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Attualità | 30 novembre 2019, 14:00

Tovo San Giacomo, le origini storiche e le danze delle streghe

Alla scoperta dei sabba sul colle chiamato brùxacrava

Tovo San Giacomo, le origini storiche e le danze delle streghe

Tovo San Giacomo è un paese della provincia di Savona, a pochi chilometri dal mare e da Pietra Ligure. Il territorio dell’attuale paese faceva già parte di un antico stato marchionale dell’Italia medievale del X secolo, passando sotto il dominio del marchese Bonifacio del Vasto nel 1091 e successivamente alla famiglia dei marchesi Del Carretto, signori di molti feudi della Riviera ligure di ponente e del Basso Piemonte. Il capostipite della dinastia fu il quinto figlio di Bonifacio, il noto Enrico del Vasto, o meglio conosciuto, dopo la seconda crociata a cui partecipò nel 1147, come “il valoroso” (wert, in tedesco), successivamente latinizzato e storpiato in “guercio”. Durante la crociata, Enrico strinse un legame con Federico I° Barbarossa, il quale nel 1162, dopo la distruzione di Milano, lo infeudò dei territori del Savonese, tra cui anche Noli, Finale Ligure, Cairo Montenotte, oltre che dei castelli di Altare, Bardineto, Carcare, Calizzano, Dego, Sassello, Spigno Monferrato e delle zone delle Langhe. La stirpe dei Marchesi di Savona ebbe inizio e tutti presero il cognome Carretto o Del Carretto, dividendosi in numerose linee.

Era circa il 1200, un’epoca buia e pericolosa. Tovo San Giacomo era nel mezzo dell’era dell’Inquisizione, iniziata proprio in quel secolo per combattere la lotta all’eresia. Proprio nel 1199 papa Innocenzo III emanava la bolla “Vergentis in senium” con la quale si equiparava il crimine dell’eresia a quello di lesa maestà, ovvero al peggiore dei crimini politici punibile con la pena di morte. Torture riportate agli atti catapultavano donne spesso illetterate, sole e senza una famiglia, impossibilitate addirittura a sostenere la dialettica dell’inquisitore, a confessare qualsiasi cosa il tribunale volesse sentirsi dire, estorcendo confessioni contro tutti gli imputati partecipanti ai sabba, i riti delle antiche Basùe.

Si narra che sul colle chiamato brùxacrava, che affaccia da un lato verso Tovo, mentre dall’altro verso Giustenice, paese adiacente, le “streghe” della zona si riunivano nelle notti di luna piena, per dar vita al rito. Il sabba, secondo le credenze diffuse in Europa, sarebbe stato un convegno in presenza del demonio durante il quale venivano compiute pratiche magiche e riti blasfemi. Ma come si svolgeva esattamente un sabba?

Secondo i manoscritti e le testimonianze riportate, il sabba si svolgeva principalmente durante la notte tra sabato e domenica e poteva riunire dalle poche decine di persone fino a migliaia di presunte streghe. Le storie leggendarie narrano che il luogo prestabilito sarebbe stato raggiunto volando a cavallo di un animale, sopra un bastone, una panca, una pentola o una scopa; talvolta, come scrisse Martin Delrio, addirittura per mezzo di una forca. Prima del volo, le streghe si ungevano con del grasso o unguenti magici che consentivano loro di volare e trasformarsi in creature mostruose. Il demonio, che possedeva la forza soprannaturale per “trasportarle” al sabba, attendeva le proprie streghe, che giunte sul luogo, lo salutavano, ad esempio, con un bacio sul piede sinistro, offrendogli candele nere. Tra i luoghi preferiti, la vetta di una montagna o una radura erano molto gettonati. Il Diavolo, adagiato su un trono di ebano, dalle sembianze caprine, avviava le danze e ne gestiva ogni regola. Il tutto era arricchito da un banchetto e da canti accompagnati da ritmi ossessivi. Alla fine di tutto, intorno alla mezzanotte o al canto del gallo, il Diavolo distribuiva pozioni magiche per conferire poteri soprannaturali ai partecipanti, destinati a compiere malefici.  

Ora che sappiamo cos’è un “sabba”, torniamo al paese di Tovo San Giacomo, dove queste danze venivano udite fino in paese e alzando gli occhi verso brùxacrava si potevano vedere le fiammelle dell’erba che prendeva fuoco nei luoghi dei rituali. Questi avvenimenti segnarono il paese per tanto tempo e per molte notti, tant’è che tutt’oggi, nelle zone dove i fuochi demoniaci prendevano vita, si dice che il terreno sia rimasto sterile, poiché in queste “macchie” non vi è alcuna traccia di vegetazione. Approfondendo i racconti di alcuni anziani, emerse anche una seconda storia, la leggenda della compagnia dei Preti. Si narra che un manipolo di presunti tali, ascoltassero i lamenti dei defunti e laddove scorgevano maledizioni e minacce, procedevano nella notte, invocando i morti durante un rituale che vedeva la compagnia dei preti in processione, nel buio della notte, con alcune fiaccole in mano, procedere in direzione del cimitero, coperti da bianchi e lunghi mantelli. La leggenda narra che una volta arrivati al cimitero, i membri di questa iniziativa si disperdevano e tutto finiva senza dar nell’occhio. Sempre secondo i racconti, le notti molto antiche di questo paese erano avvolte dalla paura e dai misteri, causati dalle streghe e dagli ambigui riti segreti. Oggi, Tovo San Giacomo è una località tranquilla e confortevole, ma evidentemente ha vissuto i suoi momenti bui, nel medioevo più lontano, nell’epoca più pericolosa.

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Si ringrazia l’associazione culturale di Genova per le foto con le attrici, realizzate grazie agli scatti di Gioele Fazzeri.

Dario Rigliaco

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