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Attualità | 01 luglio 2025, 18:00

“Hypersea”, quando il mare diventa futuro distopico: la visione fotografica di Gianmarco Maraviglia a Palazzo Grillo

Acquari come capsule del tempo, microplastiche ingigantite come monito: due progetti in dialogo tra arte, denuncia e immaginazione

Un acquario come archivio per il futuro, non solo come uno spazio da visitare.

Microplastiche trasformate in grandi opere d’arte, così belle da mettere a disagio. 

In un tempo in cui il cambiamento climatico è un dato quotidiano che sembra non fare più notizia e l’inquinamento un nemico silenzioso, Gianmarco Maraviglia, fotografo, artista e fotogiornalista, ha deciso di stravolgere punti di vista e lanciare interrogativi grazie alla sua mostra“Hypersea. Viaggio tra ecosistemi controllati e detriti invisibili”, visibile dal 2 luglio al 15 agosto 2025 a Palazzo Grillo.

Un progetto immersivo, visionario, inquieto, nato dalla fusione di due lavori precedenti: Behind the glass – la realtà filtrata e Mermaid tears.

La fortuna di lavorare in ambito artistico e non solo editoriale è che puoi dare ai progetti molteplici livelli di lettura”, racconta Maraviglia. “Abbiamo immaginato un futuro quasi fantascientifico, al limite del cyberpunk: le plastiche si fanno sempre più presenti, gli acquari diventano teche, capsule del tempo, l’unico luogo dove un bambino potrà ancora vedere un habitat marino scomparso”.

I due progetti sono nati separati, con finalità editoriali – spiega – ma le curatrici Chiara Oggioni Tiepolo e Gloria Viale mi hanno aiutato a unirli in un’unica visione. Lavorare senza vincoli mi ha permesso di ribaltare i punti di vista”.

Il primo progetto, Behind the glass, documenta i retroscena degli acquari, in particolare quello di Genova. Scatti di grande potenza visiva, pubblicati su testate come National Geographic USA, che interrogano il confine tra naturale e artificiale. Gli animali sembrano osservare gli umani, i vetri diventano filtri tra i due mondi. “Non è un lavoro contro gli acquari – precisa l’autore – ho visto da vicino il modo in cui lavorano, ho massimo rispetto. La mostra non è una critica, ma una riflessione: e se un giorno gli acquari fossero gli unici luoghi in cui esistono ancora gli habitat naturali?

Il secondo progetto nasce da un’intuizione. “Passeggiando in spiaggia, ho trovato dei minuscoli pallini colorati. Non sapevo cosa fossero, ma li ho raccolti. Poi ho scoperto che sono la base della plastica: pellet industriali, quelli che chiamiamo ‘lacrime di sirena’”.

In realtà non si tratta di vere microplastiche, ma di inquinanti primari: “Sono ancora più gravi. Queste sferette finiscono in mare ancora prima di essere trasformate in oggetti e poi, a loro volta, in microplastiche. Si stima che ne vengano dispersi ogni anno oltre 230.000 tonnellate. Le mie immagini le ingrandiscono, te le sbattono in faccia. Ma sono anche belle, perché voglio che chi le guarda si senta attratto e poi spiazzato”.

La mostra ha debuttato in passato al Festival dell’Economia Circolare, ma è la prima volta che i due progetti vengono allestiti insieme. “La gente guardava le foto senza sapere cosa fossero. Dicevano: bello. Poi leggevano il cartello e capivano. C’era un cortocircuito”.

L’esposizione si compone di circa trenta fotografie, tra cui stampe fine art, opere retroilluminate – frutto della nuova collaborazione con Quadrus Light – e lightbox, realizzate su carta di altissima qualità grazie a Top Color. Ma non è solo un percorso estetico.

Mi piacerebbe che venissero molti bambini a vedere la mostra”, dice ancora Maraviglia. “Loro capiscono al volo. I miei figli hanno 11 e 16 anni e su questi temi sono molto più avanti di quanto fossimo noi alla loro età. Parlare con loro di sostenibilità non è paternalismo, è scambio”.

Maraviglia ha alle spalle una lunga carriera da fotogiornalista: ha documentato guerre, viaggiato nei luoghi più difficili del mondo, raccontato l’altro lato della Storia. Quando gli si chiede se esiste ancora il fotogiornalismo risponde senza esitazione: “Sì, ma bisogna distinguere le news dalle storie. Le news passano, le storie restano”.

“Un anno fa ero in Iraq. Tutti facevano reportage sui conflitti. Io sono andato a raccontare i giovani registi iracheni. La guerra si raccontava nei loro film. È lì che trovi le crepe della storia. È lì che, se riesci anche a fare grandi immagini, hai colto davvero qualcosa”.

“Hypersea – Viaggio tra ecosistemi controllati e detriti invisibili” è visitabile fino al 15 agosto 2025, negli spazi al primo piano a Palazzo Grillo, in vico alla Chiesa delle Vigne 18R, Genova.
Orari: giovedì e venerdì dalle 16 alle 20, sabato e domenica dalle 14 alle 20.
Ingresso libero.

Isabella Rizzitano

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