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Attualità | 03 giugno 2025, 16:33

Quando lo sport incontra l'inclusione e la solidarietà: il Genoa apre le porte a Braccialetti Bianchi

Un progetto di inclusione sociale, 'La Mia Liguria', promosso da Regione Liguria e Genoa CFC con l’associazione di volontariato ha coinvolto venti partecipanti, tra bambini disabili e accompagnatori, in due giornate all’insegna dello sport e della condivisione

Quando lo sport incontra l'inclusione e la solidarietà: il Genoa apre le porte a Braccialetti Bianchi

Lo stadio Ferraris che diventa casa, il campo da gioco un luogo di speranza: succede quando sport e solidarietà si incontrano, come nell’iniziativa promossa da Regione Liguria e Genoa CFC nell’ambito del progetto “La Mia Liguria”, che ha coinvolto l’associazione Braccialetti Bianchi in due giornate di grande significato umano e sociale.

Dal 2015, Braccialetti Bianchi accompagna con empatia e presenza chi affronta la malattia, il fine vita e il lutto. Nei giorni scorsi, 20 tra bambini disabili e adulti accompagnatori hanno potuto vivere un’esperienza speciale: il 17 maggio hanno assistito alla partita Genoa-Atalanta dal settore Distinti del Ferraris, mentre il 20 maggio hanno visitato il centro sportivo del club rossoblù, incontrando i giocatori e respirando l’atmosfera del calcio professionistico da protagonisti.

Un video-racconto condiviso sui social ha immortalato i sorrisi, gli abbracci, la meraviglia negli occhi dei più piccoli: segni tangibili di quanto lo sport possa generare momenti di leggerezza anche nei contesti più delicati.

"Crediamo fermamente nella forza aggregativa che lo sport veicola come strumento di socialità e inclusione. È un risultato importante continuare a implementare il nostro impegno al servizio della collettività, nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa che per noi rappresenta un punto cardine”, ha commentato il direttore generale Flavio Ricciardella. 

Valentina Dotta, coordinatrice degli eventi per Braccialetti Bianchi, ha raccontato la giornata come "un momento di pura felicità che ha donato energia e speranza non solo ai piccoli pazienti, ma anche alle loro famiglie. Vedere la scintilla di gioia nei loro occhi è per noi una fonte inesauribile di motivazione. Perché dove c’è umanità, c’è vita. Anche nella malattia. Anche nella fragilità”.

Redazione

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