‘C’era una volta… la cartoleria’ è il nuovo servizio seriale de La voce di Genova dedicato a questi negozi che sembrano essere sospesi nel tempo. Rifugio di studenti, impiegati e sognatori, la cartoleria è sempre stata più di un negozio, ma un luogo dove perdersi, tra il profumo della carta nuova e i colori di pennarelli, pastelli e tempere. Oggi queste botteghe sono sempre più rare, ma con questi racconti vogliamo riscoprire il loro fascino, raccontando le storie di chi le tiene ancora in vita con passione.
Nel cuore del Ponente genovese, a Pra’, in via Airaghi, c’è un pezzo di storia locale a conduzione familiare che, ancora oggi, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, sembra custodire un piccolo universo dove tutto si è fermato: è la cartoleria profumeria Copello, un’attività che da quasi un secolo attraversa epoche, sfide economiche e cambiamenti sociali, rimanendo un punto di riferimento per il quartiere.
A raccontare questo passato e presente sono Bruno Copello, quasi ottantasei anni, e sua figlia Silvia, cinquantasette, che oggi gestisce il negozio insieme a lui e a Fernanda, ottantadue anni, madre e moglie, che ha contribuito a fondarlo e a portarlo avanti.
“L’attività comincia con mia madre negli anni ’30, inizialmente come edicola – spiega Bruno – poi si è aggiunta la cartoleria e la profumeria, fino agli anni ’70. Mio fratello si occupava esclusivamente dell’edicola, mentre io, dal 1970, mi sono dedicato soprattutto alla cartoleria, con mia moglie che gestiva la profumeria in un locale adiacente”.
Il negozio, originariamente chiamato Bavastro, ha poi preso il nome di Copello, oggi ben visibile nell’insegna completa: “Profumeria Bigiotteria Cartolibreria Giocattoli Silvia di Fernanda e Bruno”. "Siamo rimasti l’unica cartoleria di Pra’ – aggiunge Bruno – l’ultima ha chiuso l’anno scorso. Dalla zona di Verrina, a Voltri, fino al lido di Pegli, non c’è più nessun altro negozio di questo tipo”.
“L’attività andava bene fino agli anni 2000, poi è iniziato un calo costante, e negli ultimi tempi il calo è stato netto – racconta Bruno –. Ricordo che portavano i disegni i bambini che ritraevano mio papà, addirittura dei temi di una classe dedicati a lui. Oggi purtroppo la figura del cartolaio è diventata secondaria, il negozio non appartiene più ai giovani: ci sono la vendita online e i supermercati, ma non il negozio tradizionale. I locali sono di nostra proprietà, quindi questo è certamente un punto di forza per noi e ci permette di andare avanti”
Il problema di mantenere diverse attività in un unico punto vendita è complicato: "Diventa difficile dirlo – ammette Bruno – perché l’ideale, con il tipo di concorrenza che c’è in Italia, sarebbe specializzarsi. Ma specializzarsi è pericoloso perché l’attività si restringe e non è facile, specialmente per un genere ‘povero’ come quello della cartoleria. Quindi è un grande interrogativo, ma riguarda anche tutte le altre attività".
“Quando sono entrata nel negozio, nel 1998, avevo già lavorato dieci anni come dipendente – racconta Silvia – e dal 2003 sono diventata titolare. Per me la passione è nata soprattutto per la profumeria, anche grazie all’esempio di mia madre, molto attiva in quel settore. Ma mi appassiona anche la cartoleria: amo il contatto con il pubblico e la ricerca di prodotti particolari, che spesso non si trovano nella grande distribuzione”.
Silvia conferma come il negozio sia diventato meno un punto di riferimento di quartiere: "Il consumo scolastico si è molto ridotto, ci sono meno bambini, e la fidelizzazione è diminuita. Ricordo che quando sono subentrata eravamo il primo punto di riferimento; oggi, senza fare critiche, il primo punto sono i cinesi, e se lì non trovi qualcosa, allora vieni da noi”.
A fare concorrenza sono anche le catene della grande distribuzione, che si trovano a pochi metri di distanza: “A volte viene la tentazione di specializzarsi – dicono Silvia e Bruno – ma con gli anni che vorrei starci, è difficile trovare un equilibrio fra più attività. Tralasciando la concorrenza dei supermercati, per il settore cartoleria i veri nemici sono la vendita online e l’informatica, che ha praticamente ucciso la cancelleria. Domani mi immagino questa via senza negozi e mi si stringe il cuore”.
Bruno è orgoglioso di conservare tutto il mobilio originale “progettato a Ovada dalla famosa Lai, un artigianato grosso che oggi non c’è più. I banchi di oggi risalgono al 1968, così come gli scaffali. Poi ho fatto qualche aggiunta negli anni ’90”.
Tra i prodotti più venduti oggi restano “la bigiotteria in acciaio, la carta per stampante, un po’ di penne, anche se per molti articoli si registra un crollo verticale”, confermano i rappresentanti.
Silvia sottolinea l’importanza del negozio come luogo di cultura: “Tenere libri di lettura principalmente per bambini e ragazzi, con un po’ di narrativa per adulti, è un servizio che funziona e che molti clienti richiedono e prenotano. Anche la profumeria ha una sua nicchia di appassionati. Abbiamo ampliato i servizi con le stampe da WhatsApp, un’attività marginale, ma tutto fa”.
La cartoleria resta un luogo amato da una nicchia di appassionati, soprattutto adulti, «che apprezzano il fascino dell’inchiostro e lo stile vecchio stampo, il profumo della cartoleria”, dice Silvia.
Il futuro? Tra incertezze e una speranza tenace: "Se non cambia la tendenza, fra dieci anni non vedo aperture di negozi come questo, non solo in Liguria ma in tutta Italia”, riflette Bruno. E aggiunge: “Le nuove generazioni nascono senza l’idea del negozio tipico, non è colpa loro ma dei tempi. Però ho fiducia: qualcuno, nonostante tutto, lo sta riscoprendo”.
La cartoleria Copello è dunque molto più di un negozio di quartiere: è un legame familiare, una memoria storica e culturale, una sfida quotidiana per tenere viva una tradizione preziosa in un mondo che corre sempre più veloce.