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La musica che ci gira intorno | 21 giugno 2025, 08:00

La musica che ci gira intorno - Calvino e la cartografie dell’anima

Un disco omonimo per ritrovarsi dopo dieci anni di viaggi, lutti e trasformazioni. Il ritorno di Giulio Calvino è un atto di fede nella musica come diario e come lente: “Genova è una sorpresa continua”

‘La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.

Viaggi, trasformazioni, perdite e quel senso del tempo che si rimescola quasi a ricomporsi in un nuovo corso.

Nell’ultimo disco di Giulio Calvino si incontra una tensione particolare, quell’attimo in cui tutto sta per accadere ma resta immobile e merita un ascolto attento per coglierne ogni sfumatura.

‘Calvino’ è un album dalla lunga gestazione, un’opera che nasce raccontando la vita che accade nelle sue diverse sfaccettature.

Dopo l’esperienza con Candies e Hot Gossip, con cui ha calcato i palchi di mezza Europa aprendo per band come The National, Ty Segall e OK Go, Calvino ha sentito la necessità di cambiare direzione ricercando, sperimentando, ricostruendo e decostruendo.

Un decennio di scrittura e di viaggio che ha portato all’ultimo disco: un itinerario che va dal Giappone alla Siberia, dalla Thailandia al Sahara, passando per Hawaii, Indonesia, Marocco, Stati Uniti, e per ogni frammento di tempo tra aeroporti, stazioni, ostelli, case di sconosciuti. E proprio questo influenza il modo di scrivere portando a una serie di brani che non si accontentano di essere pagine di un diario ma diventano tappe emotive e spirituali, andando a comporre una cartografia dell’anima.

La perdita — nelle sue molte forme — è il centro magnetico del disco. Non solo come lutto o mancanza, ma come trasformazione costante. Ogni brano sembra nascere da una ferita che ha imparato a cantare. Eppure, accanto al dolore, c’è la speranza. Una speranza fragile, mai retorica, che si annida negli arrangiamenti, nei vuoti tra una nota e l’altra. “Spero che rimanga la voglia di approfondire il mio disco (omonimo), che contiene canzoni in cui bisogna immergersi per comprenderlo a pieno”, dice Calvino. “Grazie al lavoro di stratificazione di suono e agli arrangiamenti, ogni pezzo ha sempre qualche sorpresa da svelare ad ogni ascolto”.

Le influenze dichiarate sono numerose, e tutte attraversano il disco in modo personale: “Ho tante influenze nei generi più disparati, ma per il disco che è appena uscito avevo in mente Gainsbourg di Melody Nelson, Lee Hazelwood e Nancy Sinatra, Silver Apples, Smog, Harry Nilsson, Dylan, Pavement, Godspeed You! Black Emperor”. Il risultato è un suono che sfugge alle definizioni: psichedelia, alt-country orchestrale, lo-fi visionario, canzone d’autore destrutturata.

Tra gli ospiti, spiccano nomi di culto della scena americana e italiana: John Convertino (Calexico), Matt Swanson e Tony Crow (Lambchop), Brandon Graham (Dream Phases), Lorenzo Fornabaio (Baustelle), Lorenzo Rotteglia (Dumbo Gets Mad), Edoardo Calvino, Davide Zolli e Yuri Tartari. A unirli, non un’estetica ma un’urgenza: fare musica come atto necessario.

L’album sarà presentato dal vivo al Balena Festival, dove Calvino dividerà il palco con i Baustelle. “Suonerò tutto il disco aiutato da alcuni amici, Claudia (precedentemente nei Gluts), Luca (aka Dumbo Gets Mad) e Lorenzo (Dumbo Gets Mad)”, anticipa. Un live che si preannuncia denso e rarefatto, come il disco stesso.

E Genova, che ospita il festival, ha per lui un significato particolare: “Ho frequentato molto Genova in passato, è una città magica che adoro, le amicizie che ho fatto in quel periodo sono molto salde ancora oggi e per me Genova è una sorpresa continua, oltre ad essere un po’ una seconda casa”. Alla scuola genovese, Calvino è legato in modo viscerale: “Sono estremamente legato a E tutti morimmo a stento di De André e alla scrittura di Luigi Tenco”.

E per il futuro? Nessuna corsa, nessun piano rigido: “Tendo a non fare molti progetti e a cercare di vivere il più possibile nel momento, per me immergersi nel presente è la chiave per vivere il futuro. Musicalmente parlando sento che farò un altro lavoro, e mi piacerebbe farlo in tempi brevi, ma so poco altro per ora. Ho ancora pochi elementi per capire dove andrà a posarsi il prossimo disco, sarà sicuramente diverso”, racconta. “Non mi piace fare dischi simili, mi trovo sempre a voler esplorare varie direzioni anche all’interno dello stesso disco”.

Calvino è un disco fuori tempo massimo, perché di quel tempo che sembra sempre troppo poco, se ne frega. Disorienta, non si incasella nelle mode di questo o quel momento, non pretende ma lascia a chi lo ascolta un senso di scombussolamento che si trasforma in un qualcosa di necessario.

È un viaggio, percorso assieme a Giulio, e ogni viaggio, alla fine, cambia.

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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