Un nuovo modello di spazio pubblico, dove si incontrano diverse generazioni traendo reciproci benefici, è possibile. Martedì 1° luglio Villa Durazzo di Santa Margherita Ligure è stata la cornice della tavola rotonda promossa dall’azienda cuneese La Lucerna Srl per presentare la propria visione di giardino intergenerazionale. Un’occasione di confronto fra tecnici, amministratori e operatori del settore socio-sanitario, per riflettere su un tema sempre più urgente in una regione, la Liguria, che vanta il primato nazionale di popolazione anziana. All’incontro hanno partecipato Francesca Tarabocchia, Assessora di Santa Margherita Ligure; Valentina Armanino, Assessora di Sestri Levante; Lucia Ferrari, Assessora di Arenzano; Giustino Minoli, Vicesindaco di Carasco; Eugenio Brasey, Assessore di Rapallo; Leonardo Sanguineti, Consigliere di Sestri Levante; Cinzia Ceria, Presidente di Ascom Santa Margherita Ligure; Tamara Mesemi, psicologa di Asl 5.
“Cosa vi viene in mente quando sentite la parola intergenerazionale?” è stata la domanda che ha dato il via ai lavori. Le risposte – “incontro”, “coesistenza”, “scambio di esperienze” – riassumono l’essenza del progetto: creare luoghi in cui bambini, adulti e anziani possano condividere lo stesso spazio, senza separazioni, in una logica di inclusione e benessere per tutti.
“La nostra azienda collabora con gli enti pubblici dal 1954 - ha spiegato Matteo Orcellet, responsabile commerciale de La Lucerna -. Realizziamo progetti che possano avere una ricaduta positiva sulla comunità, dagli arredi scolastici agli arredi urbani. Durante questo incontro abbiamo presentato un progetto di spazio intergenerazionale che miri a migliorare la qualità della vita nelle nostre città e nei nostri paesi. Ci proponiamo di co-progettare con le amministrazioni, raccogliere i desideri del territorio e costruire insieme un ambiente su misura. Siamo molto contenti di farlo in una regione come la Liguria, bellissima da un punto di vista climatico, ma con necessità specifiche legate all’invecchiamento della popolazione”.
I giardini intergenerazionali non sono semplicemente parchi giochi per bambini o aree fitness per adulti, ma ambienti pensati per accogliere in modo armonico persone di ogni età. Come ha spiegato Federica Nebbia, logopedista che all’interno de La Lucerna si occupa di accessibilità e inclusione:“L’intergenerazionalità è la condizione per cui tutte le generazioni all'interno di una popolazione coesistono e convivono e sperimentano situazioni comuni che possono dare beneficio a tutti. In questo caso particolare parliamo di parchi, che non sono più soltanto aree per bambini, ma spazi dedicati a tutte le fasce di popolazione. Gli studi scientifici ci dicono che le esperienze intergenerazionali portano vantaggi in termini di qualità della vita e riduzione dello stress. Ci sembra una soluzione concreta per riqualificare gli ambienti urbani e creare coesione sociale, riducendo il disagio e la marginalizzazione”.
Nella visione proposta da La Lucerna, i giardini diventano veri e propri “healing garden”, spazi verdi terapeutici che stimolano la mente e il corpo, riducono la solitudine e favoriscono l’interazione sociale. Dotati di percorsi accessibili, pannelli sensoriali, giochi per bambini e attrezzature per il soft fitness degli anziani, questi luoghi possono trasformare un quartiere.
Il caso pilota realizzato a Cuneo, realizzato presso la "Casa Famiglia" di corso Dante, dimostra che è possibile: un giardino interno a una casa di riposo è stato completamente riprogettato, coinvolgendo educatori, operatori sanitari, amministratori locali e cittadini. Il risultato è un’oasi condivisa dove bambini e anziani convivono quotidianamente, giocano, si muovono, parlano. Uno spazio bello, aperto e vitale.
Secondo l’ISTAT, la Liguria è la regione più anziana d’Italia, con oltre il 29% della popolazione sopra i 65 anni e un’età media di 49,5 anni. Una situazione che impone una riflessione profonda anche sugli spazi pubblici, oggi troppo spesso pensati per un “utente medio” che di fatto non esiste. Occorrono invece luoghi capaci di adattarsi alla pluralità di bisogni, di stimolare la mente e il corpo in modo inclusivo. Ecco allora l’idea di un parco dove i nonni giocano a carte vicino alle altalene, dove gli anziani fanno ginnastica dolce mentre i bambini imparano la memoria attraverso i pannelli tattili, dove le famiglie possono condividere il tempo libero in modo nuovo e arricchente.
I benefici sono molteplici e documentati: contrasto alla solitudine, stimolazione cognitiva, rafforzamento dell’autostima negli anziani; riduzione dello stress e promozione di stili di vita attivi negli adulti; esperienze educative e relazionali fondamentali per i più piccoli. E anche un impatto positivo sul sistema sanitario: meno ospedalizzazioni, minore uso di farmaci, maggiore benessere psicologico.
Ma soprattutto, questi spazi restituiscono un senso di comunità. “Non si tratta di una semplice fornitura”, è stato sottolineato durante l’incontro, “ma di un processo di progettazione condivisa, che chiama in causa amministrazioni, cittadini, operatori sanitari ed educatori”.
I giardini intergenerazionali non sono la soluzione a tutti i problemi, ma rappresentano un passo concreto verso città più accoglienti e resilienti, dove la bellezza si intreccia con la cura, la socialità con la salute.



















