla di sicurezza impiantistica”.

Una mancanza che pesa, soprattutto in un contesto in cui le installazioni a biomassa, come stufe a pellet, a legna, a cippato, sono cresciute vertiginosamente. “Si pensa che siano più economiche – dice – ma non è sempre vero, soprattutto se si considerano i costi di manutenzione. Il problema è che sporcano tantissimo, e servirebbero almeno 10.000 spazzacamini professionisti in Italia. Invece siamo pochissimi”.

Cardamone non si è limitato a osservare: ha agito. Oltre a fondare AZ Camini, oggi una delle aziende più avanzate nel settore della fumisteria in Liguria, ha promosso la nascita del primo polo nazionale per la formazione degli operatori del settore, in collaborazione con l’Istituto “G. Ceconi” di Udine e l’associazione Assocosma, di cui è stato presidente. Inoltre, rappresenta l’Italia nell’associazione europea degli spazzacamini (ESCHFOE), dove si condividono esperienze, scenari energetici futuri e politiche di sicurezza a livello continentale.

Essere parte dell’ESCHFOE – racconta – significa confrontarsi con colleghi di tutta Europa, aggiornarsi, capire dove sta andando il settore. Già dieci anni fa ci dicevano che il comparto elettrico avrebbe preso il sopravvento, ed è esattamente quello che è accaduto”.

Anche se gli anni passano, Cardamone continua a lavorare. “Certo, ora sto tirando un po’ i remi in barca – sorride – ma salire sui tetti, guardare Genova dall’alto, mi dà ancora una prospettiva unica. C’è una nota di romanticismo in quello che faccio, anche se spesso si lavora in condizioni complicate, in edifici con camini vecchi di secoli. Il centro storico di Genova è difficile, ma proprio per questo mi ha insegnato tantissimo. In questo mestiere serve anche una componente di passione, altrimenti, chi te lo fa fare di stare sul tetto, di sporcarti, di respirare polveri che non fanno bene alla salute?”.

Nel futuro, il suo obiettivo principale è uno: trasmettere la sua esperienza agli altri. “La formazione è la chiave – conclude – e io ho la fortuna di poterla fare. Quindi, vista l’età, il mio futuro sarà più a terra che sui tetti… ma sempre con lo sguardo verso l’alto”.
 

Chiara Orsetti

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