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Attualità | 23 giugno 2025, 18:00

Genova ha davvero bisogno di un secondo forno crematorio o è solo una questione di business? Malcotti: “Irrispettoso, si rischia di far chiudere un progetto sociale”

Il presidente So.Crem: “L’iter si può fermare e le opere calate dall’alto non servono. Incontreremo la nuova amministrazione comunale”

Genova ha davvero bisogno di un secondo forno crematorio o è solo una questione di business? Malcotti: “Irrispettoso, si rischia di far chiudere un progetto sociale”

La costruzione di un secondo forno crematorio al cimitero di Staglieno è un tema a dir poco divisivo e, come tale, è entrato di diritto anche nella narrazione della campagna elettorale. Al centro della questione ci sono esigenze crescenti legate all’aumento delle cremazioni, ma anche forti resistenze da parte di comitati, associazioni e realtà già operative sul territorio. E, sullo sfondo, lo spettro di una speculazione da parte di chi vuole venire in Liguria a fare business.

Il progetto, approvato dal Comune nel 2024, prevede la realizzazione di un nuovo impianto attraverso un’operazione di project financing, con un investimento privato di oltre sette milioni di euro. Ad aggiudicarsi la gara è stata una cordata guidata dalla società bergamasca Crezza Srl, insieme ad altri partner del settore riuniti nel raggruppamento “Crezza–Tempio Crematorio Lombardo–Schena Servizi”. L’infrastruttura troverebbe spazio nei campi 56 e 57 del cimitero di Staglieno e prevede tre linee crematorie, oltre a sale del commiato, locali tecnici e spazi per il personale.

Fin dall’inizio, però, il progetto ha incontrato l’opposizione di diverse realtà del territorio. Legambiente, Italia Nostra e alcuni comitati cittadini hanno presentato ricorso al Tar, contestando la necessità stessa dell’impianto, ritenuto sovradimensionato rispetto al fabbisogno reale, e sollevando preoccupazioni legate al rischio idrogeologico e all’impatto paesaggistico. Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell’aprile 2025, ha respinto i ricorsi, autorizzando i lavori. La vicenda, tuttavia, potrebbe non essere conclusa.

Tra le voci più critiche, quella di Ivano Malcotti, presidente di So.Crem, la storica società di cremazione genovese, che da tempo mette in discussione la legittimità, l’utilità e le finalità dell’intera operazione. Secondo Malcotti, il nuovo forno non risponderebbe a un’esigenza reale della città, ma rischierebbe piuttosto di alterare profondamente l’equilibrio esistente, trasformando Genova in un polo crematorio “a mercato”, con conseguenze sia economiche che etiche per il territorio.
Stiamo aspettando un incontro con la nuova amministrazione comunale - dice Malcotti ai nostri microfoni - rimaniamo sempre e costantemente nella nostra idea e vogliamo focalizzare i punti sui quali non siamo d’accordo. Il piano regionale dice di no a nuovi forni crematori, quello esistente basta e lavora al 54%. Inoltre il sito dove lo vorrebbero costruire è pericoloso, è una ex cava, ed è illegittimo perché manca la VAS obbligatoria. Inoltre è irrispettoso perché non ce n’è bisogno, la mortalità è bassissima”.

Un ruolo cruciale lo gioca la politica: “Sia alle regionali, sia alle comunali, Orlando e Salis parlavano di autotutela e rimaniamo dell’idea che sia completamente inutile far chiudere un ente del terzo settore, senza fini di lucro, che dà lavoro a venti persone, per optare per una scelta privatistica. Con la nuova amministrazione ci siamo sentiti, non abbiamo ancora un appuntamento ufficiale, ma siamo stati trattati bene”.
L’iter burocratico ormai è in stato avanzato, ma, secondo Malcotti, “quello dell’autotutela è un negozio giuridico che permette di fermare tutto”.
Confidiamo in questo, ci auguriamo che si possa fare per una questione di decenza - aggiunge - per far capire ai cittadini che le opere calate dall’alto non servono a nulla”.

Si rischia di far chiudere un progetto sociale come il nostro… - conclude il presidente di So.Crem - da anni vogliamo intervenire per una riqualificazione del cimitero di Staglieno, è reduce da molti anni di incuria e non solo con l’amministrazione sciagurata di centrodestra. Vorremmo valorizzarlo, costruire una sala del commiato per i grandi funerali, un parco delle rimembranze per la conservazione delle ceneri, e anche fare attività didattica. Adesso è un cimitero di serie B. Senza dimenare che ne abbiamo anche un altro a Sampierdarena che è il secondo più grande in Liguria e anche lì vorremmo intervenire”.

Pietro Zampedroni

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