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Attualità | 29 maggio 2025, 08:00

C’era una volta… la cartoleria - Il segno indelebile della Cartoleria Mazzini, dal 1936 riferimento degli amanti delle penne

Gestito da Salvatore Pisano da quarantacinque anni, il negozio di Galleria Mazzini è un piccolo paradiso per chi è appassionato di scrittura: “L’inchiostro su carta è quello che permette di trasmettere informazioni, è quello che ci ha permesso di evolverci”

‘C’era una volta… la cartoleria’ è il nuovo servizio seriale de La voce di Genova dedicato a questi negozi che sembrano essere sospesi nel tempo. Rifugio di studenti, impiegati e sognatori, la cartoleria è sempre stata più di un negozio, ma un luogo dove perdersi, tra il profumo della carta nuova e i colori di pennarelli, pastelli e tempere. Oggi queste botteghe sono sempre più rare, ma con questi racconti vogliamo riscoprire il loro fascino, raccontando le storie di chi le tiene ancora in vita con passione.

Sono qui dal 1979, ma la Cartoleria Mazzini è molto più vecchia di me: è nata nel 1936”. E’ Salvatore Pisano, sessantaquattro anni, a tenere vivo il negozio contrassegnato dal numero 44 in Galleria Mazzini, ma questa non è soltanto una storia di scaffali e penne stilografiche. È una storia di passione, di tante trasformazioni e di resistenza. 

I primi tempi il negozio era una classica cartoleria scolastica, c’erano i tre fondatori e anche dei dipendenti, tra cui uno che poi è diventato il mio socio. Quando c’è stata la possibilità, lui e un rappresentante che frequentava il negozio hanno formato una nuova società”. Con il tempo l’attività si evolve. Si apre un secondo spazio, si entra da via Roma, si affianca all’anima scolastica e da ufficio quella dell’articolo da regalo. “Da una parte è rimasta la cartoleria classica, dall’altra è nata Mazzini Gift: oggettistica e, soprattutto, penne”.

L’ingresso di Salvatore è frutto del caso o, forse, del destino: “Avevo appena finito la scuola, ero stufo di girare. Lessi un annuncio di lavoro, cercavano un commesso, giovane e militesente. Io non avevo ancora fatto il militare, ma mi presentai comunque, con la faccia da schiaffi tipica dell’età - ricorda -. Eravamo una ventina a essere sottoposti al colloquio, e dopo due giorni mi chiamarono: volevano che iniziassi. Mi è sempre piaciuto l’articolo da regalo, ma soprattutto le penne. Entrare in quel mondo era perfetto per me”.

Il servizio militare arriva, ma il posto resta: “Al ritorno c’era un nuovo negozio, e la possibilità di rilevare la quota di uno dei soci. Così, con l’aiuto di mio suocero, una piccola liquidazione e il supporto dell’altro socio, io e mia moglie siamo entrati in società. La mia vita è passata da essere dipendente a diventare il titolare. Lavoravo tutto il giorno, senza stancarmi mai. Buttavo dentro tutte le idee per migliorare”.

Ma le sfide non mancano, e a un certo punto la cartoleria classica, quella scolastica o per ufficio, non è più ricercata come una volta: “La grande distribuzione ci ha penalizzato: lo zaino e le penne si comprano al supermercato, e la crisi è cominciata. Nel frattempo abbiamo lasciato la parte su via Roma e portato avanti dei lavori in questa parte di negozio. Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma abbiamo preso i muri. E abbiamo puntato tutto su quello che ci piaceva: penne e articoli da scrittura. La mia passione è diventata competenza: oggi sono esperto, anche nelle riparazioni”.

Nel 2000 il socio lascia: “Siamo rimaniamo io e mia moglie, e qualche commessa a darci una mano. Intanto la classica cartoleria continua a perdere colpi. Abbiamo tolto quello che non andava più e inserito articoli nuovi. Per fortuna, Galleria Mazzini è un gioiellino. E questo ci aiuta”. Ma la realtà è tutt’altro che semplice: “I nostri colleghi chiudono, e le vendite online hanno dato il colpo di grazia alla nostra categoria. Poi certo, oggi i ragazzi usano più tablet e meno carta, ma la carta… la scrittura è quello che ci permette di trasmettere informazioni. Se si rompe il cellulare, oggi perdi tutto. Ma il foglio scritto, quello resta. È quello che ci ha permesso di arrivare fino a qui, che ci ha fatto evolvere. La scrittura vera è quella con la penna che carezza la carta”.

E se chiedi a Salvatore qual è la sua penna preferita, risponde senza esitazioni: “Tutte, ma amo quelle più vecchie, quelle che si trovano ai mercatini vintage: hanno qualcosa di magico, sono fatte meglio, trasmettono emozioni. Ripararle e farle rivivere è la cosa più bella. Ci sono penne che hanno segnato la storia della scrittura con i loro brevetti, gli inchiostri colorati… sono oggetti che raccontano”.  Attorno, sugli scaffali, non ci sono solo penne. “Biglietti, mappamondi, bussole, clessidre… sembrano stranezze, ma chi li compra vuole regalare un messaggio. Una bussola indica la strada. Una clessidra segna il tempo. Sono simboli che parlano”.

La riflessione diventa amara quando si torna alla crisi delle cartolerie: “Le istituzioni non hanno capito l’importanza sociale del piccolo negozio. Soprattutto per gli anziani, che ci dicono ogni giorno: mi raccomando, non chiudete. Ci pregano. Perché se chiude una bottega come la nostra, è un lutto, vengono meno i punti di riferimento. I piccoli negozi sono comunità. Conosci il nome di chi sta dietro al bancone, ti aiuta, ti ascolta. Nei supermercati sei un numero. Qui comunichi. Qui trovi umanità”.

Anche il turismo gioca un ruolo importante per la sopravvivenza dell’attività: “Ora i turisti ci aiutano a superare i momenti difficili, specialmente d’estate. È l’unica industria che funziona, e può far sopravvivere i negozi storici”. Ma serve un cambio di passo: “Bisognerebbe aiutare i giovani a capire che un’attività così è una possibilità, non solo un sacrificio. Ci vuole passione. Ma se non glielo spiega nessuno, chi ci prova?”.

Chiara Orsetti

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