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Municipio Ponente | 19 agosto 2025, 11:00

Al Cep l’allarme di Yuri Pertichini: "Non bastano i tapulli, serve un progetto vero"

Lo storico volto di Arciragazzi denuncia ancora una volta le condizioni dell’ultima grande periferia genovese: rifiuti, degrado, mancanza di servizi e manutenzione. "Da decenni promesse disattese, senza mai un intervento strutturale"

Al Cep l’allarme di Yuri Pertichini: "Non bastano i tapulli, serve un progetto vero"

"Questa è una storia lunga, che parte da lontano; ho provato a spiegarlo, che non si tratta della pulizia di un marciapiede, ma del fatto che a forza di tapulli il sistema prima o poi crolla". Yuri Pertichini, storico impegno nel sociale, volto e braccia di Arciragazzi, occhi del ponente genovese, ce lo spiega dopo aver scritto un lungo post sui social. Una denuncia, l'ennesima, che racconta di Genova e della sua ultima periferia, il Cep, con uno sguardo che tutto in una volta contiene la somma delle promesse disattese di decenni e chiede un intervento di sistema, che vada oltre l'oggi.
Partendo dal Cep che, dice, "è una realtà enorme, unica, su cui serve una progettazione vera, ripensare un intero sistema". Oppure, chiosiamo noi, non si andrà oltre il 'tapullo'.
Non è mugugno né uno sfogo, ma una analisi che parte dal piccolo, che tanto piccolo non è, dall'incuria e dallo stato di un quartiere, per raccontare un degrado più generale e una mancanza progettuale. Che qui "a seconda di come ne guardiamo i confini - sottolinea commentando - riguarda quasi 10mila persone, in un'area costruita ipotizzando un insediamento periferico a supporto di un mondo, industriale e operativo, che oggi non esiste più".
La denuncia di Pertichini sui social parte dallo stato dell'ultima vera periferia di Genova, con "gli abitanti del Cep - scrive questa volta su Facebook - che vivono in un deserto di servizi e progettualità urbana, pochissimi negozi, case senza manutenzione, che sono assediati da topi mentre provano a buttare la spazzatura (sempre che ci riescano, visto che i bidoni sono rotti, le pedane non funzionanti e spesso le postazioni invase da rifiuti solidi che evidentemente arrivano da altrove, come materassi e mobili), che guardano attoniti annunci di reiterate 'soluzioni' ai loro problemi, dagli sfalci all’Amiu, dagli interventi dell’Istituto case popolari ai centri per servizi che se va bene dopo anni e anni sono operativi al minimo sindacale".
"Questa è anche la storia di una signora ottantenne che va a buttare la spazzatura con la mascherina (per la puzza) e il bastone (per le pantegane), senza poter fare la differenziata perché la metà dei bidoni non si apre; ma è anche la storia dell’ufficio delle case popolari, che è ben distante e che da anni promette senza mai intervenire (cappotti ai muri, interventi per l’umidità promessi) e del call center dello stesso che non risponde mai, nemmeno alle pec, mentre - ovviamente - l’amministrazione esternalizzata alza i prezzi dei (dis)servizi".
Ce n'è per tutto, perché il problema è talmente vasto da riguardare sociale, trasporti, manutenzioni, sanità, servizi. "Mai nessuna amministrazione da almeno un quarto di secolo ha agito in modo strutturale al Cep - aggiunge ancora nel suo post - Quindi, sempre che si risolva un problema, tutti gli altri rimangono con sempre singole azioni, mai veramente risolutive".
Il problema attuale è l'emergenza rifiuti e igiene pubblica, ma a mancare è un progetto. "I bidoni - ci spiega ancora dopo il post - con piazzole che altrove oggi vengono progettate, lì si sistemano dove c'è posto. Certo, ora si stanno facendo interventi dedicati a sfalci, ai bidoni, al problema dei topi, tra gli interventi 'immediati' quelli che più danno il senso dell’attenzione". Ma "senza un approccio strutturale tutto questo non serve a nulla".
"Questa è la storia di uno che lancia per l’ennesima volta l’allarme sperando che venga raccolto e non si giochi ancora in difesa e che da settembre, stufo e anche un po’ più vecchio, ricomincerà come qualche anno fa a fare le denunce del caso - conclude - Su cosa? basta farci un giro, al Cep, magari iniziando dalla spazzatura, perché un punto di partenza vale l’altro, ma se si sopravvive al ratto aggressivo, poi è più interessante scoprire il resto. Qualche anno fa denunciai pubblicamente la situazione della raccolta dei rifiuti, evidentemente bisogna rifarlo".

Valentina Carosini

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