La Consulta del Verde di Genova ha espresso parere sfavorevole sul "Piano del Verde - Linee guida per la realizzazione degli spazi aperti". La decisione è stata presa durante l'assemblea plenaria di questa mattina, lunedì 10 marzo, in seguito a diversi incontri del Tavolo Tecnico e della Consulta stessa.
La Professoressa Adriana Ghersi, Coordinatrice della Consulta del Verde, ha firmato il documento che esprime il parere sfavorevole, sottolineando la necessità di approfondire il piano tenendo conto delle osservazioni espresse. “Pur riconoscendo la presenza di indicazioni generali condivisibili, il documento manca di applicabilità concreta nella parte progettuale e non include una sezione normativa - precisa Ghersi a La Voce di Genova -. Essendo un piano, avrebbe dovuto contenere indicazioni precise, comprese eventuali modifiche all’assetto esistente e una chiara definizione delle risorse disponibili: questi elementi, invece, sono del tutto assenti, così come manca qualsiasi riferimento ai giardini storici e ad altri aspetti che abbiamo provato a sottolineare. In sostanza, più che un vero piano del verde, il documento appare come un insieme di linee guida che necessiterebbero di un approfondimento più strutturato”.
“Guardando al futuro, è importante adottare un approccio propositivo - spiega ancora -. Prima di tutto, occorre chiarire che tipo di strumento si intende realizzare: un piano con indicazioni vincolanti oppure un semplice documento di indirizzo? Attualmente, il testo si limita a enunciazioni generali senza entrare nel merito di prescrizioni specifiche, che invece sarebbero necessarie. Serve inoltre una scelta politica chiara, che al momento non sembra emergere in modo deciso. Dal punto di vista metodologico, poi, sarebbe utile impostare il piano in modo più operativo, garantendo fin da subito la disponibilità di risorse economiche certe. È inutile progettare una città ricca di verde per il benessere dei cittadini se poi non esiste un’adeguata voce di bilancio per realizzare e mantenere gli interventi necessari.
Un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore è il tema dei giardini storici, completamente ignorato nel documento. Eppure, questi spazi rappresentano un patrimonio di valore che la città dovrebbe valorizzare. Purtroppo, oggi i parchi pubblici storici versano in condizioni di grave degrado, mentre si dovrebbe investire in interventi di riqualificazione. Genova si propone come una città di qualità e i suoi giardini storici potrebbero essere un elemento distintivo di questa identità: tuttavia, fino ad ora sono stati trattati come semplici giardini di quartiere e spesso utilizzati in modo discutibile. Sarebbe opportuno individuare altre aree per il verde di prossimità, restituendo ai giardini storici il decoro che meritano. Oggi, purtroppo, molti di questi spazi sono trascurati e questa situazione diventa imbarazzante quando si devono mostrare a colleghi paesaggisti. A parte Villa Pallavicini, gli altri giardini storici non vengono adeguatamente valorizzati, al punto che spesso si evita di farli vedere o non si sa come presentarli”.
“C’è una certa soddisfazione per questo passaggio, ma bisogna chiarire che la Consulta ha solo un ruolo consultivo: il suo parere non è vincolante - commenta Giorgio Scarfì del Circolo Nuova Ecologia -. Tuttavia, il regolamento prevede che l’amministrazione debba rispondere puntualmente a tutte le osservazioni, specificando quali verranno accolte e quali no. Alla fine, però, l’amministrazione può decidere liberamente come procedere. Tuttavia, considerando che le elezioni dovrebbero tenersi l'11 maggio – data ormai molto probabile – sembra che non ci sia più né il tempo né l'intenzione di portare il piano all’approvazione del Consiglio Comunale. A mio avviso, questa operazione è partita in modo frettoloso ed è arrivata in ritardo; inoltre, ora mancano anche le condizioni politiche per approvarla. L’obiettivo iniziale era approvare, oltre al piano del verde, anche il nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC) e il regolamento edilizio. Se non ci fossero state le elezioni anticipate, ci sarebbe stato il tempo necessario per portare a termine il tutto. Con il cambio di scenario politico, però, il piano del verde ha perso forza e interesse, tanto che molti lo ritengono un documento debole”.
“Va detto che, sin dall’inizio, l’amministrazione l’ha presentato come “Piano del verde – linee guida", e infatti non contiene disposizioni vincolanti, risorse dedicate o tempi di attuazione - precisa ancora Scarfì -. Si limita a enunciare principi generali condivisibili, ma senza criteri oggettivi per pianificare la presenza del verde in città. A differenza di altri piani adottati da città come Padova, Bolzano o Cagliari, questo documento non stabilisce parametri concreti per lo sviluppo del verde urbano. Naturalmente, il tema del verde pubblico è più ampio e non si esaurisce con questo piano. La città ha un problema evidente di manutenzione, cura e sviluppo delle aree verdi, indipendentemente dall’adozione di un documento specifico. Genova, purtroppo, ha poche aree verdi realmente fruibili, e questa è una realtà sotto gli occhi di tutti. Creare nuovo verde accessibile non è semplice, ma resta una necessità”.