Mentre Genova fa ancora i conti con le conseguenze politiche e sociali della rivolta all'interno del carcere di Marassi, da Roma arriva l'appello del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) alla neo-sindaca Silvia Salis, appartenente proprio alla Polizia Penitenziaria durante la sua carriera da atleta.
A parlare è il segretario nazionale Donato Capece, che critica anche la proposta di spostamento del carcere ventilata dal centrodestra cittadino durante la campagna elettorale.
“Sostenere che lo spostamento del carcere di Marassi possa essere la panacea di tutti i mali penitenziari, vuol dire avere una conoscenza dei problemi delle carceri assai superficiale ed errata - dice Capece - è sulle dinamiche interne che si deve intervenire, incrementano il personale di Polizia Penitenziaria e modificando i circuiti penitenziari ed i detenuti che ad essi appartengono”.
Poi Capece si rivolge direttamente alla sindaca: “Lei è una nostra collega, è una poliziotta penitenziaria. Confidiamo nella sua sensibilità istituzionale”.
“Il carcere è a Marassi dalla fine dell’Ottocento: attorno alla struttura c’era poco o nulla - prosegue il segretario nazionale del Sappe - con il tempo e l’edificazione selvaggia, è nato e si è sviluppato tutto un quartiere attorno ad essa, talvolta anche senza tenere conto delle esigenze di sicurezza. Penso, ad esempio, al centro commerciale attiguo alla Casa circondariale che, come lo stadio, ha mura più alte di quelle del carcere e da lì spesso vengono lanciati pacchetti con droga, telefonini ed armi all’interno del penitenziario. Ma spostare il carcere in altra zona della città, lontano dagli occhi delle persone, relegandolo magari in periferia estrema o sui monti così da non disturbare la vista e le coscienze di chi non ha voluto o saputo affrontare con compiutezza i problemi del carcere, è una scelta a nostro avviso senza senso, come giustificare i milioni e milioni di euro spesi nelle varie ricostruzioni? E poi, per realizzare un nuovo carcere, ci vogliono anni ed anni”.
“Genova e la Liguria penitenziaria tutta hanno, per prima cosa, la necessità di vedere potenziati gli organici dei Reparti di Polizia Penitenziaria - ancora Capece - ma serve anche diversificare la tipologia dei detenuti che sono ristretti in carcere, a Marassi ed in tutta la Liguria. Oggi, ad esempio, nel carcere della Valbisagno abbiamo di tutto e di più: condannati, pur essendo il carcere una Casa circondariale, imputati, ricorrenti, detenuti in attesa di giudizio. Ricordo che il Sappe da decenni chiede riforme concrete come l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia e circa il 70% dei ristretti a Marassi, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene”.
Il Sappe, infine, sottolinea anche la proposta della riapertura a Genova del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria: “Era uno delle eccellenze del territorio nazionale ma venne chiuso per incompressibili ragioni politiche, come anche il carcere di Savona. Abbiamo saputo, informalmente, che il viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha incontrato oggi il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, proprio per chiedere la riapertura del Provveditorato penitenziario a Genova. Martedì, in consiglio regionale, dovrebbe avvenire la discussione e votazione di un ordine del giorno sulla materia, presentato dal consigliere regionale Angelo Vaccarezza e sostenuto dal gruppo di Forza Italia. Al Senato, poi, è stata presentata una interrogazione parlamentare da parte del presidente Maurizio Gasparri, mentre alla Camera l’argomento dovrebbe essere oggetto di uno dei prossimi dei 'question time' del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollecitato dal parlamentare ligure Roberto Bagnasco. Sarebbe una bella dimostrazione di vicinanza e solidarietà. Se la politica non si dividesse e percorresse insieme questo percorso di riorganizzazione dell’amministrazione penitenziaria. Per questo confidiamo anche nella neo-sindaca di Genova, Silvia Salis, poliziotta penitenziaria in aspettativa politica: lei è “dei nostri” e quindi sa di cosa parliamo”














