Lo sciopero dei lavoratori ex Ilva a Genova continuerà oggi per il quinto giorno consecutivo, in attesa dell'esito dell'incontro previsto a Roma dalle 10 tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il presidente della Regione Liguria Marco Bucci e la sindaca di Genova Silvia Salis, per cercare di trovare una soluzione alla vertenza. Lo ha comunicato ieri il sindacalista della Fiom Cgil Armando Palombo al termine dello sciopero generale cittadino dei metalmeccanici.
Il presidio dei lavoratori ex Ilva davanti alla stazione ferroviaria di Genova Cornigliano in piazza Savio con il blocco del traffico stradale continuerà anche stamattina: alle 8,30 ci sarà un'assemblea dei lavoratori davanti all'ingresso della fabbrica, per decidere gli sviluppi della protesta. “È stata una giornata di lotta per difendere il lavoro a Genova - commenta Palombo al ritorno ieri in piazza Savio - Noi rimaniamo qui, dormiamo qui e vedremo cosa succederà”.
La protesta è scattata lunedì scorso per il mancato ritiro del piano a ciclo 'corto' che il governo aveva presentato per rilanciare gli stabilimenti del complesso siderurgico. In piazza ieri, in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici, i lavoratori di tutte le grandi fabbriche del capoluogo ligure si sono riversati in strada per un corteo cittadino a difesa dell'ex Ilva. Prima del corteo, in mattinata, anche l'incontro con la sindaca di Genova Silvia Salis, che si era schierata dalla parte degli operai: "La città tutta è con i lavoratori. È giusto protestare ma rimanga tutto nei limiti della non violenza. Servono risposte dovute e meritate". Non sono mancati però momenti di tensione davanti alla Prefettura, con scontri e tafferugli tra manifestanti e forze dell'ordine.
Il capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera, Dario Carotenuto, ha presentato un'interrogazione per l'uso di lacrimogeni della polizia verso gli operai. Solo dopo alcune ore i metalmeccanici hanno sciolto il presidio.
Quello di oggi sarà il secondo round con Regioni ed enti locali voluto da Urso per affrontare la crisi. Il primo è andato in scena ieri coi rappresentanti piemontesi, il terzo e ultimo è in programma sempre oggi a mezzogiorno con quelli pugliesi.
Nell'incontro di ieri il ministro ha voluto rassicurare la vicepresidente e assessora al Lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino, il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere e il sindaco di Racconigi Valerio Oderda. “Non vi è alcun piano di chiusura - ha sottolineato Urso - semmai di rilancio e ripresa produttiva”.
E ancora: “Tutto il personale di Novi Ligure resterà al lavoro”, “non vi è stato alcun incremento della cassa integrazione”, anche a Racconigi, dove durante il rallentamento delle attività “i lavoratori resteranno in servizio, coinvolti in percorsi formativi, con retribuzione pienamente garantita”.
Secondo il Mimit, la riduzione dei flussi di coils verso gli stabilimenti del Nord è solo temporanea, dovuta alle attività di manutenzione e revamping degli impianti, in vista dell'avvio della fase di crescita produttiva a partire dal mese di marzo. Urso ha ribadito anche che il Governo è in campo per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti e il processo di decarbonizzazione, valutando anche l'intervento di un soggetto pubblico a supporto del piano industriale.
Fiduciosa la Regione Piemonte: “Il Governo ha ribadito di voler riportare la produzione a 4 milioni di tonnellate, un livello che consentirebbe agli stabilimenti piemontesi di operare in piena continuità e ai lavoratori di guardare con maggiore serenità al proprio futuro”. Le sigle sindacali però non arretrano di un millimetro. “Scioperiamo e manifestiamo perché vogliamo tornare a lavorare sulla base del piano che il governo stesso insieme ai commissari aveva presentato”, lamenta Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil. Mentre il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, contesta la scelta di Urso di convocare singolarmente gli enti locali: “Strada suicida, esclude il sindacato. Abbiamo deciso di non partecipare perché dopo la rottura fatta a Palazzo Chigi, Urso tenta di trovare un canale preferenziale con le autonomie locali”, “ora lo Stato deve metterci la faccia”.
In Parlamento la vertenza Ilva è un tema caldo, con le opposizioni che chiedono le dimissioni di Urso. “Non si comprende cosa aspetti il ministro ad andare a casa. La vicenda dell'ex Ilva è ormai chiaramente sfuggita da mano al governo e sta diventando una questione sociale gravissima”, afferma la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva. “Urso in quanto a incompetenza sta davvero battendo tutti - aggiunge Nicola Fratoianni di Avs - il caso dell'ex Ilva ha costi sociali ed economici altissimi: convochino il tavolo con le organizzazioni sindacali”. Dal Pd il responsabile Economia, Antonio Misiani, tira in ballo la premier: “La crisi sta precipitando e il silenzio di Giorgia Meloni è ormai ingiustificabile”. Il senatore dem chiede “con forza di convocare subito un tavolo a Palazzo Chigi”.














