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Cultura | 29 giugno 2019, 18:00

“Making of Love”: ciak, si gira a Genova la “Terza rivoluzione sessuale”

Un film girato a Genova e in Liguria da un gruppo di ragazzi per raccontare ai ragazzi il sesso senza tabù. Intervista a Lucio Basadonne. Guarda il teaser di "Making of Love"

“Making of Love”: ciak, si gira a Genova la “Terza rivoluzione sessuale”

Mettersi a nudo, concretamente e metaforicamente, non è esattamente un gioco da ragazzi, come si dice. Eppure sono proprio loro, i ragazzi, a spogliarsi di timori, pregiudizi e tabù, per fare e descrivere la “Terza rivoluzione sessuale” – il cui motto potrebbe essere “facciamo l’amore non facciamo il porno -. Sono infatti un gruppo di giovani dai 18 ai 24 anni i protagonisti di “Making of Love”, un progetto ideato da Paolo Mottana e supervisionato dai registi genovesi Lucio Basadonne e Anna Pollio, già noti per i docufilm “Unlerning” e “Figli della libertà”. Dalla stesura di un manifesto in 7 punti (dal piacere di fare l’amore al rifiuto delle discriminazioni e dei canoni di bellezza), ecco un film che vuole rivoluzionare il modo di trattare la sessualità – specialmente nelle scuole – e al quale tutti possono contribuire (anche come produttori) attraverso il crowdfunding (https://makingoflove.starteed.eu). Per parlarne abbiamo intervistato Lucio Basadonne.

 

Da Unlerning e Figli della libertà a un docufilm sulla sessualità: è un percorso in fondo?

Sì, “Unlerning” è nato dall’idea di uscire dalla zona di confort, e una volta tornati, dopo che Gaia, nostra figlia, aveva vissuto e visto l’esperienza della scuola non tradizionale, abbiamo deciso di proseguire girando “Figli della libertà”. L’idea del terzo docufilm è legata lo stesso alla scuola, in quanto è venuta a Paolo Mottana, docente della Bicocca di Milano, che aveva già lavorato con noi ad Unlerning, e che ha pensato di portare l’educazione al piacere nella scuola, che si lega comunque all’apprendimento.

Perché ha pensato a un progetto di questo tipo?

Perché a scuola, escludendo le due ore di educazione fisica che si fanno alla settimana, il corpo, e la sessualità ancora di più, sono lasciati completamente da parte, così come l’emotività legata al sesso, il che è assurdo, perché ormai le informazioni a riguardo le possiamo reperire ovunque, ma non sappiamo “leggerle”. Così abbiamo iniziato a intervistare i ragazzi per capire cosa avrebbero voluto in una ideale lezione sulla sessualità senza censure né tabù. Stando a contatto con loro abbiamo pensato che avrebbero potuto lavorare direttamente a questo progetto, così abbiamo unito le diverse generazioni, quella del Sessantotto di Mottana, la nostra, cresciuta con “Non è la rai” e le pubblicità sessiste, e quella di oggi, dei ragazzi che comunicano tra loro con i social. Unendole abbiamo voluto raccontare la sessualità ai ragazzi d’oggi attraverso un immaginario diverso da quello della pornografia, che è la più diffusa - se digiti la parola “sesso” prima di tutto compaiono siti come Porhub - e che dà l’idea dell’immaginario sessista che viene rappresentato, e che esiste, ma che non è l’unico.

Che cosa rappresenta di nuovo questo film?

Raccontare un altro immaginario rispetto a quello del porno, parlando di quello che vogliono i ragazzi: dalla masturbazione al voyerismo, dal sadomaso all’andare oltre le etichette, come Lgbt, che ci limitano; insomma tutto quello di cui si ha curiosità ma di cui non si può parlare a scuola.

Il copione lo hanno scritto i ragazzi?

Stanno ultimando la sceneggiatura, per cui abbiamo aperto il crowdfunding per finanziare il film; abbiamo provato anche con i bandi regionali, ma è difficile trovare finanziamenti pubblici per parlare di sesso, per cui quindi abbiamo chiesto alle persone di sostenere il progetto con la raccolta fondi. Spesso a farlo sono proprio sessuologi, psicologi e insegnanti. Il film si girerà in Liguria a luglio e a ottobre e poi si porterà nelle scuole. Si tratta di un film vero e proprio con inserti documentaristici. Ne stiamo filmando anche tutto il processo creativo, dalla stesura, al girare, ai casting, per raccontare tutto quello che c’è intorno alla difficoltà di parlare di sesso liberamente nel 2019.

In quanti ragazzi partecipano e che età hanno?

Abbiamo chiesto che avessero dai 18 ai 24 anni; ci hanno scritto in 400 da tutta Italia, noi ne abbiamo selezionati 150, e di questi 36 sono venuti a Genova a fare un provino in cui li abbiamo fatti giocare a obbligo o verità. Ne dovevamo scegliere 4, ma l’ultimo gruppo di 8 è stato preso tutto insieme, tanto era affiatato: si tratta di 4 ragazzi e 4 ragazze, di cui 2 di Genova. Loro nello scegliere gli attori possono attingere al data base di chi vuol partecipare, perché il progetto è partecipativo a tutti gli effetti.

In uno dei video un ragazzo afferma che questo film si differenzia da ciò che viene fatto nelle scuole perché tratta la sessualità in modo più umano: cosa significa?

Significa che emerge l’aspetto più emotivo e legato alla necessità di conoscere e capire da parte dei ragazzi: cioè tutto quello che non è medicalizzato, perché in genere quando si fa educazione sessuale si parla di anatomia, di preservativi e di rapporto sessuale classico, quando in realtà esistono la masturbazione, il rapporto orale, e tutto ciò che esiste prima di arrivare al rapporto completo. Parlare di questo non vuol dire distruggere l’effetto della scoperta, ma avere un po’ più di conoscenza. E poi c’è l’aspetto legato ai corpi, che è un argomento cui tengono molto: è importante sapere che i corpi sono belli anche se imperfetti.

Si parla del diritto al piacere per tutti.

Sì, è importante, il diritto al piacere lo hanno tutti, anche in base alle proprie tendenze. Per esempio c’è chi, come Chicco, è disabile e pratica Bdsm: ha due padrone, la moglie e un’altra ragazza. La sua esperienza è stata molto interessante per noi, perché guardandolo non abbiamo provato dispiacere per lui in quanto disabile, ma abbiamo pensato che ognuno ha diritto al tipo di sessualità che vuole. Ed è molto importante parlarne, perché non farlo significa significa sentirsi esclusi, mentre se i ragazzi stessi si raccontano tra loro, è molto diverso rispetto al cercare video porno.

Finora che ci fra avete raggiunto col crowdfunding e quanti sostenitori avete?

Finora 15 mila euro, ma la volontà era di raccoglierne 60 mila. Chi partecipa con una donazione di10 euro riceve il film, che dura 50 minuti. Se invece si donano dai 100 euro in su, si diventa produttori a tutti gli effetti, secondo il principio dell’equity crowdfunding, cioè ci si guadagna in modo proporzionale. Si può contribuire anche in modo diverso offrendo, per esempio, la propria location a Genova – visto che molte scene saranno girate qui -, o il proprio talento tecnico, o facendo la comparsa o la guida in un luogo o l’attore: basta compilare il forum apposito.

Guarda qui il teaser di "Making of Love": 

 

Medea Garrone

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