Nella sconfitta del centrodestra genovese, Forza Italia esce con le ossa rotte: nemmeno al 4%, ultimo tra i partiti di governo, praticamente doppiato dalla Lega e lontanissimo da Fratelli d’Italia. Una debacle che impone riflessioni e, soprattutto, un “segnale”.
Lo dice a chiare lettere, a margine del consiglio regionale, il coordinatore regionale del partito, Carlo Bagnasco. La sua analisi è netta, chiara, figlia di una batosta che inevitabilmente lascerà strascichi.
“È stata una partita molto complessa, i dati delle regionali sono stati riconfermati - dice Bagnasco tra i corridoi del consiglio - questo serve a far riflettere su quello che non ha funzionato. Qualche idea la ho, ma col senno del poi siamo capaci tutti”.
Non mancano i commenti anche sulla figura del candidato sindaco: “Piciocchi è stato un sindaco eccezionale, ma io faccio parte dell’establishment, faccio parte di un livello diverso del cittadino semplice che ha il disservizio. C’è un tema profondo: quanto sei riuscito a far capire ai cittadini quanto hai fatto o non hai fatto? Sono convinto che fossimo sulla linea giusta. Che poi la linea giusta non sia sempre quella che paga dal punto di vista politico è un’altra scelta”.
Andando poi sul risultato di Forza Italia, Bagnasco sembra aver già individuato alcune possibili motivazioni: “Non è da me accusare nessuno in un momento così difficile o parlare di colpe, è il momento dell’analisi. Oggi è il momento di dare qualche segnale e verrà dato, come è giusto che sia. Non siamo il partito del 4%, ma bisogna capire perché siamo arrivati al 4%. Non mi vedo in candidati di lista con così poche preferenze. Da lì bisogna ripartire e sappiamo bene come fare. Nei prossimi giorni faremo delle valutazioni”.
E Antonio Tajani? Il leader nazionale del partito si è speso in prima persona, è stato a Genova, ma a nulla è servito. “Ci siamo sentiti, lo dovremmo vedere - chiosa Bagnasco - lo devo ringraziare, il partito si è speso e non era una partita semplice”.














